Ricerca, What’s new in Tomato!

L’innovazione tecnologica, varietale e di processo è stato il centro del tema degli incontri in programma oggi all’Expo, nel secondo giorno della settimana mondiale del pomodoro nel wuale si è tenuto, presso il conference centre dell’esposizione universale, il convegno dal titolo “Il sistema della ricerca e dell’innovazione per il pomodoro da industria a servizio del consumatore”, organizzato dall’Università Cattolica del Sacro Cuore in collaborazione con la Stazione sperimentale per l’industria delle conserve alimentari, l’azienda sperimentale Vittorio Tadini, l’azienda sperimentale Stuard e dall’Università degli Studi di Napoli Federico II.

la filiera. «Negli ultimi anni – spiega Gabriele Canali, professore di Economia agro-alimentare presso la facoltà di Agraria nella sede distaccata di Piacenza dell’università Cattolica del Sacro Cuore di Milano – c’è stata una grande innovazione all’interno della filiera di tipo organizzativo di modo da arrivare ad ottenere un livello di organizzazione unico in Italia e, sul prodotto pomodoro, anche in Europa dal momento che non esiste nell’Unione un’interprofessione del pomodoro come quella italiana. Questo sistema ha iniziato a riconoscersi come tale, ha capito che c’è un destino comune e che bisogna collaborare dentro le filiere per diventare competitivi. In questo contesto la vera sfida è mettere insieme tutto il sistema della ricerca che lavora da un secolo si questa filiera».

Nel corso del convegno sono stati presentati alcuni dei progetti di ricerca attivi sulla filiera del pomodoro con i quali il comparto punta ad implementare la qualità, la sostenibilità e l’incremento della produttività.

L’operazione. «Stiamo facendo un’operazione di carattere nazionale – ha spiegato Marco Errani direttore dell’azienda sperimentale Vittorio Tadini – di promozione e di comunicazione del pomodoro nazionale e il convegno di oggi pomeriggio è servito a fare il punto della situazione della ricerca e dello sviluppo nazionale che ha coinvolto anche le aziende sperimentali. Si tratta di una filiera molto importante che vede l’Italia tra i leader mondiali sul fronte della trasformazione e dell’esportazione».

Tra le novità emerse c’è la mappatura del campo attraverso l’utilizzo di sensori montati sul trattore. Si tratta di un progetto di agricoltura di precisione del Gruppo Team un raggruppamento di imprese che coinvolge lo Studio di Ingegneria Terradat, Appleby Italiana e Casella Macchine Agricole, nato nel 2009 e finalizzato alla ricerca e all’innovazione sul campo.

Sensori e trattori. L’innovazione raggiunta si chiama Mecs – Crop, ossia Micro Environment and Canopy Sensor, versione CROP, un sensore che, montato su un trattore permette di monitorare e registrare le condizioni di campo e trasformarle in una serie di livelli informativi in forma di mappe tematiche che poi orientano l’agricoltore nella scelta degli interventi in campo da fare che, spesso, differiscono da zona a zona del campo. In questo modo si riesce ad ottimizzare l’uso di qualsiasi tipo di input dall’acqua, ad esempio, ai fitofarmaci, e tararlo in funzione della specifica esigenza di quella parte di coltura.

Horta. Lo spin-off di Horta ha proposto un progetto sulle tecniche colturali sostenibili replicando sul pomodoro i modelli green già applicati, da un paio d’anni, alla coltivazione del grano duro per Barilla. L’intento anche qui è quello di fornire dei modelli alternativi, sostenibili, a cominciare dal monitoraggio del campo, per continuare con il ripensamento dei sistemi di irrigazione o il mantenimento della sostanza organica nei terreni.

L’idea è quella di andare oltre la produzione integrata che, per quanto riguarda le aziende del distretto nord (che producono la metà dei volumi nazionali), riguardano il 96% del totale con un residuo 4% di coltivazioni bio.

L’irrigazione sotterranea. Tra le tendenze dell’innovazione agronomica spicca la ricerca di Vincenzo Tabaglio, ricercatore alla facoltà di Agraria, nella sede distaccata di Piacenza dell’università Sacro Cuore di Milano che è appena partita e che punta alla non-lavorazione dei terreni e all’irrigazione sotterranea garantendo importanti risparmi di acqua e agro-farmaci e un incremento della produttività delle piante. Tutto parte da un lato dalla mancata umidificazione delle foglie (perché l’irrigazione è sotterranea e sono le stesse radici a raccogliere dal terreno l’acqua di cui hanno bisogno) che riduce le condizioni di aggressione da parte di funghi e spore, d’altra parte, dal naturale arricchimento, per mancata lavorazione, del terreno di sostanza organica che determina un aumento di produttività.

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