Quanta vitamina C nel pomodoro? Te lo dice la blockchain

Dal campo al piatto. La blockchain è destinata a rivoluzionare l’agrifood. La start up romana pOsti, supportata dal partner tecnologico Foodchain, ha sviluppato un servizio di certificazione in grado di codificare ogni step della filiera produttiva fino alla ricetta.

Nello specifico è stata tracciata la panzanella dello chef laziale Antonello Colonna, oggi prima ricetta al mondo certificata con la blockchain. Il sistema funziona con integrazione di tecnologia IoT. Tutte le informazioni sono raccolte, attraverso sensori, da una stazione di monitoraggio posta nell’orto dello chef, presso il resort&spa Antonello Colonna di Labico, che misura una serie di parametri (temperatura, umidità, fertilizzazione del suolo, luce e acqua ricevuti, per esempio).

“Abbiamo cominciato dal pomodoro Torpedino, l’ingrediente principale della ricetta -spiega Virgilio Maretto, 46 anni, co-fondatore e ceo di pOsti-. Con la blockchain, a ritroso, possiamo capire dove c’è stato un bug: per esempio, se il gusto non è succoso, possiamo individuare se non è stato esposto bene al sole.

È una prima sperimentazione, ma stiamo già avviando un accordo con un produttore di olio, e così via, fino a coprire gli altri ingredienti. Con la piattaforma andremo a tracciare anche la recensione del consumatore, che riceverà la certificazione, digitale o cartacea, con le informazioni customizzate (origine della materia prima, nutrizionali, e storiche, grazie a Insor, Istituto nazionale di sociologia rurale, che ha condotto uno studio sulla ricetta). Con questo sistema il consumatore potrà avere in futuro anche informazioni non solo qualitative, ma anche quantitative. Per esempio, sui trattamenti fitosanitari attuati. O in chiave nutrizionale: si potrà sapere quanta vitamina C reale è contenuta nel piatto o quanto è aumentato il licopene con la cottura. “È uno dei prossimi servizi che aggiungeremo alla catena -rivela-. Abbiamo già sperimentato un’integrazione con un forno, interconnesso in Rete, che interagisce con la piattaforma e manda una serie di parametri rilevati durante la cottura grazie a dei sensori. Incrociando questi dati possiamo dare anche informazioni nutrizionali su quanto si perde o si guadagna”. Da settembre, a partire dal Lazio, è iniziato un tour per tutta Italia in dodici tappe, per spiegare questa tecnologia e coinvolgere altri attori della filiera.

Anche l’Europa spinge per l’utilizzo della blockchain, finanziata attraverso il Settimo programma quadro per la ricerca e Horizon 2020 per 340 milioni di euro. E la gdo ci scommette. Carrefour Italia è la prima ad applicare questa tecnologia alla tracciabilità dei beni alimentari. A settembre toccherà alla filiera del pollo allevato a terra e senza antibiotici, cui seguirà quella degli agrumi a marchio proprio. Altre filiere si aggiungeranno nel 2019.

Se questo articolo ti è piaciuto e vuoi rimanere sempre informato iscriviti alla newsletter gratuita.

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento
Inserisci il tuo nome