“In questa terribile emergenza il settore ortofrutticolo sta dimostrando di rispondere con uno sforzo straordinario alle necessità di approvvigionare il Paese e non far mancare prodotti di larghissimo consumo per famiglie e consumatori con le massime garanzie di qualità e volumi. Una reazione e un coordinamento eccezionali da parte di un comparto non sempre adeguatamente considerato per il suo valore e la sua importanza. Forse è proprio in occasioni come questa che ci si rende conto del servizio prezioso che le nostre imprese rendono alla collettività”, dice Attilio Pagni, titolare della Alimentari Ortofrutticoli ABC Spa e coordinatore del comitato Importatori di Fruitimprese.
“Dobbiamo capire che l’intera filiera è profondamente colpita dall’emergenza, partendo dai nostri produttori nei paesi d’origine (molti dei quali già in lockdown) passando poi alle compagnie di navigazione, ai portuali, alla logistica, a noi, ed infine a chi vende al dettaglio. Solo operando in stretta sinergia e con spirito di collaborazione, come fatto finora, sarà possibile continuare a soddisfare la domanda”.
“Abbiamo messo in pratica nelle nostre imprese in tempi strettissimi procedure straordinarie per la salvaguardia dei lavoratori: la razionalizzazione degli spazi e la sanificazione degli ambienti di lavoro, magazzini e uffici, sono solo alcuni esempi. Gli ambienti di lavoro sono sigillati e funziona lo smart working anche nel nostro settore soprattutto per i commerciali e gli amministrativi. Tutto questo ovviamente ha conseguenze dal punto di vista operativo sia per i fornitori che per gli operatori della filiera logistica. Anche con le catene della gdo stiamo collaborando in maniera costruttiva”, continua Pagni.
“Finora siamo riusciti a rispondere a tutte le richieste di fornitura, però in questa situazione critica che stiamo vivendo, le molte richieste che ci sono pervenute dalla gdo di aumentare il prodotto confezionato, ci creano non poche difficoltà. Aumentare linee di produzione e personale, soprattutto all’interno delle zone di lavorazione, oggi è impossibile. Sia perché è impensabile assumere personale nuovo sia perché le linee di produzione non possono essere ampliate: già ora lavoriamo, come dire, ad un numero di giri più basso per garantire tutte le misure igienico-sanitarie per la sicurezza dei lavoratori”, dice Pagni.
Le richieste della gdo sono comprensibili in quanto permetterebbero una razionalizzazione e una maggior velocità di acquisto all’interno dei punti vendita – aggiunge Pagni – anche se crediamo che comunque il prodotto sfuso continua ad avere dei vantaggi sostanziali. “Lo sfuso lungo la sua filiera ha economie di scala importanti, ha vantaggi operativi nei magazzini (viene toccato meno volte) e poi ha vantaggi chiari dal punti di vista economico: i costi del confezionato infatti sono del 30-40% maggiori rispetto allo sfuso. Quindi alla fine il confezionato rappresenta uno svantaggio per il consumatore. Va poi ribadito che lo sfuso, oltre a costare di meno, garantisce gli stessi standard di qualità, salubrità e le stesse tutele dal punto di vista igienico sanitario per il consumatore”.
Conclude Pagni: “Capisco le richieste della gdo ma in questo momento non si può chiedere di rivoluzionare sistemi e ambienti di lavoro, mancano le condizioni per farlo. Ovviamente qui parlo solo della I gamma. Vorrei solo ricordare a titolo di esempio che in Francia è stata autorizzata la vendita di ortofrutta bio sfusa proprio per agevolare il lavoro nelle aziende di confezionamento”.