Melone mantovano Igp, volumi decuplicati entro il 2018

In rialzo i prezzi del melone: sul mercato è presente molto prodotto della Lombardia, uno degli areali vocati per la produzione
In rialzo i prezzi del melone: sul mercato è presente molto prodotto della Lombardia, uno degli areali vocati

L’obiettivo è quello di decuplicare la superficie certificata in tre anni, da qui al 2018, per arrivare a produrre circa 10mila tonnellate contro le 1.200 di quest’anno.

È questa la strategia del consorzio di tutela del melone mantovano Igp dettata dalla necessità di creare valore aggiunto per i propri prodotti proprio attraverso la certificazione approfittando del momento favorevole registrato quest’estate con prezzi superiori alla media (si parla del 10% in più ad inizio stagione) in controtendenza con quanto invece è successo con la maggior parte della frutta estiva.

Aguzzi

«Il nostro obiettivo – ha spiegato Mauro Aguzzi, presidente del Consorzio di tutela – è una maggiore penetrazione nei canali della Gdo dove quest’anno si è registrato un incremento della richiesta del 30% e dove abbiamo registrato rendimenti superiori tra i 30 e i 50 centesimi in più per il certificato rispetto al convenzionale».

Sono d’accordo i nove soci per arrivare a certificare Igp tutti i 1.300 ettari attualmente coltivati a melone mantovano di cui 800 certificati fino ad oggi.

«Le spese aggiuntive – precisa Aguzzi –  sono quelle legate alla certificazione e alla formazione del personale. Si tratta di investimenti che fino ad ora non sono stati fatti per paura che i costi derivati dai maggiori controlli necessari per il rispetto del disciplinare non sarebbero stati adeguatamente ricompensati dal mercato».

MELONE CAMPI

L’accelerata sarebbe arrivata l’anno scorso con la trasformazione del consorzio del melone in consorzio di tutela che garantisce ai soci di potere effettuare controlli anti-contraffazione.

«Oltre alla riconversione – continua Aguzzi –, abbiamo in programma di incrementare anche le superfici consorziate già dal 2016. Saranno aumenti minimi legati agli acquisti di terreno da parte di qualche associato che, sulla scia del momento favorevole, ha pensato di investire in acquisti. Stiamo anche lavorando per aumentare la quota di export che attualmente riguarda il 10% dei volumi sfruttando i canali esteri di alcuni dei nostri soci soprattutto su Germania, Inghilterra e Svizzera. Ma il mercato domestico rimane la nostra priorità».

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