Con FuturPera il comparto pericolo torna a ruggire

Il rilancio del comparto pericolo passa anche da FuturPera il primo evento fieristico internazionale dedicato alla valorizzazione della filiera, presentato oggi nella sede della regione Emilia-Romagna e pronto ad aprire i battenti a Ferrara Fiere dal 19 al 21 novembre 2015.

Un fiera verticale. «Non si tratta dell’ennesima fiera dell’ortofrutta – ha spiegato alla stampa Stefano Calderoni, presidente della società di scopo FuturPera srl partecipata da Organizzazione Interprofessionale Pera e Ferrara Fiere -. Non facciamo concorrenza alle fiere generaliste perché il nostro è un ragionamento di distretto. FuturPera è un evento specializzato e verticalizzato perché concentrato su un unico prodotto intorno al quale intendiamo portare tutta la filiera dagli agricoltori, ai buyer, ai produttori di macchine e attrezzature, alla ricerca, fino al consumatore».

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Gli eventi. Accanto alla naturale vocazione b2b, infatti, la manifestazione ha già in programma una serie di eventi – enogastronomici e culturali – rivolti ai consumatori che si svolgeranno sia all’interno dei padiglioni fieristici che nel centro cittadino di Ferrara. Mentre per gli operatori che arriveranno dall’estero saranno organizzati dei pacchetti di visite alle aziende produttive del territorio amplificando, in questo modo, al massimo il potenziale di incoming dell’evento.

L’export. «La logica – continua Calderoni – è quella di cercare un mercato di riferimento anno per anno e con il coinvolgimento della filiera di modo da cercare di capire insieme ai produttori quali possano essere gli sbocchi che realmente interessano».

Per questa prima edizione, che – secondo le previsioni di Filippo Parisini, presidente di Ferrara Fiere – conta di collocare circa 300 spazi espositivi, sono attesi operatori dal Sud-Africa, Brasile, Argentina e Cile che sono i principali competitor mondiali dell’Italia che riforniscono il mercato in contro-stagione.

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Il comitato scientifico. «Non dobbiamo avere paura dei competitor – ha spiegato Luciano Trentini, vice-presidente di Areflh, l’Assemblea delle regioni ortoflorofrutticole europee e presidente del appena costituito comitato scientifico di FuturPera –. Dobbiamo anzi fare in modo che diventino nostri alleati perché la concorrenza si batte con la conoscenza. Con questa logica è stato costituito il comitato scientifico che avrà il compito di proporre dei servizi agli operatori della filiera come, ad esempio, le analisi di mercato che sviluppiamo attraverso l’osservatorio dell’Assemblea delle regioni ortoflorofrutticole europee».

Interpera. Significativa in questo senso l’organizzazione all’interno degli spazi fieristici dell’ottava edizione di Interpera il più importante convegno internazionale di settore che potenzierà ulteriormente la capacità attrattiva di FuturPera.

L’obiettivo, insomma, è estendere la quota di export delle pere italiane la maggior parte delle quali, l’80%, sono prodotte in Emilia-Romagna. Ma per far questo occorre sviluppare tecnologia soprattutto sul fronte della conservazione poiché l’alta deperibilità rappresenta uno dei vulnus principali di questo prodotto.

L’innovazione. Non a caso una parte degli spazi espositivi saranno destinati alle aziende che fanno innovazione per rispondere ad una richiesta sempre più incalzante del comparto alla quale anche l’Organizzazione interprofessionale sta cercando di dare delle risposte.

«Stiamo investendo molto nella frigo conservazione – ha precisato Gianni Amidei, presidente dell’Organizzazione interprofessionale Pera – puntando verso tecnologie sostenibili ma stiamo lavorando anche su novità varietali e sull’applicazione di un disciplinare comune. Abbiamo iniziato a darci delle regole e la maggior parte dei nostri associati le applicano spontaneamente nonostante non abbiamo il livello di aggregazione richiesto per renderle vincolanti per tutti».

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Psr e aggregazione. La spinta all’aggregazione (che può contrastare la costante perdita di superfici coltivate per la scarsa redditività delle colture, circa il 2% all’anno) sarà anche uno dei temi portanti del prossimo Psr della Regione Emilia-Romagna sul quale Simona Caselli ha speso qualche parola, nel corso della conferenza stampa. «Attendiamo per il mese di aprile – ha detto – la comfort lettera da Bruxelles e, una volta arrivata questa, potremo iniziare a lavorare ai primi bandi. La nostra intenzione è quella di favorire la concentrazione dell’offerta attraverso una maggiore premialità per le domande presentate da aggregazioni di produttori».

Non si sbottona sui contenuti, però, per i quali ci sarebbe già la convergenza del mondo agricolo che, come ha precisato in una nota stampa «ha riconfermato in più occasioni la condivisione della nostra proposta di Psr invitandoci a concludere rapidamente il negoziato».

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