Il futuro è arancione. Ma senza bisogno di tirare in mezzo gli Hare Krishna, Jannik Sinner o le uniformi da carcerato in uso negli States. No, è la carota – per antonomasia uno degli ortaggi meno diversificati e meno promossi del panorama nazionale ed europeo – che si propone a tracciare la strada dell’agricoltura e della ricerca varietale per il domani a breve termine.
Una nuova filiera italiana ed europea della carota, questo è quello che esce dal Carrot Day, il convegno organizzato da Cora Seeds, azienda sementiera italiana, oggi tra i principali player globali nel breeding del rizoma arancione, specialmente in seguito all’acquisizione da Kws, avvenuta nel 2023, di un programma genetico dedicato. In Europa (dati Ismea), la produzione media annua di carote nel periodo 2016-2024 è stata attorno ai 4,7 milioni di tonnellate, pressoché sufficiente a soddisfare appieno le esigenze di consumo della popolazione. Principali produttori sono Paesi Bassi, Francia, Polonia e Germania, con l’Italia che si piazza al quinto posto nella graduatoria mondiale dei paesi esportatori.
I numeri della carota in Italia
Nello specifico in Italia il settore è fortemente competitivo: 11mila ettari coltivati (di cui 1.000 bio) concentrati principalmente negli areali di Sicilia (27%), Lazio (19%), Abruzzo (16%) ed Emilia-Romagna (15%), una produzione di oltre 500 milioni di kg, un saldo commerciale positivo di 90 milioni di euro e, come detto, una forte propensione all’export (+13% annuo nell’ultimo decennio). La carota italiana, con un consumo medio di 6 kg pro-capite e una quota export del 20%, è sempre più orientata ai mercati esteri, in particolare Germania, Francia, Polonia, Egitto e Regno Unito.
Ma è necessario rimettere mano alla dimensione genetica della carota: i cambiamenti climatici infatti condizionano pesantemente sia le rese produttive che la qualità del prodotto. Le due produzioni certificate Igp in Italia – la novella di Ispica e la tardiva del Fucino – sono particolarmente apprezzate dal pubblico ma non bastano da sole a coprire il fabbisogno nazionale. Ecco perché Cora Seeds, in partnership con importanti aziende italiane come Mazzoni Group, punta sulla ricerca varietale e sull’innovazione per lo sviluppo di varietà resistenti alle mutate condizioni ambientali.
Nello specifico si pensa a soluzioni genetiche orientate al residuo zero e adatte alle produzioni di quarta gamma rispondendo così alle sfide dettate da normative europee sempre più restrittive e dal cambiamento climatico. In diversi campi sperimentali nelle province di Ferrara e di Rimini sono già in corso test di queste nuove varietà, derivanti perlopiù dalla Kuroda e dalla Chantenay. La strada da fare rimane ancora tanta, ma il futuro dell’agricoltura di interi areali italiani ed europei tende a colorarsi sempre di più di arancione.
 
		












