La Grande Bellezza Italiana: packaging in carta allo stesso costo della plastica

La Grande Bellezza Italiana porta sul mercato il sistema rete e una proposta nuova con una ampia gamma di ortofrutta italiana di stagione: una filiera agricola diretta che permette di contenere i costi con l'impegno nel 2019 di eliminare, dove possibile, la plastica dalle scatole

Nato come aggregazione di aziende in rete, La Grande Bellezza Italiana, il brand che identifica le produzioni ortofrutticole di sei partner, inizia ora il suo percorso nei punti di vendita con momenti instore e isole a supporto, ma non mancano appuntamenti importanti nelle prossime manifestazioni fieristiche e una presenza online sui principali social.

E un impegno preciso per il 2019: introdurre il packaging in carta per i propri prodotti, #FPMag ne ha parlato con Leonardo Odorizzi, amministratore e socio de La Grande Bellezza Italiana.

Perché il sistema rete e le sinergie che questo crea è anche un caso di studio per tutto il mondo della produzione italiana, per i vantaggi che offre nella proposta al mercato ma anche nella possibilità di fronteggiare al meglio la concorrenza estera, di cui tutti si lamentano.

Dopo la presentazione dello scorso autunno è il momento del mercato, come è andato il rodaggio di questi mesi?

Nel 2018 sono state fatte alcune attività commerciali nel nord est con Pam, Migros e Alì, a fine anno sono partite le isole nei punti di vendita Migros. Siamo filiera agricola diretta e quindi i costi non lievitano, con noi non si deve far riferimento a piattaforme, intermediari o mercati all’ingrosso. Non troviamo difficoltà nella determinazione dei prezzi, abbiamo un listino che aggiorniamo ogni martedì e non abbiamo intenzione di partecipare ad aste o contrattazioni accanite all’ultimo centesimo.

Quali sono i passi successivi?

Siamo nella fase in cui abbiamo diversi appuntamenti per continuare a sviluppare il numero di insegne nelle quali siamo presenti, italiane ed estere, in particolare una catena estera è alla ricerca dell’italianità, e noi siamo qui per offrirla. La fase due del nostro progetto prevede l’allargamento clienti basato sul nostro prerequisito qualità/prezzo, con una priorità assoluta: sostituire i packaging in plastica con quelli in carta.

Come state affrontando questa transizione nel packaging?

Al momento abbiamo in vendita nella scatola di carta il clementino e la pera abate nella scatola con tre frutti, stiamo ultimando quella per la ciliegia, che sarà presentata in anteprima a Fruit Logistica di Berlino ed è quasi pronta quella per la mela a cui cui seguiranno in primavera quella per la pesca e albicocca. Al Macfrut ci presenteremo con la linea di carta completa.

Il nuovo pack per le ciliegie che sarà presentato a Fruit Logistica 2019
Il costo è sostenibile?

Certo, dipende da come è realizzato, noi stiamo cercando fornitori alternativi con stamperie molto competitive e siamo riusciti ad equiparare il costo del packaging di plastica con quello in carta. Utilizziamo una carta, per uso alimentare, trattata simile alla carta per le torte, con un velo di ceratura grazie al quale resiste all’umidità. In più al ritiro la carta è ripiegata quindi ingombra di meno e si possono così risparmiare anche i costi di trasporto. Anche dal punto di vista del consumatore ci sono dei vantaggi, la scatola infatti si può comodamente ripiegare e inserire nella raccolta differenziata della carta, cosa che a volte è complicato fare quando il packaging è formato da diversi materiali. Ricordiamoci che l’unico imballo a impatto zero è quello che non c’è, ma si può fare molto per una gestione virtuosa dei rifiuti.

Torniamo ai prodotti, in che modo li selezionate?

Oltre ai prodotti ortofrutticoli, che ogni nostra azienda produce da sempre, stiamo intercettando produzioni non troppo note ma di alta qualità, quasi autoctone, è il caso del clementino Igp di Taranto, che sta avendo un ottimo successo. Stiamo collaborando molto bene con le associazioni di categoria con le quali andiamo a discutere di particolari produzioni Igp, è il caso per esempio dell’asparago bianco di Altedo. La Grande Bellezza Italiana si fa autorizzare per l’utilizzo dei prodotti con denominazione di origine.

Quanti prodotti avete in commercio?

In questo periodo abbiamo 11 prodotti sul mercato, in particolare con denominazione di origine geografica protetta ne abbiamo quattro: mela rossa e gala, clementino e radicchio. Stiamo preparando le autorizzazioni per la pera dell’Emilia-Romagna. Ma ciò che più mi preme sottolineare è come i nostri prodotti, italiani, sono sul mercato a prezzi competitivi, anzi addirittura più bassi si alcuni corrispettivi stranieri che troviamo nei reparti: il nostro kiwi è venduto sui banchi a 1,79 euro contro i 3,90 dei kiwi greci di una grossa multinazionale del settore. E il consumatore ne è cosciente?

Quindi come vi muovete a livello di comunicazione per raggiungere il consumatore?

Il nostro lavoro fino ad ora ha garantito molti riscontri da parte degli utenti finali, la domanda più gettonata è ‘ma in che negozi vi trovo?’ al punto che stiamo pensando di attivare anche un eCommerce per dare una risposta concreta. Se in questa prima fase ci siamo concentrati nel parlare con i buyer al fine entrare nelle catene, ora la nostra attenzione si è ampliata anche all’utente finale attraverso i social media, Facebook e Instagram. La frutta poi non è un nuovo prodotto, un nuovo cioccolatino che incuriosisce, una pera è sempre una pera, ma l’assaggio nelle isole consente di farle provare e gustare il prodotto.

Che riscontro avete dal mercato?

Un riscontro sperato ma non del tutto inaspettato, andiamo a colpire l’esigenza delle catene per creare un’identità che serve alle insegne, costrette a farsi la guerra sul primo prezzo: a 0,89 euro non ci guadagna nessuno, il dramma è che non succede solo su prodotti anonimi, ma anche per prodotti a marchio famosi utilizzati come articoli civetta. Il monoprodotto è in difficoltà, la singola referenza può non essere più attraente, noi ci proponiamo con un brand unico e una gamma variegata e questo è un punto di forza che viene apprezzato.

Come viene gestita la logistica?

Le sei aziende fanno da veicolo per la gestione logistica e non abbiamo nessun problema a spedire in tutto il territorio nazionale, ogni retista gestisce la propria logistica ma c’è una fatturazione unica, non abbiamo l’esigenza di raggruppare i carichi e questo permette di raggiungere i punti di vendita nel minore tempo possibile.

Pensate di entrare in altri canali, oltre alla gdo?

Senza pensare di arrivare a fare grandi numeri, stiamo provando a introdurre la confezione delle mela nel canale Horeca, in particolare gastronomie e catene specializzate, questo ci permette di avere una maggiore riconoscibilità del nostro brand presso il consumatore. Sui mercati all’ingrosso invece stiamo facendo dei test, il problema principale che vedo è non perdere il controllo dei prezzi per non fare un autogol.

E sul biologico che dite?

Abbiamo già avuto l’uva lo scorso autunno e avremo altre referenze nel corso del 2019 come mele, pesche, albicocche e kiwi certificati biologici, ma a dir la verità i volumi sono davvero bassi, si sbandiera un +20% anno su anno, ma il 20% di una nicchia è comunque poco, e te lo dice uno che di biologico nella sua azienda ne fa molto. Il problema è che nelle catene lo spazio è limitato e spesso per problemi di costo il biologico si compra dall’estero, e stanno comparendo proposte come il “residuo zero” o altre affini che strizzano un po’ l’occhio a chi è alla ricerca di qualcosa di diverso dal convenzionale.

Se questo articolo ti è piaciuto e vuoi rimanere sempre informato iscriviti alla newsletter gratuita.

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento
Inserisci il tuo nome