Giu’ dell’87% l’export Ue in Russia

Dalla fiera di FruitLogistica di Berlino arrivano i primi dati annuali sull’export europeo che chiude il 2014 con un significativo calo delle vendite -15% rispetto all’anno precedente.

Una flessione importante strettamente connessa all’andamento dell’embargo russo che ha determinato un calo delle vendite di prodotti europei dell’87%. In pratica tra il 2013 e il 2014 gli esportatori dell’Unione hanno perso circa 400milioni di euro che non sono riusciti a recuperare sugli altri mercati internazionali.

Non su quelli europei, perche’ saturati dall’eccesso di offerta dei produttori che sono stati esclusi dal mercato di Mosca. Non su quelli mediterranei in molti dei quali perdura l’instabilita’ politica e sui quali c’e’ una concorrenza di altri grandi competitor. Non su quelli piu’ lontani, come ad esempio, il sud est asiatico o Sud-America, sia per motivi logistici (l’oggettiva difficolta’ di trasportare merci fresche su distanze cosi’ grandi) sia per motivi di standard produttivi differenti che ci rendono difficile l’accesso in quei mercati.

I dati dell’export Ue. Questa e’ la sintesi che emerge dai dati presentati da Freshfel che ci riferisce di perdite di mercato in 8 delle destinazioni europee tradizionali tra cui, oltre alla russia, l’Ucraina (-33%), Usa (-10%); la Malaysia (-18%); e la Libia (-35%). Significativa contrazioni dei volumi dp0affatri si registrano anche nei paesi africani (Senegal -26%, Costa d-Avorio -22%, Guinea -16%).

Certo la perdita di mercato maggiore deriva dal mercato Russo ed e’ stata peggiore per il comparto della frutta che per quello della verdura.

Una situazione difficile. E la situazione sembra destinata ad irrigidirsi anche alla luce degli ultimi sviluppi politici nella crisi ucraina e della crescente tensione sui paesi baltici.

Molto forti, le parole spese questa mattina da Ksenia Gorovaya, direttore della societa’ di consulenza russa Crisp Consulting LLC al termine del suo intervento sull’andamento del mercato russo dopo l’embargo nel corso dell’incontro dal titolo “L’impatto dei cambiamenti del mercato sul commercio di prodotti freschi” tenutosi questa mattina alla fiera Fruit Logistica di Berlino. La Gorovaya ha affermato: «Questa e’ l’era del patriottismo per cui ho la percezione che se i russi debbano rinunciare ai prodotti che erano abituati ad importare, siano disposti a farlo. Adesso gli obiettivi sono altri».

Il mercato russo. Si tratta di dichiarazioni che vanno nella direzione esattamente opposta rispetto all’ipotesi di allentamento dell’ermbargo per alcuni tipi di prodotti tra cui, per il settore F&V, patate e alta gamma, ventilata nel corso della Green Week a Berlino in un incontro tra una delegazione Ue ed una russa e che spingono Mosca a cercare rapidamente altre soluzioni per colmare il gap di offerta di merci che ha fatto lievitare i prezzi in maniera vertiginosa. Qualche esempio: cetrioli +14%; cavolo +11%; cipolle +8%.

Per compensare questo vuoto di offerta la Russia punta a nuovi mercati e in un certo senso cerca anche di implementare le produzioni interne che pero’ sono ancora molto lontane dagli standard dei prodotti europei.

«Paesi come Cina, Turchia, Israele, Marocco, quelli dell’emisfero sud e le repubbliche ex sovietiche stanno diventando molto attivi sul nostro mercato. Tra il 2013 e il 2014, per fare alcuni esempi, le forniture di cavolo dalla Serbia sono aumentate del 300% mentre quelle di ortaggi da radice (come le carote, le barbabietole e i ravanelli) del 1.100%. Allo stesso tempo la Svizzera ha incrementato la sua esportazione di mele del 400%».

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