Uva di Alicante, inizia la riconversione colturale

Cambio di rotta ad Alicante, la provincia spagnola che può essere considerata uno dei cuori pulsanti della produzione di uva da tavola spagnola. I cambiamenti climatici che hanno fatto innalzare le temperature e che di fatto hanno fatto sparire le piogge, rendono i raccolti scadenti e causano dei cali produttivi, di anno in anno, con perdite che i produttori fanno sempre più fatica a compensare. Così nella regione, che ogni anno produce sei milioni di chili di uva da tavola, per lo più destinata all’export, da qualche anno è iniziata la riconversione che ha portato le nuove varietà (senza semi) ad affacciarsi sul mercato dall’ultima campagna.

Il progetto. Ce ne parla Miriam Cutillas, direttore marketing di Uvasodce un’azienda della filiera locale che coltiva circa 200 ettari e che sta progressivamente riconvertendo le sue coltivazioni di modo da introdurre nuove varietà resistenti ai cambiamenti climatici. “Da circa 8-10 anni – ci spiega Cutillas a margine del 35° Fresh Forum Frutta e Verdura dal titolo “Il cambiamento climatico, la sfida per la produzione e l’acquisto globale” che si è tenuto nell’ultima edizione di Fruit Logistica a Berlino – abbiamo iniziato a rivolgerci ai vari programmi mondiali di sviluppo varietale con l’obiettivo di introdurre nella nostra regione nuove cultivar di uva tavola. Parliamoci chiaro, qui praticamente non piove più e le colture tradizionali sono in sofferenza. L’ultima campagna è andata molto male al punto che il raccolto ha subito un calo dei volumi del 30%”.

Le vecchie varietà. E’ una caratteristica tipica delle vecchie varietà (tutte con semi) quella di spingere i coltivatori verso la necessità di compensare gli anni di buona produzione con quelli di “magra” ma a causa dei cambi climatici queste compensazioni sono diventate sempre più difficili. “Il raccolto non viene bene – continua Cutillas – e fa fatica a trovare uno sbocco sul mercato dell’export. Per questo noi abbiamo iniziato a riconvertire la nostra produzione con nuove varietà tutte senza semi. In questo siamo stati i primi della provincia. Otto sono già entrate in produzione nel 2015 ed altre due saranno raccolte quest’anno. Al momento, dei 200 ettari di terreno, ne abbiamo riconvertito la metà ma l’obiettivo è arrivare al 60% entro l’anno e completare tutto il processo nei prossimi quattro anni”.

La regione. L’azienda Uvasdoce si sta facendo fautrice di un cambiamento epocale nell’intera regione perché ha costituito un’associazione di produttori (al momento hanno aderito otto aziende) ai quali fa consulenza sulle nuove varietà e sulle tecniche colturali necessarie. “Non puntiamo – conclude Cutillas – ai volumi ma alla qualità della nostra uva e soprattutto alla stabilità produttiva. Dopo l’ennesima stagione siccitosa abbiamo notato che la diffidenza endemica dei coltivatori verso le innovazioni sta traballando. si accorgono che è necessario cambiare se non si vuole soccombere e si avvicinano sempre più numerosi alla nostra associazione. Il messaggio che vogliamo far passare è che il cambiamento climatico non va visto in negativo ma come un’opportunità”.

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