50 nuovi mercati per l’export giordano di F&V

La Giordania apre 50 nuovi mercati per il proprio export di frutta e verdura. Secondo quanto rivelato da una nota dell’Ice di Amman, tra le nuove destinazioni per i prodotti freschi della Giordania, sarebbero favorite le repubbliche ex sovietiche che, già a partire da questa campagna, starebbero cominciando ad assorbire importanti quantitativi di merce.
I DATI. Complessivamente nel 2014 sono uscite dai confini giordani 888mila tonnellate di frutta e verdura, in aumento del 12% rispetto all’anno precedente. L’85% di questi volumi è rappresentato dalle verdure come pomodoro, lattuga, peperoncino, cetriolo, melanzana, cavolfiore e zucchine. Ma la Giordania commercializza all’estero anche discreti quantitativi di pesche, agrumi e anguria. Un giro d’affari da oltre 800 milioni di euro che aumenta di anno in anno. Tra il 2010 ed il 2012 l’incremento è stato di quasi il 30% e questo nonostante la forte crisi idrica che colpisce il paese e che determina crescenti tensioni nel regno che non di rado sfociano in vere e proprie risse per il controllo dei pozzi.
LA CRISI IDRICA. Per far fronte a questa priorità il governo di Amman, lungi dall’impedire la coltivazione delle varietà più idrovore (pomodori, melanzane, anguria, pesche, ecc), ha attivato alcuni progetti che dovrebbero garantire una sorta di continuità nell’approvvigionamento idrico del paese. Tra questi c’è il progetto Disi, un bacino d’acqua immenso, nella parte sud del Paese, vicino al confine con l’Arabia e a circa 325 chilometri a sud di Amman. Qui, dal 2008 il governo giordano ha avviato un progetto che coinvolge anche il bacino dell’Oman e che sta fornendo alla capitale e ad altre città giordane un quantitativo di 100 milioni di metri cubi d’acqua all’anno che dovrebbe garantire l’autosufficienza per i prossimi 7 anni.
IL PROGETTO BAHRAIN. Parallelamente, sul piatto, c’è anche, un altro progetto imponente realizzato grazie all’accordo tra Israele, Giordania e Autorità Palestinese. Si chiama Progetto Bahrain e punta a riempire il mar Morto, il cui bacino si è ridotto significativamente negli anni, con acqua dissalata prelevata dal mar Rosso.
Lo studio dell’impatto ambientale del progetto è stato affidato alla veneziana Thesis che ha vinto la gara contro altri 18 competitor internazionali.
L’obiettivo del progetto Bahrain è di rendere potabili, dissalandoli, 200 milioni di metri cubi di acqua nell’immediato e di arrivare a pompare, da qui al 2060 qualcosa come 800 milioni di metri cubi per una spesa complessiva superiore ai 10 miliardi di dollari.

Se questo articolo ti è piaciuto e vuoi rimanere sempre informato iscriviti alla newsletter gratuita.

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento
Inserisci il tuo nome