Il radicchio veneto potrà viaggiare sicuro fino in Cina

Il radicchio veneto nei piatti dei ristoranti in Cina, Australia e Giappone: il progetto EcoOrt, presentato alla rassegna tedesca Fruit Logistica, si pone proprio l’obiettivo di superare i problemi logistici per il trasporto intercontinentale di tale ortaggio. Sempre più richiesto e apprezzato in Asia e Oceania, il radicchio tardivo Igp proverà quindi a raggiungere i mercati più lontani grazie all’iniziativa approvata dalla Regione Veneto. EcoOrt, appunto, che vede capofila l’azienda veronese Geofur con il coinvolgimento di Ortoromi, il supporto tecnologico di Ozone Application Specialist, il contributo scientifico di due realtà baresi, l’Istituto di Scienze delle produzioni alimentari (Cnr-Ispa) e l’Istituto agronomico mediterraneo. Il progetto intende sviluppare una nuova tecnologia di refrigerazione più eco compatibile, utilizzando l’ozono, per la conservazione durante il trasporto e poi sugli scaffali, aumentando la qualità del prodotto. La prima prova di trasporto avrà come destinazione Mosca, per la presentazione al World Food Moscow 2014.

«La refrigerazione passiva – ha spiegato Paolo Manzan, presidente del Consorzio di tutela del radicchio rosso di Treviso e variegato di Castelfranco Igp – consentirà di conservare l’ortofrutta a temperature prossime allo zero, senza ventilazione e con livelli di umidità più elevati rispetto ai sistemi di refrigerazione tradizionale. Questo garantirà un allungamento della vita di prodotti soggetti adisidratazione come il radicchio, consentendo di raggiungere in condizioni ottimali mercati oggi irraggiungibili se non con costi proibitivi legati al trasporto aereo. La conservazione attraverso ionizzazione riduce anche i costi energetici (evitando l’utilizzo di container frigo alimentati a corrente), non obbliga a trattamenti chimici rendendo più salubre il prodotto, liberandolo da pericoli legati alla proliferazione di muffe e batteri».

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