Produzioni e clima, la lunga estate campana

Prima il caldo torrido poi la grandine, per non parlare degli incendi e infine i nubifragi. Il clima impazzisce ed i produttori campani non sanno più dove sbattere la testa alla fine di una campagna estiva che è stata dir poco disastrosa.

I danni. Confcooperative Fedagri, ha iniziato in questi giorni a fare la conta dei danni a fine stagione che, secondo una prima stima prudenziale, si aggirerebbero intorno ai 3 milioni di euro per tutto il comparto ortofrutticolo regionale con perdite di redditività per le imprese fino al 50% in meno e cali dei volumi superiori al 30%.

«La tropicalizzazione del clima e le temperature eccessive – denunciava Fedagri lo scorso agosto – stanno causando anomalie e danni ai nostri produttori. Se l’anno scorso la pioggia ha ritardato la maturazione e il raccolto di frutta estiva e di ortaggi, quest’anno abbiamo avuto il problema inverso. La terra soffre ed anche i nostri imprenditori agricoli».

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La campagna. La situazione sembrava normalizzata ma sabato scorso è arrivata la grandine. In un ora le aree interne dell’avellinese e del napoletano sono state letteralmente bombardate da palle di ghiaccio del peso anche di 100 grammi. «La grandine – spiega Alfonso Di Massa, presidente di Fedagri Campania – ha colpito quelle zone che ion qualche modo erano state risparmiate dal caldo dove si produceva soprattutto frutta a guscio, uva, olive e mele. Eccettuale poche nicchie di mercato come quelle del melone e delle anguria, la produzione regionale è in ginocchio. Questa mattina abbiamo inviato con urgenza alla regione la richiesta ufficiale per la dichiarazione dello stato di calamità in attesa che, a fine campagna, si possano quantificare con precisione i danni subiti per potere anche realizzare un piano di interventi a sostegno del comparto ortofrutticolo regionale».

Tra le misure invocate dalle aziende c’è la proroga dei pagamenti esattoriali, le agevolazioni per l’accesso al credito e la creazione di un fondo regionale a copertura dai rischi climatici.

Il rischio. «Dopo il pomodoro– continua Di Massa – le pesche sono stato il prodotto più penalizzato dall’andamento climatico. Ma nessun settore è stato risparmiato sia sul fronte orticolo che dei frutteti. Abbiamo stimato che questa campagna ha determinato una perdita di reddito per le aziende di circa il 50% in meno rispetto all’anno scorso con cali di produttività intorno al 30%. Se la regione non interviene qui si rischia il fallimento dell’agricoltura campana».

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