Cavolfiore, il clima stravolge la campagna

Continua il trend della stabilizzazione dei prezzi dopo i picchi causati da gelo e freddo al Sud Italia
Continua il trend della stabilizzazione dei prezzi dopo i picchi causati da gelo e freddo al Sud

Al Caab di Bologna gli operatori fanno fatica a trovare del cavolfiore. L’andamento bizzarro del clima di questo inverno – caratterizzato da una prima parte piuttosto mite e da una primavera che tarda ad arrivare – ha stravolto la campagna.

Quest’anno il cavolfiore si è commercializzato con un mese di anticipo (quindi a febbraio) perché il clima mite dell’inverno ha anticipato la raccolta e determinato un eccesso produttivo. Mentre il mese di marzo, che dovrebbe essere quello che dà il via alla campagna, è invece caratterizzato da una significativa carenza di prodotto.

La campagna. Le variazioni a fisarmonica del mercato che hanno visto crollare i prezzi nella prima parte di campagna e farli lievitare adesso che le quantità in commercio sono esigue, non sono servite a garantire una redditività dei produttori che, in alcune zone d’Italia, come ad esempio la Campania o la Puglia, stanno già progettando di riconvertire una parte delle colture alla produzione di altre orticole.

«Stiamo assistendo ad un vero e proprio buco di mercato – ci spiega Roberto Donà, export manager di Eurofrut, un broker presente al Caab, il centro agroalimentare di Bologna – perché si fa fatica a trovare prodotto al punto che i prezzi sono triplicati nel giro di qualche settimana. Se nel mese di febbraio caricavo un collo da 9 chili a 3,5 euro adesso ce ne vogliono anche 12. Questo, per noi broker, rappresenta un problema perché se prima facevamo dieci camion senza problemi adesso facciamo fatica a riempirne uno con la conseguenza che anche i nostri margini si sono ridotti».

Le prospettive. Lo stravolgimento della campagna commerciale ha penalizzato prima di tutto i produttori che, in alcuni casi, per via dello straordinario eccesso produttivo, hanno dovuto lasciare marcire i frutti sulle piante perché impossibilitati a raccoglierli.

«Un mese fa – ci spiega Bernardo Cirillo, della ditta Fratelli Cirillo di Torre Annunziata, in provincia di Napoli – eravamo costretti a lasciar marcire sulle piante fino ad un terzo del raccolto. Fino a questa campagna avevamo circa 1,5 milioni di piante su 70 ettari di azienda agricola ma l’incertezza climatica ci sta spingendo a diversificare le produzioni di modo da non dovere più subire il rischio di una stagione nera come questa in cui neanche la spinta al rialzo dei prezzi degli ultimi tempi servirà a risarcirci dalle perdite della prima parte di campagna con colli da nove chili venduti anche a due euro. Se l’anno scorso avevamo registrato margini del 5% quest’anno siamo scesi al 15% al di sotto dei costi. Dall’anno prossimo pensiamo di ridurre di un terzo la produzione di cavolfiore e introdurre nuove orticole per diversificare e ridurre il rischio climatico e di mercato».

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