Nomisma: il made in Italy agroalimentare conquisterà gli Usa

Nell'evento organizzato assieme ad Agronetwork emerge che il giro d'affari dell'agroalimentare italiano è trainato dall'export

L’export dell’agroalimentare made in Italy negli Usa è destinato a crescere ad un tasso medio annuo del +6,5% nel periodo 2017-2022. Lo ha rivelato ieri Denis Pantini, responsabile Area Agroalimentare di Nomisma all’evento di presentazione del Nomisma Italian Agrifood Mkt Potential Index promosso da Agronetwork, l’Associazione fondata da Confagricoltura, Nomisma e Luiss per progettare il futuro dell’AgroAlimentare, e realizzato in collaborazione con Confagricoltura.

 

Una strategia di sopravvivenza

Entrando nel dettaglio del 2017 l’agrifood italiano nel mondo piace sempre di più: i consumi nazionali di generi alimentari e bevande (243 miliardi di euro nel 2017), seppur in ripresa, sono, difatti, ancora lontani dai tempi pre-crisi, per cui esportare – oltre che un’opportunità di crescita per le aziende agroalimentari italiane – rappresenta anche una strategia di sopravvivenza.

Non a caso, negli ultimi anni il fatturato del settore è stato trainato dalla domanda estera: l’espansione dell’export  nel 2018 segna un +2,3% nel I semestre rispetto al medesimo periodo del 2017.

“I mercati esteri richiedono l’agrifood italiano (+3% nel primo semestre 2018) – ha spiegato Massimiliano Giansanti, presidente di Confagricoltura – ma al contempo si aspettano innovazione e capacità nella trasformazione da parte delle nostre imprese. Inoltre il futuro, grazie anche alle tecnologie digitali, vedrà per l’intero comparto aumentare la competitività e la trasparenza tramite una sempre maggiore interconnessione e cooperazione delle risorse delle filiere (asset fisici, persone, informazioni, tecnologie, servizi)”.

Da sx il presidente di AgroNetwork, Luisa Todini, il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti, e il segretario di AgroNetwork, Daniele Rossi, dalla parte dei relatori

Nel 2017 il 24% del giro d’affari dell’industria alimentare nazionale è stato generato proprio al di fuori dei confini italiani a fronte di un 20% di cinque anni prima. In termini assoluti, le vendite sui mercati internazionali dei prodotti agrifood made in Italy hanno superato i 40 miliardi di euro nel 2017, registrando un balzo del 27% su base quinquennale e del 5,6% rispetto al 2016.

“L’agroalimentare all’estero – ha osservato la presidente di AgroNetwork Luisa Todini – ha un mercato di oltre 40 miliardi di euro, con una crescita continua che va dal 6% dello scorso anno al 3% di quello in corso. Due terzi dell’export (67%) rimane in Europa, il 7% nei Paesi europei non UE, il 10% negli USA ed in Canada, il 7% in Asia, il 3% in Medio Oriente e solo il 6% in Africa e America Latina. Occorre lavorare in questa direzione e chiamare il governo a fare sistema”.

 

Germania resta il primo “Paese bandiera” export

A trainare l’export sono i cosiddetti Paesi bandiera, come Germania (export italiano pari a 6,9 mld di euro nel 2017, +16,5% tra 2012 e 2017), Stati Uniti (4,0 mld euro, +48,9%), Regno Unito (3,3 mld di euro, +27,8%), Canada (809 mln di euro, +24,3%), Giappone (794 mln di euro, +13,1%), che da soli valgono il 40% del nostro export agroalimentare, sia i mercati emergenti i Paesi frontiera, su tutti Polonia (833 mln di euro, nel 2017, +58,1% su 2012), Australia (530 mln di euro, +41,7%), Cina (423 mln di euro, +78,5%), Corea del Sud (221 mln di euro, +68,8%) e Messico (103 mln di euro, +23,8%).

 

I Paesi target dell’agroalimentare italiano

Ma cosa ci aspetta nel prossimo futuro? Le potenzialità dell’agrifood italiano per il prossimo quinquennio su 10 mercati target (5 bandiera e 5 frontiera) si presentano alquanto interessanti;  il Nomisma Italian Agrifood Mkt Potential Index  prende in considerazione variabili di diversa natura tra cui i redditi pro-capite, i consumi alimentari, l’import agroalimentare, il ruolo dei prodotti italiani e la presenza di dazi e altre barriere agli scambi commerciali.

Emerge come gli Stati Uniti rappresentano il mercato con le maggiori opportunità di sviluppo futuro per l’agrifood made in Italy con un valore dell’indice pari a 100. “Pur essendo un mercato tradizionale per il nostro export (peso del 10%) e nel quale le nostre aziende sono presenti da anni, le opportunità di un ulteriore sviluppo dell’agrifood tricolore in tale mercato sono enormi grazie all’elevata capacità di spesa di parte della popolazione, all’enorme dimensione del mercato in termini di potenziali consumatori e ad un import di prodotti italiani che per ora risulta concentrato (oltre la metà) in soli cinque stati (California, New York, Texas, Illinois e Florida)”, afferma Denis Pantini, responsabile Area Agroalimentare di Nomisma.

Gli altri mercati con le maggiori potenzialità per l’agroalimentare nazionale sono la Germania e la Cina : si stima che in tali mercati la domanda di prodotti agroalimentari italiani crescerà tra il 2017 e il 2022, rispettivamente, del +4% e del +12%.

 

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