Da maggio l’Agricatering sbarca a Ferrara

Dalla fine di maggio l’agricatering arriva anche in Emilia-Romagna con la presentazione a Ferrara (in occasione del festival dei diritti) del primo servizio di catering offerto direttamente dalle agricoltrici del territorio che impiegheranno le loro materie prime come, ad esempio, frutta e verdura, per la preparazione dei cibi proposti.

Il progetto. In pratica Agricatering è una via di mezzo tra un canale di distribuzione “a km zero” (che elimina le fasi di commercializzazione intermedia tra il produttore e il consumatore finale) e un canale promozionale delle materie prime (perché permette di fare conoscere i prodotti del territorio).

Per dieci anni è stato testato su iniziativa volontaria a Viareggio, in Toscana, dalle agricoltrici associate a Donne in campo, la branca rosa di Cia, al confederazione italiana agricoltori. Si tratta di un’iniziativa nata spontaneamente e poi sviluppatasi in un modello di business alternativo che si affianca e si aggiunge a quello del campo che adesso Cia vuole replicare in tutt’Italia.

Agricatering su Treno Verde

La storia. Circa dieci anni fa, alcune agricoltrici di Viareggio, per allargare il business, hanno iniziato a trasformare i propri prodotti e proporli con un servizio di catering, nelle manifestazioni istituzionali locali, ai convegni, alle feste private o ai matrimoni.

L’iniziativa ha ottenuto ottimi riscontri sin da subito e nel tempo è cresciuta a tal punto da spingere Donne in campo di Cia nazionale a depositare (a fine 2014) il marchio, Agricatering e un disciplinare unico, pubblicato a fine marzo 2015, che tutte le aderenti all’iniziativa devono rispettare. Requisito essenziale per potere aderire al circuito di Agricatering è che le imprese agricole siano a titolarità (o contitolarità) femminile oltre che essere associate a Cia, Donne in campo.

Marchio e disciplinare. «Abbiamo creato delle regole comuni – spiega Serena Giudici, coordinatrice Donne in Campo nazionale – che servono a fissare dei criteri di igiene, ad esempio, da applicare nella fase di produzione, trasformazione e servizio al pubblico. Ma anche finalizzate al rispetto della stagionalità dei prodotti, del loro legame con il territorio e della biodiversità nel senso che tutte le ricette che vengono proposte dovranno ricollegarsi alla tradizione agricola e culinaria del posto. È un modo questo anche per pomuovere le nostre colture e farle conoscere in occasioni importanti».

Dove si trova. Dopo l’esperienza in Toscana, l’iniziativa è stata relicata – sempre su base spontanea e sempre con successo– e anche in Basilicata e, dopo la nascita del marchio, approda adesso anche in Emilia-Romagna (info presso le sedi locali di Cia).

«Su Ferrara – spiega Sofia Trentini , coordinatrice Donne in campo Emilia-Romagna – abbiamo già messo insieme quattro o cinque aziende che lavoreranno per il primo evento di fine maggio, ma contiamo di adoprarci per coinvolgerne altre. Il discorso è appena iniziato a Modena e Parma, ad esempio, dove sono interessate già un paio di aziende per città. Abbiamo già sperimentato questo servizio sul Treno Verde che farà tappa in tutta la penisola portando i prodotti italiani d’eccellenza verso Expo ed il feedback è stato interessante anche perchè è un modo per creare un rapporto diretto fra produttore e consumatore e offrire la qualità dei prodotti freschi, praticamente cucinati appena raccolti e un patrimonio straordinario fatto di tradizioni e valori da rivivere e tramandare».

Il business. «Abbiamo stimato – continua Trentini – che su tutto il territorio nazionale si tratti del 5% circa del totale delle aziende e che il potenziale di business che si potrebbe sviluppare è di circa 150 milioni di euro l’anno. I nostri punti di forza sono i prodotti di eccellenza, la freschezza ma anche il fatto che, abbattendo la filiera, possiamo proporre materie prime a prezzi che in alcuni casi sono molto vantaggiosi rispetto a quelli di mercato».

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