Superfood. La parola, come recita il recente rapporto Coop, è entrata nel lessico degli shopper italiani, complice l’idea che il cibo sia ormai diventato terapeutico. È pur vero, come segnala il dossier, che il 2018 è stato caratterizzato da una assestamento del ritmo di crescita. L’approccio è ormai “try and judge” visto le diverse offerte che sono proposte sul mercato. Lo scorso maggio, a Seeds&Chips, vetrina top mondiale sull’innovazione nel food, ha fatto capolino la moringa, proposta da un paio di aziende. Questa pianta tropicale sta conquistando consensi e c’è chi scommette che potrebbe diventare la nuova rivelazione, dopo curcuma, zenzero e avocado. Tra gli sponsor c’è anche la Fao che l’ha eletta a coltivazione tradizionale del mese, visto il notevole apporto proteico (sfiora i 30 grammi su 100/g nelle foglie secche). Ha tra l’altro guadagnato pagine su prestigiosi magazine, tra cui il Time che l’ha promossa come una sorta di nuova quinoa.
La famiglia delle Moringaceae è diffusa in 13 diverse specie, di cui la più largamente coltivata è la Moringa oleifera. Questa ha storia antichissima ma solo in tempi recenti è stata riscoperta. Originaria dell’India orientale, nelle zone pedemontane dell’Himalaya, viene coltivata in Paesi tropicali e subtropicali. Della moringa si utilizza tutto: foglie, semi, fiori, baccelli e anche le radici.
La forma commerciale più diffusa sono le foglie essiccate in polvere, che come una qualunque spezia può arricchire diverse pietanze, fino a succhi, frullati e tè. Dai fiori si può produrre il miele. I baccelli cotti sono simili all’asparago, mentre i semi bolliti o arrostiti ricordano i ceci. Le radici hanno un gusto leggermente piccante, come il rafano o ravanello (il suo uso va moderato e controllato per la presenza di un alcaloide, la spirochina, dannoso per il sistema nervoso).
Ricca di proteine, vitamine E, C e del gruppo B, fitocomposti, antiossidanti come polifenoli, betacarotene, flavonoidi, quercetina, ha un’azione benefica ad ampissimo raggio tanto da essere definita “l’albero dei miracoli”. I valori variano molto in base a suolo, zona di origine, stagione, se si utilizzano le foglie fresche, secche o in polvere. Contiene per esempio 200 mg di vitamina C, 4 volte quelle di un arancio; 28 mg di ferro, contro i 2,4 della bresaola e più degli spinaci; 440 mg di calcio, 4 volte quello del latte; più del triplo del potassio delle banane. Questa pianta avrebbe la più alta percentuale di antiossidanti nel mondo di origine naturale (46), 90 sostanze nutritive, oltre a 18 amminoacidi.
Diversi studi, apparsi sulle più importanti riviste scientifiche, sembrano confermare come questa sia affettivamente una “pianta dei miracoli” in grado di avere un’azione su circa 300 malattie, come riporta una ricerca pubblicata su Science Direct. La Moringa oleifera contiene molte sostanze che hanno azione antinfiammatoria, anti-age, antibatterica, analgesica, detossificante, protettiva a livello cardiovascolare, regolatore della pressione e colesterolo, anti obesità; esercita un controllo sulla glicemia, regola il sistema immunitario, elimina i metalli pesanti, fino a potenziali effetti anticancro e di protezione da Alzheimer e Parkinson. L’80% della produzione è in mano all’India, luogo non sempre ideale per sicurezza alimentare. Come sbocco ai produttori locali è nata Moringa wave, azienda leader del Madagascar, Paese tra i più incontaminati al mondo. Fondata da un gruppo di ricercatori, l’azienda distribuisce a livello internazionale prodotti derivanti dalla Moringa oleifera nel rispetto dei rigorosi standard europei (co-founder e ceo è l’italiano Franco Emilio Risso). La moringa del Madagascar presenterebbe un profilo nutrizionale superiore rispetto ad altre produzioni, a cominciare dalla maggiore percentuale di proteine. In Italia l’azienda Melfel, che produce semilavorati per la panificazione e la pasticceria, ha lanciato dal 2018 Nosy Pan, una miscela con moringa del Madagascar e sesamo nero.
La pianta cresce naturalmente e si adatta ai climi siccitosi. La cosa interessante è che si stanno sperimentando delle coltivazioni di moringa al Sud Italia, dalla Sicilia al Salento, alla Calabria, per garantire un prodotto made in Italy. Un mutamento di pelle che sta colpendo il Meridione alla ricerca di coltivazioni dal valore aggiunto, dal mango all’avocado, al goji. Le super proprietà del prodotto hanno suscitato l’interesse a vari utilizzi, alimentari, nutraceutici, farmaceutici. Negli Usa la moringa viene aggiunta a drink e cibi funzionali, mentre in Svizzera è nata una birra alla moringa, Hoi, prodotta dal marchio Appenzeller Bier. Dai semi diverse aziende hanno cominciato a produrre oli per impiego in ambito cosmetico, mentre in cucina si sperimenta con pane, pasta, pizza, gelati, cioccolato, snack.