La Fiammante: un pomodoro pagato il 40% in più

Il brand di punta di Icab ha costruito una filiera 100% italiana che premia gli agricoltori

La Fiammante è il brand di punta di Icab (Industrie Conserve Alimentari Buccino). Il suo core business è il pomodoro
La Fiammante, sede a Buccino (Sa), è il brand di punta di Icab (Industrie Conserve Alimentari Buccino)

Filiera italiana, tracciata fin dalla semina, lavorazione semi-artigianale, meccanizzazione della raccolta contro il caporalato. E un pagamento del prezzo della materia fino al 40% in più rispetto ai contratti nazionali. L’isola felice è a Buccino (Sa), ai confini del Parco nazionale del Cilento, dove si producono le conserve alimentari La Fiammante, brand di punta di Icab.

Il ceo Francesco Franzese “Al Sud Siamo gli unici ad avere la Social FootPrint per il pomodoro”

Il giovane ceo Francesco Franzese, 39 anni
Il giovane ceo Francesco Franzese

La Fiammante è il brand di punta di Icab (Industrie Conserve Alimentari Buccino), azienda familiare con 50 anni di esperienza, che produce e distribuisce altri due marchi che rappresentano la storia conserviera del made in Italy, La Paesana (o F.lli Paudice, nato insieme a Cirio) e La Reale. Siamo a Buccino, ai confini del Parco nazionale del Cilento. Lo stabilimento, di 100mila mq, impiega 400 addetti. Il pomodoro è il core business.

La filiera è 100% italiana, il patto con gli agricoltori prevede un giusto prezzo concordato, con la certificazione Social FootPrint. “Siamo gli unici ad averla al Sud per il pomodoro – ricorda il ceo Francesco Franzese, 39 anni –. Paghiamo circa il 35-40% in più rispetto ai contratti dell’Emilia-Romagna. La filiera è al 75% con l’Op Mediterranea, che ha circa 35-40 produttori. Il resto è rapporto diretto: produttori-industria. Riusciamo a dare il 20% di acconto già a gennaio-febbraio di mille euro a ettaro – fa sapere –. Anche al Sud si può produrre un pomodoro etico, ma bisogna lavorare per stare in piedi”.

Le buone pratiche: meccanizzazione della raccolta contro il caporalato, irrigazione a goccia, lotta integrata o bio

La filiera è al 75% con l’Op Mediterranea, che ha circa 35-40 produttori
La filiera è al 75% con l’Op Mediterranea

I produttori devono seguire un disciplinare di produzione, accordi sulla scelta varietale, metodologia di coltivazione. “Le pratiche agricole sono quelle di lotta integrata o bio (quest’ultimo incide per il 6%) e risparmio idrico. Usiamo l’irrigazione a goccia e stiamo sperimentando alcune varietà con il Cnr di Napoli, che consumano meno acqua”.

La meccanizzazione delle operazioni è utilizzata a contrasto del ricorso al caporalato.  “È tutto raccolto meccanicamente, eccetto il Dop San Marzano che viene raccolto a mano ma viene pagato molto di più”

La produzione del pomodoro La Fiammante nasce su 500 ettari di campi di diverse regioni, Puglia (l’area della Capitanata), Basilicata, Campania, Toscana e Molise. Le conserve utilizzano anche varietà nobili, come il San Marzano Dop, il pomodorino del Piennolo del Vesuvio, il Corbarino, lavorate a poche ore dalla raccolta. E hanno piena tracciabilità.  “Siamo anche interessati alla nutraceutca: abbiamo da tempo lanciato un prodotto, Licolife. Con un gioco di calore, riusciamo a raddoppiare la quantità di licopene”.

Nella gdo il marchio La Fiammante è presente in Conad, Sigma, Carrefour, Metro, Crai, Coop, Decò. E incide per il 90 % nel fatturato globale di Icab, che è 20 milioni. L’export pesa per il 30%, con 40 Paesi raggiunti. La rete di distribuzione è in costante espansione e comprende anche l’Associazione Verace Pizza Napoletana.

Funky Tomato: il marchio che fa lavorare i detenuti nei terreni confiscati alla camorra

Nel 2016 e 2017 La Fiammante ha conseguito per due anni consecutivi il Premio internazionale Eccellenza dell’Anno Le Fonti Awards quale “leader ed eccellenza del made in Italy nel mondo, esempio concreto della possibilità di fare filiera in Italia creando un circolo virtuoso”. Nell’ultimo anno l’azienda si è unita al progetto di rete solidale Funky Tomato, il brand del pomodoro del riscatto, con sede logistica a Scampia. “Facciamo lavorare i detenuti in alcuni terreni confiscati alla camorra, insegnandogli il mestiere di agricoltori”.

Se questo articolo ti è piaciuto e vuoi rimanere sempre informato iscriviti alla newsletter gratuita.

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento
Inserisci il tuo nome