K-Adriatica, i biostimolanti la soluzione contro il cambiamento climatico #vocidellortofrutta

L’Ue chiede il taglio dei fertilizzanti: necessario renderli più efficienti e biodisponibili, racconta Maria Rosaria Stile, direttrice dell’area Ricerca e Sviluppo del Gruppo

Maria Rosaria Stile, direttore dell’area Ricerca e Sviluppo del Gruppo K-Adriatica
Maria Rosaria Stile, direttrice dell’area Ricerca e Sviluppo del Gruppo K-Adriatica

Clima impazzito e aumento dei patogeni, che fare? K-Adriatica, da oltre 50 anni produce fertilizzanti e soluzioni nutrizionali per l’ortofrutta. A oggi ha in catalogo più di 250 prodotti di cui il 30-40% biostimolanti. Li produce in Italia negli stabilimenti di Loreo e Noicattaro (Bari), mentre i granulari sono prodotti anche in Croazia. La commercializzazione di questi prodotti, in oltre 70 paesi nel mondo, è gestita dalla sede centrale di Loreo e dalle 6 filiali sparse nel mondo (Croazia, Grecia, Marocco, Cile, Cina, Sudafrica). Dispone anche di una malteria a Melfi e svolge anche attività di miglioramento genetico sui cereali. Maria Rosaria Stile dirige l’area Ricerca e Sviluppo di tutto il gruppo.

Clima siccitoso, aumento dei patogeni, ma l’Ue chiede all’Italia la riduzione del 62% dei fitofarmaci entro il 2030. Come si fa a conciliare tutto? Quali soluzioni propone K-Adriatica?

K-Adriatica produce fertilizzanti e soluzioni nutrizionali per l’ortofrutta
K-Adriatica produce fertilizzanti e biostimolanti

Ai periodi di prolungata siccità non dimentichiamoci di aggiungere anche gli eventi piovosi intensi e improvvisi, le “bombe d’acqua”, che anch’essi recano danni alle colture, creando asfissia nei terreni, ristagni idrici. A ogni modo, per rispondere alla richiesta dell’Ue è necessario lavorare su più fronti, tra cui sicuramente rendere i fertilizzanti più efficienti e favorirne l’assorbimento. In questa direzione, e nell’ottica della circulary economy, uno dei nostri progetti più importanti, prevede di utilizzare il sottoprodotto di un processo industriale per l’estrazione di proteine, per uso alimentare, da soia, pisello e altre leguminose e trasformarlo in un biostimolante capace di migliorare l’efficienza dei fertilizzanti ma al tempo stesso migliorare la risposta della pianta agli stress abiotici.

Stiamo infatti lavorando su ciò che rimane della materia prima (soia, pisello eccetera) dopo che sono estratte le proteine: il siero. Questo contiene ancora nutrienti e componenti naturali che migliorano l’assorbimento dei concimi da parte della pianta, ma soprattutto ne migliorano la risposta alle condizioni di stress, grazie alla loro azione biostimolante. Abbiamo infatti verificato che il siero, miscelato sia con concimi organici sia inorganici, applicato per via fogliare, ne migliora l’assorbimento da parte delle piante. Opportunamente formulato, somministrato per via radicale, ha migliorato la risposta delle piante a condizioni di elevata salinità.

Altri esempi innovativi?

Sede dell'azienda K Adriatica
Sede di K-Adriatica

Sempre nell’ottica della circulary economy, recuperiamo dalla nostra malteria le radichette di malto, prodotte nella fase di germinazione dell’orzo. Sono sottoposte a un processo di idrolisi, per liberare tutte le componenti nutritive e biostimolanti. L’idrolizzato ottenuto è poi utilizzato per la formulazione di alcuni nostri prodotti, per esempio in miscela con un idrolizzato di alghe, per irrobustire  la pianta e aiutarla a resistere meglio agli sbalzi termici.

Ma per rispondere alle richieste dell’Unione europea, i biostimolanti sono solo una parte delle possibili soluzioni. Spostare l’attenzione anche sul suolo e sulla sua interazione  con la pianta è sicuramente un’altra strada da seguire. In passato il target dell’agricoltore è sempre stata la pianta: oggi al centro dell’attenzione c’è anche il suolo e il suo microbioma. E in quest’ottica anche l’uso dei classici concimi minerali va rivista: vanno utilizzati in modo mirato, per esempio con distribuzioni localizzate, e soprattutto forniti nelle dosi e momenti giusti. Dobbiamo lavorare nella direzione del raggiungimento dell’equilibrio suolo-pianta da più prospettive.

Quanto il clima sta condizionando certi cambiamenti e variazioni delle colture?

Raccolta del pomodoro, pratica a rischio caporalato
Raccolta del pomodoro

I cambiamenti climatici stanno influenzando non solo la distribuzione geografica delle colture ma in alcuni casi anche la stessa lunghezza del loro ciclo.  In generale con temperature più alte si ha un anticipo della conclusione del ciclo della coltura: un raccolto di pomodoro in pieno campo, potrebbe essere anticipato se la stagione decorre con elevate temperature già a partire dalla primavera. Inoltre grazie ai cambiamenti in corso si creano le condizioni climatiche ottimali per alcune colture anche in regioni non storicamente vocate. E colture come il pomodoro da industria potrebbero cominciare ad andare oltre la Pianura Padana.

Non mi meraviglierebbe se tra qualche anno si trovassero delle piantagioni di pomodoro in pieno campo in Paesi come Germania, Olanda, dove ora le produzioni avvengono principalmente in condizioni controllate (serra o fuori suolo). Il fuori suolo è sicuramente un’alternativa per la produzione, ma applicabile solo per certe tipologie di colture ad alto reddito, che ne consentono di sopportare i costi di investimenti  e di gestione.

Il diffondersi delle colture tropicali al Sud è un cambiamento permanente?

Avocado, la coltura è diffusa nel Meridione dell'Italia
Avocado, la coltura è diffusa in Sicilia

Se la tendenza climatica resta, alcune colture si ambienteranno anche nel nostro Sud: le prime piante di avocado sono arrivate in Sicilia vent’anni fa. Il problema di queste colture tropicali è che spesso sono da poco rientrate nel concetto di agricoltura, anche nei loro Paesi di origine.

In Brasile si trovano oggi piantagioni di mango, altamente specializzate, simili ai nostri meleti delle valli vocate. In passato venivano quasi considerate piante dell’orto, un po’ selvatiche. La forte richiesta del mercato ha spinto a sviluppare studi per migliorare le pratiche agronomiche per coltivarle.

È quello che deve succedere in Sicilia. Oggi non sono ancora colture agricole, lavorabili meccanicamente, gestibili come una serra di pomodoro: è un processo che prende tempo e serve conoscenza. Un errore fatto in Sicilia per l’avocado, per esempio, è stato il considerarlo alla stregua degli agrumi. È stato infatti in alcun casi potato con lo stesso criterio senza considerare la fisiologia della pianta. Ciò ha creato non pochi problemi. Perché la coltura abbia successo bisogna sviluppare pratiche colturali adatte.

La coltura del kiwi si è spostata a Sud.

Il kiwi si sposta nel Sud dell'Italia
Il kiwi si sposta a Sud

Il kiwi a Sud guadagna i terreni delle vecchie varietà dell’uva da tavola perché costa meno l’impianto, la gestione agronomica, la manodopera: questo a parità di resa o addirittura con una resa migliore. Ma bisogna fare attenzione alle mode del momento, come in passato sono state, per esempio, il melograno, le bacche di goji. Per queste colture, a una esplosione iniziale, è seguita un altrettanto rapida involuzione.

Generalmente si diffondono le colture che entrano pienamente nel largo consumo e non legate a tendenze del momento. Non riferendoci a quelle in pieno campo, attualmente si hanno le conoscenze, gli strumenti e le strutture per produrre tutto in tutte le parti del mondo. Il punto focale resta sempre il ritorno economico. Potremmo coltivare anche lo zenzero su piccola scala in condizioni controllate: va sempre poi valutata l’adattabilità della coltura in pieno campo.

 

 

 

 

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