Peraitalia rinnova il pack e guarda agli Usa e al Medio Oriente

«Siamo partiti con prezzi molto bassi anche per le Abate. Nonostante l’ottima qualità del prodotto, a causa del blocco dei consumi, la pressione sui prezzi da parte della gdo italiana e internazionale è stata molto forte. Ma da metà ottobre la situazione è cambiata. Già a metà novembre PeraItalia® ha registrato un andamento delle vendite superiore alle previsioni. Il venduto dei nostri soci supera il 35% del totale disponibile per tutte le varietà raccolte. Il prodotto non conservato si sta esaurendo e si comincia anche a vedere una ripresa dei prezzi medi sui mercati. Sul fronte prezzi siamo più ottimisti sulla seconda parte della stagione quando pensiamo che il riequilibrio tra domanda ed offerta porterà ad avere un livello di prezzi superiore e più soddisfacente per le nostre Abate».

Sui vari mercati PeraItalia è partita con iniziative innovative. In primo luogo puntando allo svecchiamento dell’immagine della pera e a un suo riposizionamento in termini di servizio. E quindi nuove confezioni da 2-3 frutti, già inserite in otto gruppi della grande distribuzione italiana e in alcuni gruppi europei. «Siamo soddisfatti dei primi risultati di queste nuove proposte ‒ commenta Torreggiani ‒. Con queste confezioni vorremmo valorizzare la pezzatura media dell’Abate che è sempre stato un tallone d’Achille della produzione in termini di reddito. Le nuove confezioni permettono di ottenere una marginalità maggiore di quelle tradizionalmente utilizzate per questa fascia di prodotto (cestino/vassoio). Nella seconda parte della campagna faremo un test anche su un innovativo packaging per il prodotto sfuso che il Consorzio ha messo a punto e che completerà la gamma di offerta a marchio PeraItalia®. Ci aspettiamo, lavorando sullo sfuso e sui diversi calibri, di avere risultanti altrettanto significativi».

Sul fronte extraeuropeo, PeraItalia® aveva puntato su 3 grandi aree: Russia, Nord America e Medio Oriente. A causa del blocco del mercato russo, è stato giocoforza focalizzarsi sugli altri due mercati.

Nord America – Dopo la partecipazione al PMA di Los Angeles in Ottobre, si sono avviate nuove collaborazioni con operatori di quell’area per inviare i primi container di prodotto. In relazione all’impatto che avranno questi primi carichi si vedrà come proseguire. Il prodotto sarà accompagnato nei punti vendita da diversi materiali informativi, studiati appositamente per il consumatore americano.  Il primo obiettivo infatti è quello di far conoscere la pera Abate e le sue caratteristiche organolettiche. Un passo decisivo per giustificare il differenziale di prezzo che la pera italiana avrà rispetto alle varietà autoctone.

Medio Oriente – Partecipando al Wop di Dubai con uno stand, è stato registrato un buon interesse verso l’Abate. In particolare ciò che ha colpito di più è stata la dolcezza e la consistenza dell’Abate che sono state molto gradite dai visitatori dello stand. A seguito dell’iniziativa si stanno sviluppando contatti su diversi paesi dell’area per poter sviluppare uno sbarco.

«In entrambe le aree – commenta Torreggiani –  siamo consapevoli che servirà un percorso di medio lungo periodo i cui frutti potranno essere raccolti tra alcuni anni. Ma crediamo che se si creeranno le giuste condizioni, potranno rappresentare per il futuro della nostra pericoltura importanti sbocchi commerciali. Resta un grande rimpianto per quanto riguarda il mercato russo chiuso a causa dell’embargo. Quel paese in termini di volumi potrebbe rappresentare il mercato di maggior potenzialità nei tempi brevi. Che dire? Bisogna prendere atto della impossibilità a esportare per quest’anno e augurarsi che nonostante le ultime posizioni di Putin la situazione si sblocchi al più presto».

Il progetto PeraItalia è nato per dare risposte ai produttori attraverso la costruzione di un’aggregazione commerciale che fosse in grado di sostenere un progetto di valorizzazione che le singole imprese non potevano affrontare. «Dopo che per decenni si è fatto poco o niente per valorizzare e far conoscere l’eccellenza delle nostre pere – aggiunge Torreggiani – bisogna essere consapevoli che dare un futuro alla pericoltura emiliano romagnola ed all’Abate in primis, significa lavorare su più livelli per recuperare redditività per gli agricoltori. Significa lavorare sul recupero di costi, attraverso la ottimizzazione della filiera di lavorazione e confezionamento per le fasce di prodotto meno pregiate; costruire valore aggiunto con una comunicazione e soluzioni di vendita innovative per il prodotto di medio grande pezzatura, allargare gli sbocchi commerciali per ridurre le pressioni sui mercati tradizionali. È ovvio che da soli non possiamo raggiungere tutti questi obiettivi, ma vogliamo essere uno stimolo anche per altri che potranno unirsi o seguire strade simili».

Per PeraItalia la campagna 2014-2015 sarà un test importante per verificare se il progetto è sostenibile e se ci sono le condizioni per sviluppare proficuamente la strategia di valorizzazione che è stata messa a punto. I soci del consorzio si incontrano ogni 2 settimane per condividere le politiche commerciali da applicare ai diversi clienti italiani ed esteri. Attraverso questo lavoro comune si fa squadra e si contribuisce tutti insieme a superare steccati un tempo invalicabili, conclude Torreggiani. «Si tratta di vincere il conservatorismo di base del mondo agricolo, la diffidenza verso il nuovo, il cambiamento. Al tavolo di PeraItalia® si lavora su direttrici nuove: innovazione della filiera, comunicazione al consumatore, incremento dell’esportazione sui nuovi mercati. Per questo auspico la condivisione e l’aiuto di tutto il mondo produttivo. Strada facendo cercheremo le soluzioni più efficaci per dare risposte ai produttori, con la massima apertura verso tutti e senza nessun pregiudizio a priori per nessuna possibilità».

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