Via libera Usa alla mela Ogm

Dopo tre anni di iter burocratico negli Stati Uniti, l’Arctic® apple, la prima mela geneticamente modificata prodotta dalla società canadese Okanagan Specialty Fruits, ha avuto venerdì scorso, il via libera del dipartimento dell’agricoltura statunitense (APHIS) e potrà essere commercializzata, secondo i piani dell’azienda, a partire dal 2016.
LA MELA OGM. La particolarità di questa mela geneticamente modificata è che non scurisce perché le è stato sottratto l’enzima che ne causa l’ossidazione.
Immediate le reazioni delle associazioni salutiste e dei consumatori non solo americane ma anche europee e italiane allertate anche dall’annuncio della Okanagan Specialty Fruits di volere replicare l’esperimento, prossimamente, anche su pesche ciliegie e pere.
COLDIRETTI. «Quello che desta preoccupazione – fa sapere in una nota Coldiretti – è il fatto che l’arrivo di questo frutto innaturalmente “a prova di macchie” possa alterare la percezione di semplicità e salute che da sempre accompagna le mele. Una preoccupazione che riguarda soprattutto l’Italia che è il primo produttore europeo di mele con circa 70mila ettari coltivati e oltre 2 milioni di tonnellate di produzione con gran parte della produzione che ha avuto il riconoscimento comunitario come indicazioni geografica protetta (Igp) o denominazione di origine protetta (Dop)».
La mela Arctic è l’undicesimo prodotto Ogm sottoposto all’esame dell’istituzione federale statunitense. Di questi 8 non hanno mai avuto l’ok mentre per i restanti tre, la procedura di approvazione è ancora aperta come per il caso dell’albero di eucalipto resistente al gelo che attende l’ok dal gennaio 2011.
Secondo Coldiretti, le mele biotech della Okanagan Specialty Fruits che arriveranno sul mercato saranno le Golden Delicious e le Granny Smithv due tra le più diffuse varietà di mela.
IL REGOLAMENTO UE. Se le grandi major dell’industria agroalimentare americana, dovessero accogliere questo prodotto, il passo verso il mercato europeo sarebbe breve basti pensare ai prodotti Ogm comunemente usati da alcune grandi catene fast food in tutto il mondo.
«Per la commercializzazione in Europa – precisa Stefano Masini, responsabile consumi Coldiretti – la mela Ogm, dovrebbe comunque passare il vaglio delle autorità preposte al controllo sulla base del regolamento europeo 1829 del 2003. Questo regolamento ci permette di sapere se quello che mangiamo contiene organismi geneticamente modificati perché se la quantità di prodotto Ogm usato è superiore allo 0,9% deve essere espressamente indicato nell’etichetta».
In realtà per quanto riguarda la mela Arctic, ci potrebbe essere un problema di tracciabilità dal momento che il dipartimento federale di agricoltura Usa, non ha disposto come obbligatoria la dicitura Ogm accanto al nome della mela biotech. Soltanto giovedì scorso, infatti, il congresso americano è stato chiamato a decidere su un progetto di legge per la loro etichettabilità.
LE MAJOR DEL FOOD. Ad arginare le polemiche, per il momento, due grandi major del cibo usa, come Mc Donald’s e Gerber hanno affermato a chiare lettere di non avere nessuna intenzione di acquistare o vendere questo tipo di prodotto anche in relazione al fatto che tra i loro principali fornitori ci sono le principali associazioni di produttori di mele americane come Usapple o il Consiglio Orticolo del nord-ovest che rappresenta i coltivatori di mele del distretto di Washington che da solo produce più del 60% del totale delle mele Usa.
LA DIRETTIVA UE. Sul fronte europeo, però, l’ingresso alla mela Ogm incontra un altro ostacolo che è la recentissima approvazione da parte delle istituzioni comunitarie, della direttiva sugli Ogm che rende liberi gli Stati di introdurli o meno sul proprio territorio.
«La chiusura della procedura europea – chiarisce Masini – ci rassicura anche alla luce dell’ultima deliberazione italiana a tal proposito, appena pubblicata in Gazzetta Ufficiale, che proroga di 18 mesi la sospensione per la coltivazione di Ogm. Questo assicura il rispetto della identità delle nostre produzioni». E con riferimento alla possibilità che questo capitolo possa essere in qualche modo aperto sul tavolo negoziale del Ttip, il trattato transatlantico di libero scambio Usa-Ue, precisa: «non abbiamo motivo di dubitare delle parole del ministro che ha ribadito a chiare lettere l’esclusione dei prodotti Ogm dall’accordo».

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