A Milano e Torino grossisti ortofrutticoli in rivolta

I rincari e l’impatto della riorganizzazione della logistica sui lavoratori il nodo delle agitazioni. Il presidente del Caat: "Nessun aumento improvviso, investiamo 15 milioni che porteranno benefici alle aziende che operano nel Centro"

Il Caat ha volumi pari a 500 mila tonnellate l’anno ed è tra i primi tre mercati agroalimentari nazionali
Il Caat ha volumi pari a 500 mila tonnellate l’anno

I mercati agroalimentari all’ingrosso di Milano e Torino, al centro di importanti ristrutturazioni per rendere le strutture più moderne e con maggiori servizi, si trovano improvvisamente alle prese con scioperi e proteste, promossi dai grossisti ortofrutticoli, in un clima da anni 70.

Sciopero al Caat

Ieri al Caat è andato in scena lo sciopero indetto dall’Associazione piemontese grossisti ortoflorofrutticoli (Apgo), con serrande abbassate, mezzi fermi e l’adesione anche degli operatori della movimentazione e dei produttori agricoli diretti.  “Per la prima volta nella storia del mercato all’ingrosso torinese, si è registrata una chiusura totale degli stand con un’adesione pressoché totale” ha reso noto Apgo.

La questione cruciale sarebbe legata ai rincari, gli oneri da pagare all’ente gestore, “mentre la qualità e l’efficienza dei servizi offerti restano ben al di sotto delle aspettative”:  30% in più di spese di gestione, contratti di locazione in crescita e ingresso giornaliero aumentato del 50% per i clienti. Stefano Cavaglià, rappresentante torinese di  Apgo, ha rivolto un l’appello all’ente gestore del Caat per l’apertura immediata di un tavolo di confronto. In programmazione una grande manifestazione a settembre.

La risposta di Galliati

Fabrizio Galliati, presidente del Caat di Torino
Fabrizio Galliati, presidente del Caat

Abbiamo chiesto una risposta al presidente del Caat, Fabrizio Galliati. “Li ringrazio anche per le modalità dello sciopero che non hanno provocato disagi, né interni né esterni, perché è stato programmato -precisa-. Anche gli approvvigionamenti e la gestione della clientela sono stati fatti in modo che il territorio non abbia patito mancanza di prodotto: il lunedì le contrattazioni erano il doppio rispetto al normale e quindi non c’è stata alcuna sofferenza.

Nel merito delle rivendicazioni ci sono alcune puntualizzazioni da fare: non c’è stato nessun aumento unilaterale improvviso. C’è un contratto d’affitto che regolamenta le modalità di rapportazione, in vigore da sei anni, e che prevede un canone che ha l’unico adeguamento legato all’andamento dell’Istat ed è automatico.

Poi c’è un’ulteriore voce, quella sì variabile, che è legata agli oneri di comprensorio, con un range minimo e massimo, che non si può superare. Nel corso degli scorsi anni il Caat ha potuto non applicare l’automatismo di questi aumenti sulla quota degli oneri di comprensorio, perché i contratti di appalto in essere che gestivano le spese comuni erano bloccati. Questi contratti sono andati a naturale scadenza, sono state fatte le nuove gare e hanno recepito il mercato odierno e ci sono stati degli aumenti rispetto alle spese sostenute. Stiamo parlando di un incremento di 5 euro al metro quadrato all’anno, che va ad aggiungersi ai 18 che pagavano prima, quindi si passa da 18 a 23.

Per quanto riguarda invece l’aumento dell’ingresso, riguarda uno solo caso  particolare, si tratta del giornaliero, cioè quelli che vengono ad acquistare al Caat non con un abbonamento, tra i tanti che sono previsti. Il nostro interesse è quello di diminuire il più possibile questi ingressi mordi e fuggi perché è più difficile controllarli. Questo prezzo era poi fermo dal 2001, quindi erano 24 anni che non veniva adeguato, ed era di 3,50 euro. Abbiamo fatto un’analisi di benchmark su tutti i mercati italiani ed effettivamente rimanevamo fuori fase. Abbiamo così pensato di allinearci, portandolo a 5 euro.

Il presidente ha poi voluto rimarcare gli investimenti in atto per modernizzare la struttura in chiave di sostenibilità e logistica, con benefici che poi si riverseranno anche sulle aziende che operano al Caat. “Stiamo facendo investimenti di Pnrr per 15 milioni, che comprendono il rifacimento delle coperture, l’autoproduzione di energia elettrica, l’efficientamento del sistema di riscaldamento e di teleriscaldamento, la realizzazione di un nuovo polo logistico. Creeranno nuovi servizi, nuovi ricavi: nel momento in cui entreranno a regime, garantiranno ulteriori benefici alle aziende presenti all’interno del Cat: se io faccio un impianto fotovoltaico che ti azzera i costi elettrici, quello è un vantaggio diretto. Il Pnrr scadrà a giugno dell’anno prossimo, quindi noi avremo un tempo limite per mettere a terra gli investimenti e poi dall’anno successivo si comincerà a trarne i benefici. Caat sta investendo il doppio del suo bilancio di un anno e lo sta facendo in 12 mesi”.

Protesta contro SogeMi

La protesta arriva anche da Milano, promossa dall’associazione Ago (Associazione grossisti ortofrutticoli). Il nodo della discordia è la riorganizzazione della logistica nel comprensorio SogeMi e il pesante impatto sui lavoratori dipendenti in forza ai grossisti, tanto da minacciare, in una nota, l’appello alle autorità competenti al fine di tutelare l’intero comparto agroalimentare milanese.

Nell’ipotizzata riconfigurazione del servizio di facchinaggio, si legge, “è previsto che numerose operazioni di movimentazione merce, attualmente svolte dai grossisti tramite il proprio personale dipendente, dovranno obbligatoriamente essere affidate a soggetti terzi, creando un sensibile esubero di lavoratori, oggi in forza ai singoli operatori di mercato. Gli operatori del Comprensorio sono assolutamente d’accordo nell’aggiornare le tariffe di facchinaggio, ancora ferme dal 2013, non condividono invece il riconoscimento di una royalty all’Ente Gestore né l’implementazione di un nuovo regolamento senza la preventiva condivisione. Si ritiene però che ciò debba essere fatto con una procedura ad evidenza pubblica che preveda precisi patti sociali, ovvero il riassorbimento del personale attualmente in forza presso i grossisti che, con l’introduzione del nuovo Regolamento, non potrà più operare nelle aree comuni del Comprensorio”.

Nei cahiers de doleance c’è anche la proposta di revisione del sistema sanzionatorio, “da mesi giacente sulle scrivanie di SogeMi nonostante un lungo lavoro svolto congiuntamente da tutte le categorie operanti nel Comprensorio, che si accanisce contro chi lavora regolarmente mentre l’Ente Gestore ha ufficiosamente autorizzato soggetti, perlopiù irregolari, ad accedere ai mercati per svolgere non meglio precisate attività”.

Abbiamo interpellato Sogemi sulle rivendicazioni di Ago, ma l’azienda al momento preferisce non rispondere.

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