Continua a essere al centro dell’interesse la questione regolatoria dei principi attivi. Dal Consiglio dei ministri agricoli Ue, svoltosi a Bruxelles, emergerebbe una convergenza di 17 Paesi, inclusa l’Italia, su un diverso approccio meno restrittivo in ambito fitosanitario alla luce delle difficoltà produttive dovute ad aumento dei patogeni e climate change.
“La disponibilità di sostanze attive e dei relativi prodotti fitosanitari efficaci restano imprescindibili. L’attuale normativa comunitaria che disciplina i criteri e le procedure autorizzative è del tutto inadeguata e penalizzante per il mondo agricolo” ha affermato il presidente di Confcooperative Fedagripesca, Raffaele Drei.
Negli ultimi 30 anni ridotte a un terzo le sostanze ammesse
I rappresentanti della Repubblica Ceca hanno presentato al Consiglio una posizione in cui si denuncia il calo sensibile nella produzione dei raccolti, con riferimento anche alla sicurezza alimentare Ue, in conseguenza del drastico e costante calo di sostanze attive registrato nel corso degli anni. Da quanto si apprende, il documento sarebbe stato cofirmato da Lituania, Portogallo, Romania, Polonia, Italia e Ungheria e sostenuto anche da Germania, Svezia, Finlandia, Estonia, Grecia, Croazia, Belgio, Austria, Francia e Spagna.
Secondo un recente rapporto curato da Aretè per Agrofarma, in Italia ci sono circa 300 sostanze attive approvate, il 75% in meno rispetto alle oltre 1000 sostanze attive disponibili 30 anni fa.
Si stima che nei prossimi dieci anni rimarranno in Europa solo 115 sostanze. Tutto questo mentre in molti Paesi extra-Ue, come l’America Latina, il numero delle sostanze autorizzate è in continuo aumento.
La speranza dalla ricerca con le Tea
“Bene ha fatto il ministro Lollobrigida a sostenere una posizione netta in tema di riduzione dell’uso di sostanze attive. Auspichiamo ora che i Paesi europei riescano a fare fronte comune e stimolare la Commissione a un sostanziale cambiamento di approccio della regolamentazione comunitaria, aprendo la strada a proposte di modifica della legislazione già nei prossimi mesi.
Occorre integrare il documento discusso con altre richieste fondamentali: una profonda revisione del Regolamento (UE) n. 1107/2009 che vada a contemperare le esigenze di tutela della salute e dell’ambiente con le reali necessità produttive del settore agricolo e la moratoria di almeno cinque anni su ulteriori provvedimenti restrittivi, al fine di concedere al mondo della ricerca il tempo necessario per sviluppare alternative sostenibili ed efficaci, incluse quelle derivanti dalle Tea. Di vitale importanza sarà inoltre riuscire a garantire la piena reciprocità e il rispetto delle medesime regole sui prodotti importati dai Paesi extra-Ue”.












