Campagna estiva, il punto di Agrosserva

Prezzi agricoli in calo (-2,8%) in un quadro congiunturale e con andamento fortemente altalenante. Nel confronto annuale in crescita le quotazioni per le produzioni vegetali dell’11,7% che compensanbo il calo generalizzato dell’intero comparto agricolo. Bene meloni e albicocche, stagione sotto tono per le ciliegie. Crisi strutturale per le pesche che potrebbe essere superata da nuovi sbocchi di mercato. È la fotografia del mercato fatta dal rapporto Agrosserva realizzato da Ismea e Unioncamere che analizza il secondo l’adamento del secondo trimestre 2015.

Carote, pomodoro e zucchine. Nel comparto orticolo, nonostante la nuova produzione e l’aumento degli investimenti, le quotazioni delle carote mantengono un forte divario positivo su base annua, in particolare all’origine dove rispetto allo scorso anno i prezzi sono più che raddoppiati. Deboli le quotazioni dei pomodoro a grappolo che, sia all’origine che all’ingrosso, hanno registrato ribassi mensili a maggio e giugno sui quali hanno influito le massicce importazioni di pomodoro olandese. Per le zucchine le rilevanti disponibilità, con la produzione favorita dalle temperature elevate, e la scarsa richiesta sui mercati, che ha penalizzato quasi tutti gli ortaggi da cottura, hanno mantenuto le quotazioni su livelli decisamente contenuti, soprattutto alla prima fase di scambio.

Meloni e albicocche. Positivo invece l’andamento dei prezzi dei meloni. Dopo i ribassi del secondo trimestre, riscontrati sia all’origine che all’ingrosso, nel mese di luglio le quotazioni, con l’ondata di caldo eccezionale, hanno ripreso a crescere, grazie anche a una buona qualità del prodotto. Sempre per effetto delle alte temperature si è osservato, peraltro, un anticipo della produzione, che potrebbe generare situazioni di carenza sul fronte dell’offerta nel mese di agosto.

Bene anche per le albicocche, grazie a una buona qualità del prodotto e un andamento regolare delle vendite. I prezzi si sono attestati su livelli mediamente più elevati rispetto allo scorso anno, anche per una produzione inferiore a quella dello scorso anno, sia a livello nazionale che nell’Ue. Da rilevare, a causa delle alte temperature di luglio, un anticipo della maturazione delle varietà tardive che potrebbe limitare l’offerta nelle fasi conclusive della commercializzazione, con qualche tensione sui prezzi.

Pesche. Campagna difficile per le pesche. L’andamento climatico di luglio ha accelerato il processo di maturazione dei frutti e spinto le operazioni di raccolta, determinando una situazione di generale eccesso di offerta sul mercato delle pesche con effetti negativi sulle quotazioni in Italia, sostanzialmente allineate ai bassi livelli dell’anno scorso. Una situazione aggravata dalla mancanza dello sbocco russo, che tende inevitabilmente ad aumentare le pressioni concorrenziali sui circuiti europei. Le scarse piogge nel mese di maggio hanno inoltre determinato un calo complessivo nelle dimensioni dei frutti, con un’elevata percentuale di pesche e nettarine di calibro medio-piccolo.

La crisi strutturale. Nel confronto con il 2014, anno meteorologicamente difficile con riflessi molto negativi sulla qualità delle produzioni, la qualità risulta migliore. In termini quantitativi, a detta dei testimoni privilegiati partecipanti all’indagine di luglio, sono stati conseguiti risultati abbastanza differenti a seconda dei diversi areali produttivi, ma a livello complessivo i livelli medi siano in linea con quelli dello scorso anno, se non leggermente inferiori. Ciononostante, i volumi di pesche prodotti risultano maggiori rispetto alla capacità di assorbimento del mercato. D’altra parte, sul fronte della domanda, le elevate temperature di quest’estate avrebbero dovuto spingere verso l’alto i consumi, a differenza di quanto era avvenuto lo scorso anno, quando il basso livello dei consumi era stato attribuito alle basse temperature e alle copiose precipitazioni.

Secondo gli operatori del settore, gli squilibri tra offerta e domanda attestano la presenza di una crisi strutturale del comparto, di fronte alla quale diventa opportuno riconsiderare tutta l’organizzazione del settore delle pesche-nettarine, a partire dalle scelte varietali, passando per gli aspetti tecnico-produttivi, fino ad arrivare alle politiche di commercializzazione e marketing. Di fatto il mercato delle pesche-nettarine funziona ormai come il mercato di una commodity e se gli operatori italiani non ridefiniscono drasticamente il loro posizionamento di mercato rischiano di soccombere rispetto ai concorrenti esteri che riescono a produrre a costi nettamente inferiori rispetto a quelli italiani. A ciò, infine, si aggiunga, sempre secondo i testimoni privilegiati, che gli attuali livelli di prezzo sono nettamente inferiori ai costi di produzione.

Ciliegie e uva. Campagna piuttosto sotto tono per le ciliegie, con i prezzi che hanno mostrato costanti flessioni sia su base congiunturale che tendenziale. Si sono registrati cali delle quotazioni nel periodo di massima produzione, sia per la sovrapposizione della produzione pugliese con quella modenese, sia per la costante presenza di prodotto spagnolo e turco esitato a prezzi fortemente concorrenziali. Inoltre in molti areali la qualità è risultata inferiore alla norma e le piogge di giugno hanno determinato un’alta percentuale di prodotto di scarto.

Avvio positivo per l’uva da tavola Con un ritardo di circa un mese sono iniziate negli areali siciliani le operazioni di raccolta delle uve da tavola Vittoria scambiate a prezzi più elevati rispetto all’anno scorso. Esordio favorevole anche per le varietà pugliesi. Il profilo qualitativo ottimale, grazie al sole e al caldo che hanno caratterizzato il periodo della maturazione, ha agevolato gli scambi, avvenuti finora sulla base di quotazioni superiori a quelle della scorsa campagna.

Anche le esportazioni hanno potuto beneficiare dell’ottimo livello qualitativo. D’altra parte, le quantità raccolte sono risultate in diminuzione rispetto al 2014 a causa di una primavera piuttosto rigida (alcuni testimoni privilegiati pugliesi parlano di un calo del 20%). I costi di produzione hanno potuto beneficiare di una sensibile riduzione, rispetto all’anno scorso, dei trattamenti contro gli agenti patogeni, ma sono cresciuti a causa di un maggior fabbisogno di irrigazione, conseguente alla siccità.

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