Pomodoro, pronto un accordo tra il distretto nord e quello sud

Sarà firmato alll’Expo, nel corso della settimana mondiale del pomodoro attualmente in fase di svolgimento, l’accordo tra il distretto nord e il distretto sud del pomodoro.

L’accordo. La sigla è prevista per il prossimo mercoledì 18 giugno e punta a determinare una svolta significativa nella comunicazione sui mercati esteri del pomodoro italiano attraverso la creazione di una linea univoca italiana sul mercato internazionale sia sul fronte della comunicazione e della promozione (il pomodoro come prodotto made in Italy)  che su quello dello scambio di dati sulle previsioni di produzione per meglio programmare le produzioni agro-industriali rispetto alla domanda mondiale .

Gli obiettivi. «L’obiettivo – spiega Annibale Pancrazio, presidente del polo distrettuale del pomodoro da industria del Centro-sud Italia nonché vice-presidente dell’associazione che organizza la settimana mondiale del pomodoro all’Expo di Milano – è che il messaggio che arriva sul mercato sia unico. Noi promuoviamo il pomodoro italiano non solo quello di una regione specifica o di un singolo territorio anche se si continuerà a lavorare  per mantenere le specificità territoriali che sono un arricchimento e una peculiarità italiana. Vogliamo evitare lo scontro frontale con i giganti del mercato come Stati Uniti e Cina. Con questi player non possiamo competere né sui prezzi né sulle quantità. Però possiamo e dobbiamo lavorare sulla qualità, sul servizio, sui nomi, sulla tradizione. Puntiamo ad un segmento di mercato alto, il più alto per fascia di prezzo che si possa trovare sugli scaffali delle catene di supermercati mondiali. Ma per riuscire a raggiungere questi obiettivi dobbiamo necessariamente lavorare insieme senza divisioni territoriali».

Lo scambio di dati. L’altro elemento fondamentale dell’accordo riguarda lo scambio di dati statistici tra i due distretti in particolare quelli riguardanti i volumi prodotti e le superfici coltivate in modo da potere prevedere in anticipo sulla campagna la quantità di prodotto che andrà ad essere immessa sul mercato e permettere di tarare l’offerta in base a queste risultanze.

«Non si tratta di un obiettivo facile – chiarisce Gabriele Canali, professore di Economia agro-alimentare presso la facoltà di Agraria nella sede distaccata di Piacenza dell’università Cattolica del Sacro Cuore di Milano – dal momento che non esistono puntuali sistemi di raccolta dati e quelli che ci sono, sono ancora piuttosto imprecisi. Si tratta però di informazioni molto importanti per l’industria che così ha la possibilità di capire se ci sarà più tensione sui mercati con eccesso o carenza di produzione e quindi avere info in anticipo».

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