Continua nell’ortofrutta il trend di decrescita dello sfuso, mentre aumenta il prodotto confezionato, una modalità di acquisto che la pandemia ha favorito. La tendenza è confermata da una ricerca YouGov.
La situazione per l’ortofrutta: cresce il confezionato
Tra i comparti l’ortofrutta a peso variabile è quella che genera il maggior traffico (26,7% del totale Fmcg). Ma lo sfuso in un anno (dati a settembre 2025) cala a volume dal 42,4% al 41,2% e a valore dal 33,2% al 32,7%.
Aumenta, invece, il confezionato (peso fisso+peso variabile preconfezionato) che nella distribuzione moderna (iper+super+piccoli self-service+discount) in un anno cresce a volume dal 57,6% al 58,8%, e a valore, dal 66,8% al 67,3%.
Più acquisti per il fresco a peso variabile ma cala il valore
Più in generale la spesa nel largo consumo si riduce, anche se aumenta la frequenza degli acquisti. È la strategia dei consumatori che cercano così di contrastare un’inflazione alimentare che viaggia a un ritmo più alto di quella ordinaria.
Gli atti di acquisto del fresco a peso variabile delle famiglie italiane, in particolare, sono saliti mediamente a 118,3 nel corso dell’anno, in crescita rispetto ai 111,5 del 2024. Si è però ridotta la spesa media per atto pari a 10,26 euro (10,44 euro lo scorso anno).
L’incidenza a valore dello sfuso mostra pertanto una flessione di lungo periodo, stabilizzandosi intorno al 27% mentre cresce quella legata al peso fisso (73%).L’incidenza sul totale traffico Fmcg rimane complessivamente buona: i carrelli che contengono prodotti a peso variabile superano la metà del totale complessivo (57,2%) .
“Per la distribuzione moderna, i freschissimi a peso variabile rappresentano un comparto strategico, sia per la loro incidenza sulla spesa complessiva, sia per la capacità di attrazione legata all’elevata frequenza d’acquisto -commenta Stefano Vitangeli, senior consultant di YouGov-. Inoltre costituiscono non solo un driver competitivo all’interno del canale moderno, ma anche un’opportunità di sviluppo, considerando che coprono solamente il 69,8% degli acquisti delle famiglie per la rilevanza ancora significativa dei canali tradizionali”.












