Trovare la giusta mela per il singolo mercato, la strategia varietale del Consorzio Vog

La strategia varietale è alla base del processo di innovazione del Consorzio Vog che cambia direttore e guarda sempre più ai mercati esteri

A settembre 2019, presso la Casa delle Mele di Terlano, è avvenuto un importante passaggio di consegne alla direzione di uno dei più grandi consorzi melicoli italiano, stiamo parlando del Consorzio Vog che ha visto l’ingresso del nuovo direttore Walter Pardatscher che ha preso il posto dello storico, visto i 29 anni in carica, Gerhard Dichgans, con cui più volte abbiamo fatto il punto della situazione nel mondo melicolo in Italia e in giro per il mondo.

Un cambiamento avvenuto formalmente all’inizio di agosto, all’avvio della nuova stagione commerciale, che si prospetta in linea con lo scorso anno, con lo spauracchio della produzione polacca che almeno per quest’anno non dovrebbe impattare sui volumi di mele previsti in Europa, ma che è un reale tema da tenere presente per il prossimo decennio visto i nuovi impianti messi a dimora che arriveranno alla piena produzione portando una pressione enorme sui costi soprattutto sulle varietà tradizionali. 

Il passaggio di consegne e le tappe salienti del Consorzio Vog nelle parole di Gerhard Dichgans

E se dunque come dice Pardatscher, nel video sopra, è importante innovare in più direzioni, con Gerard Dichgans ripercorriamo le tappe salienti degli anni della sua direzione al consorzio dando uno sguardo alle sfide future che si prospettano, per chiudere con l’augurio nel passaggio di consegne alla direzione del Consorzio Vog.

Ma cosa aspettarsi nel medio periodo per assortimenti e mercati? “Non c’è la mela perfetta, ma c’è la mela giusta per ogni singolo mercato” è sempre stato il mantra di Gerhard Dichgans, del resto il Consorzio Vog è basato su un monoprodotto, la mela, che si differenzia per varietà e devono così distribuire il rischio su diversi mercati da costruire sistematicamente, valutando con attenzione quello italiano ma guardando sempre di più all’estero.

Il consumo delle varietà tradizionali in Italia e all’estero

Nel nostro paese infatti il consumo di Golden e Red Delicious sta scendendo, e il sottocosto è un rischio anche per le prime scelte. Il sacchetto Red Delicious ha iniziato a essere delistato da alcune insegne perché non fa più rotazioni, e questa varietà è stata superata dalla Fuji almeno in centro e sud Italia. Un segnale da tener presente per valutare il ciclo di prodotto. Se in Italia la Golden mantiene ancora la metà del mercato (55%), è ora seguita da Fuji che sta sorpassando la Red Delicious, ma l’Italia, con la Spagna, sono eccezioni.

In Germania il consumo di Golden è solo al 5%, “così anche noi abbiamo adattato già nel passato il nostro assortimento cercando una ‘matrice’ per avere un mix di opzioni e distribuire il rischio di un produttore super specializzato” conferma Dichgans.

Braeburn va in Nord Europa, con sempre più fatica, mentre la Gala è piuttosto apprezzata dal sud est asiatico all’Europa. Guardando fuori dall’Europa Envy per esempio è la più gettonata nel Sud Est Asiatico, in Cina e in Corea anche senza attività di branding e marketing il gusto incontra spontaneamente le preferenze locali.

Anche la sfida logistica nella strategia varietale

L’India per esempio, grande produttore locale, ha un problema di logistica interna: è più facile arrivare con un container dall’Italia piuttosto che far arrivare la produzione Himalayana, è dunque un mercato su cui puntare. Inoltre dopo l’apertura a Taiwan pare che entro l’inverno si possa chiudere il Vietnam ed è in dirittura d’arrivo la Thailandia, ancora lontano sembra essere l’accordo che aprirebbe il mercato cinese.

Per questo serve un’innovazione varietale nelle produzioni che tenga presente i potenziali di questi mercati, guardando sempre più fuori dall’Europa per raggiungere mercati lontani.

La chiave della strategia varietale deve quindi necessariamente legarsi alla gestione della sfida logistica: le distanze sono un reale problema ma non tutte le varietà riescono a raggiungere tutte le destinazioni soprattutto sulle lunghe percorrenze. Per costruire relazioni forti con alcuni mercati è importante selezionare nuove varietà con caratteristiche come shelf life e manipolabilità e che possano incontrare il gusto del mercato di riferimento.

Tra varietà tradizionali e mele club che prendono sempre più spazio, un decennio di trasformazione

Al momento le varietà tradizionali sono ancora all’86% della produzione del Consorzio, le mele club, di cui tanto si parla, sono ora al 14%, ma è previsto che toccheranno il 30% e permetteranno di coprire i 12 mesi dell’anno, dalla super precoce Sweetango alla tardiva Crimson Snow che non si sovrappongono alle varietà più conosciute come Pink Lady o Kanzi.

Se i primi impianti saranno fatti a partire dal prossimo decennio, circa 1.800 ettari sui 10.300 totali di produzione, nel 2025 ci sarà una sorta di check per valutare e portare correttivi per arrivare alla piena produzione prevista per il 2030.

Guardare oltre sperimentando nuove varietà

Oltre alle mele club più conosciute, nella strategia varietale del Vog fanno parte anche tre nuove “managed varieties”, che saranno commercializzate con un brand specifico. Si parte dalla Cosmic Crisp “un razzo che sta per essere lanciato in orbita” lo ha definito Dichgans, la mela che sta rivoluzionando il mercato degli Stati Uniti, dove i consumi della Red Delicious sono crollati verticalmente, nata dall’incrocio di Enterprise con Honeycrisp.

Mentre resistenti alla ticchiolatura e ideali per coprire le grandi distanze oversea sono le SK22 (dal Belgio) ed SK23 (Civ, Italia), ancora in fase progettuale e probabilmente pronte per Berlino 2020 con il brand commerciale, che avranno un posto importante nella strategia varietale del Consorzio Vog.

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