Cresce l’export di ortofrutta nel primo semestre 2025: +7,7% in volume e +14,1% in valore

Salvi (Fruitimprese): l’Ue perde 12 miliardi di euro di entrate doganali dall’import di frutta e verdura Usa (a dazio zero), mentre per l’export di kiwi italiani dobbiamo pagare il 15%

Le esportazioni di mele hanno superato le 500mila tonnellate nel primo semestre del 2025
Le esportazioni di mele hanno superato le 500mila tonnellate nei primi sei mesi del 2025

Sono positivi i dati, comunicati da Fruitimprese, sull’export italiano di ortofrutta fresca, che nel primo semestre 2025 segna un +7,7% in volume e +14,1% in valore rispetto allo stesso periodo del 2024.

In risalita anche il saldo della bilancia commerciale che, nonostante la crescita delle importazioni (+0,3% in quantità e +13,3% in valore), ammonta a 59,102 mln di euro, +87,4% rispetto all’anno precedente. Migliora anche il saldo in volume (+40,7%) con l’import che però supera ancora l’export di 195.949 tonnellate.

Frutta fresca, ottime performance di mele e kiwi

I prodotti ortofrutticoli italiani più esportati e importati (dati Fruitimprese)
I prodotti ortofrutticoli italiani più esportati e importati

Sono particolarmente incoraggianti le esportazioni di frutta fresca che totalizzano un +22% in volume e +26,5% in valore, trainati dalla crescita dell’export di mele che cresce quasi di un quarto sia in volume (+24,67%) sia in valore (+22,25%), sfondando ampiamente il tetto di 500mila tonnellate a metà anno (586.445 tons) con un valore esportato di oltre 676 milioni di euro.

Molto bene anche l’export di kiwi, che sale del 18,23% in quantità e del 31,46% in valore, grazie alle buone performance delle varietà a polpa gialla e rossa.

La campagna di esportazione 2025 delle fragole è stata anch’essa positiva, con una crescita del 24,82% in volume e del 21,68% in valore, avvicinando ai 50 milioni di euro.

Le pere registrano una crescita a 3 cifre (+159,27% in quantità e +120,85% in valore), numeri purtroppo fuorvianti che risultano pari a meno della metà di quelli del 2020 e lontani da quelli per cui l’Italia era leader europeo per questa referenza. Non giungono poi buone notizie per la campagna in corso: si segnalano massicci attacchi da parte della cimice asiatica.

Per quanto riguarda gli agrumi, nel primo semestre del 2025 sono cresciute le esportazioni sia in volume (+6,9%) sia in valore (+16,4%), con le arance che hanno segnato una crescita rispettivamente del 3,8% e del 11,36%; molto bene anche i limoni con un +42,99% in quantità e +48,37% in valore.

In ripresa la frutta secca, ma il 2026 sarà un anno difficile

Dati Fruitimprese primi sei mesi 2025 import/export ortofrutta
Dati primi sei mesi 2025 import/export ortofrutta

Il comparto tuberi, legumi e ortaggi registra esportazioni praticamente costanti rispetto al 2024 (-3,6% in volume e +2,6% in valore). Cresce la frutta secca che aumenta del 12,9% in quantità e del 23,9% in valore: performance che, purtroppo, sarà difficile replicare nel 2026 a causa della pesante crisi produttiva delle nocciole e delle mandorle italiane, per cui si prevedono numeri ridotti della metà.

Dopo alcune annate consecutive di crescita, scendono del 26,9% i volumi delle esportazioni di frutta tropicale, a testimonianza di una crisi in atto nel nostro sistema portuale con la congestione di alcuni importanti hub come quello di Genova.

Import: avocado sempre al top, +9,67%

Numeri costanti per le importazioni di ortofrutta fresca  in termini di volumi importati (+0,3%), mentre i valori crescono del 13,3%, trainati da quelli degli agrumi (+21,5%), ma soprattutto dalla frutta secca, che registra un incremento del valore importato del 44,5%, sfiorando il milione di euro.

Stabili banane e ananas, scendono le importazioni di pomodoro, soprattutto in volume, mentre continua a crescere l’import di avocado con un +9,67% in volume e +22,76% in valore.

Riflettori sulla normativa Ue relativa agli agrofarmaci

Il presidente alla guida di Fruitimprese, Marco Salvi
Il presidente di Fruitimprese, Marco Salvi

Per il presidente di Fruitimprese, Marco Salvi “sono rassicuranti per il nostro Paese i risultati dell’export italiano di ortofrutta”. Ma non mancano le critiche, a cominciare dai dazi americani. “Per la frutta è previsto che i prodotti Usa possano accedere al nostro mercato a dazio zero, circostanza che li pone in diretta concorrenza con la produzione europea, mentre i nostri kiwi, unica referenza che finora ha avuto mercato Oltreoceano, si troveranno a scontare un dazio del 15%. Condividiamo i rilievi della nostra associazione europea, Freshfel, che dall’accordo Ue-Usa stima una perdita di 12 miliardi di euro di introiti daziari, in assenza di richiami al rispetto di normative come quella sulla sostenibilità ambientale”.

Per la frutta estiva  -è l’analisi del presidente- c’è stato un marcato calo delle rese dovuto soprattutto alla mancanza di soluzioni a disposizione degli agricoltori per ovviare agli sbalzi climatici e all’attacco dei parassiti. A questo proposito nelle prossime settimane è alle viste a Bruxelles un progetto di riforma della normativa sugli agrofarmaci; ci si attende un netto cambio di passo rispetto al passato in termini di semplificazione delle procedure e magari applicazione uniforme delle autorizzazioni eccezionali tra Paesi della stessa zona geografica, così come richiesto recentemente dalle associazioni di Italia, Spagna, Francia e Portogallo”.

Sul fronte del mercato interno preoccupano i rialzi dei prezzi: “L’Istat stima per agosto un’inflazione del 5,6% su base annua per i prodotti alimentari non lavorati a fronte di un tasso medio dell’1,6%: se non cambiamo rotta, l’ortofrutta diventerà sempre più un bene per famiglie benestanti”.

 

 

 

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