La sostenibilità al centro della convenzione tra Fondazione Mach e Apot

    L’accordo sulla frutticoltura tra Fondazione Mach e Apot è stato rinnovato lo scorso 18 marzo a San Michele all’Adige per il triennio 2019-2021

    Da sinistra il presidente di Apot, Ennio Magnani, e il presidente di Fondazione Mach, Andrea Segré

    Rinnovata la collaborazione per la ricerca e la  sperimentazione in frutticoltura tra la Fondazione Edmund Mach  e Apot (Associazione produttori ortofrutticoli trentini). L’accordo, valido per  il triennio 2019-2021, è stato sottoscritto lo scorso 18 marzo a San Michele all’Adige e mette al centro di attività e servizi l’obiettivo della sostenibilità.

    Il percorso di condivisione delle attività e di compartecipazione dei costi parte da lontano (la prima convenzione relativa ai servizi risale al 2008) e trova un’ulteriore conferma con questo rinnovo (per un importo di quasi un milione di euro all’anno) firmato da Andrea Segré, presidente della Fondazione Edmund Mach, e da Ennio Magnani, presidente di Apot , alla presenza del dirigente del Centro Trasferimento Tecnologico, Claudio Ioriatti.

     

    La convenzione renderà anche più competitivi i 4.500 frutticoltori di Apot

    “Il rinnovo – ha commentato Segré –  contiene delle novità  con l’obiettivo di migliorare ulteriormente la collaborazione. Tra queste uno sguardo ancora più attento alla sostenibilità e al suo valore. Mettiamo a disposizione le nostre competenze scientifiche, nella consapevolezza che produttori, ricercatori e consumatori debbano dialogare e muoversi tutti nella stessa direzione, quella della sostenibilità”.

    “La collaborazione ha importanza vitale – ha sottolineato il presidente di Apot – perché assicura un certificato di qualità e salubrità dei nostri prodotti, un plus in più sul mercato italiano e internazional. La convenzione prevede di fornire assistenza tecnica a 4.500 frutticoltori che lavorano sul territorio nella convinzione di poter potenziare la loro competitività. Anche la sperimentazione applicata diventa un punto di partenza per gli obiettivi di sostenibilità e qualità che questo sistema si è dato”.

     

    Il programma di collaborazione

    Il programma delle  convenzione si focalizza sul rinnovo della consulenza tecnica territoriale per tutti i soci delle organizzazioni di produttori associati ad Apot, sulle certificazioni delle produzioni, sulle attività sperimentali e sulle prove dimostrative.

    In particolare viene rinnovato il servizio di consulenza per le colture melo, ciliegio e piccoli frutti, susino, albicocco e actinidia, comprendente la consulenza da parte del tecnico, la messaggistica che arriva all’agricoltore, l’accesso ai dati delle stazioni agrometeo.

    L’attività di consulenza per il mantenimento delle certificazioni delle produzioni ha recentemente affiancato al consolidato percorso della certificazione Global gap, il nuovo modulo che riguarda gli aspetti legati alla responsabilità sociale e al welfare dei lavoratori (Grasp).

    Continua anche l’attività formativa attiva da molti anni per i soci, attraverso un percorso condiviso che consente all’agricoltore di accumulare crediti formativi utili al rinnovo dell’autorizzazione all’acquisto e uso dei prodotti fitosanitari, consolidando un vero e proprio percorso di formazione permanente per oltre 3.600 agricoltori.

     

    Le attività sperimentali

    Per quanto riguarda le prove sperimentali si va dalle ricerche sul miglioramento delle tecniche di produzione più idonee per le varietà di recente introduzione fino al controllo dell’epoca di maturazione e al supporto per la conservazione dei frutti, passando attraverso la sperimentazione nell’ambito delle tecniche di coltivazione e di difesa dalle avversità.

    Le ricerche in materia di difesa dalle avversità proseguono per la Drosophila suzukii, gli scopazzi del melo e afidi attraverso lo sviluppo di nuove tecniche di contenimento, e su altre di recente introduzione come le sperimentazioni sul controllo biologico della cimice asiatica o nuove alterazioni delle mele come la patina bianca e le fumaggini.  Alcune di queste attività sono già programmate su piano pluriennale, mentre altre vengono aggiornate di anno in anno in base alle necessità e alle problematiche via via emergenti.

     

    Cimice asiatica, le strategie di difesa

    “La cimice asiatica si sta diffondendo – sottolinea Claudio Ioriatti, del Centro di trasferimento tecnologico della Fondazione Edmund Mach – su tutto il territorio della provincia di Trento. Le colture più colpite sono quelle orticole ed in particolare le solanacee. In assenza di queste, essendo l’insetto estremamente polifago, si riversa sulle colture disponibili e da noi, per via della larga diffusione, principalmente sul melo. La strategia di lotta più efficace attualmente disponibile è l’uso delle reti anti-insetto. Laddove non sia possibile installare le reti è consigliato di intervenire con insetticidi specifici quando si verifica la concomitanza di presenza di catture nelle trappole e di danno sulla frutta”.

    In Fondazione Mach è stato costituito un gruppo di lavoro trasversale che comprende ricercatori del centro di ricerca e innovazione e sperimentatori e tecnici della consulenza appartenenti al Centro di trasferimento tecnologico. L’obiettivo è quello di coordinare le attività di monitoraggio, sperimentazione e ricerca al fine di poter consigliare ai produttori le tecniche di controllo più efficaci oggi disponibili e nel contempo di sviluppare nuove modalità di controllo per il prossimo futuro. “Le linee di ricerca su cui siamo impegnati sono:  la ricerca e implementazione del controllo biologico; la messa a punto della tecnica del maschio sterile e l’uso della comunicazione vibrazionale per aumentare l’efficacia delle trappole di monitoraggio.

    Nella lotta contro la cimice asiatica in frutteto potrebbe essere impiegato anche un insetto antagonista. “Riteniamo strategica – ha spiegato Alessandro Dalpiaz, direttore di Apot –  la modifica della legislazione per aprire all’importazione di insetti antagonisti naturali della cimice, presenti nei paesi di origine in Asia, che dopo un necessario periodo di insediamento e moltiplicazione potranno controllare lo sviluppo della cimice in maniera naturale”.

     

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