Brexit, giro di vite su export italiano di lavanda e rosmarino. Confagricoltura si appella al governo

Un provvedimento fissa protocolli fitosanitari più restrittivi per l'esportazione di alcune piante. La Commissione Ue:  “Non giustificate sul piano tecnico-scientifico né in linea con gli accordi presi”

Il Regno Unito è al quinto posto come mercato export di piante e fiori
Il Regno Unito è al quinto posto come mercato di piante e fiori

“Provvedimenti adottati in modo unilaterale, senza un rischio fondato su basi scientifiche”. Dura presa di posizione da parte di Confagricoltura contro un provvedimento approvato a metà febbraio ed entrato in vigore in questi giorni nel Regno Unito che fissa disposizioni fitosanitarie sull’export di alcune piante molto restrittive e in possibile contrasto con le normative internazionali e gli accordi siglati con la Brexit.

Londra vorrebbe tutelarsi dal rischio di introduzione della Xylella fastidiosa

Massimiliano Giansanti, alla guida di Confagricoltura
Massimiliano Giansanti, presidente di Confagricoltura

È allarme per i florovivaisti italiani. Il Regno Unito è il quinto mercato di sbocco del comparto, con quasi il 5% di export in valore. L’Italia sarebbe colpita con le sue esportazioni, tra le altre, di rosmarino e lavanda. Ma a esserne colpiti sarebbero anche mandorlo e olivo. Confagricoltura ha richiamato l’attenzione dei ministeri delle Politiche Agricole e degli Affari Esteri, che garantiscono una presa di posizione a livello comunitario. Il dossier è ora sul tavolo della Commissione europea, che ha già lamentato alle autorità britanniche “vivo disappunto per l’adozione delle succitate misure, in quanto non risultano giustificate sul piano tecnico-scientifico, né in linea con gli accordi presi”.

Si tratta di controlli onerosi dal punto di vista procedurale e di fatto impraticabili – sottolinea Confagricoltura – che determinano un inaccettabile e ingiustificato svantaggio competitivo a danno dei nostri operatori. A quanto si apprende, con il criticato provvedimento, le autorità di Londra vorrebbero far fronte al rischio di introduzione di Xylella fastidiosa ancora presente negli uliveti italiani. E così avrebbero assoggettato a rigidi protocolli e requisiti l’export di alcune piante dai Paesi in cui è ancora diffusa.

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