Il Radicchio Rosso Treviso Igp cerca più visibilità nella gdo

Al Convegno di Zero Branco è emerso il valore aggiunto del packaging che deve essere in grado di distinguere il prodotto certificato

Il convegno sul Radicchio Treviso Igp di Zero Branco (Tv)

Il Radicchio Rosso Treviso Igp gioca la carta del packaging per guadagnare più visibilità e valore presso la gdo. “In questa stagione appena iniziata abbiamo già avuto richiesta di 400mila sigilli per confezioni da chilo e mezzo chilogrammo ed è evidente che i nostri produttori stanno rispondendo alle esigenze della Gdo per distinguere a prima vista l’Igp sugli scaffali dei supermercati. Perché il consumatore è pronto a spendere anche un po’ di più se ha certezza di qualità”.

Lo ha spiegato Denis Susanna, direttore del Consorzio di tutela nel corso del convegno “Il Radicchio di interroga sul suo futuro. Le dinamiche della filiera: dal campo, al mercato al consumatore”, organizzato dal Consorzio di tutela, dalla testata Terra e Vita, da Macfrut e Aop Veneto Ortofrutta, che si è svolto a Zero Branco (Tv sede di Opo Veneto) il 13 novembre scorso (il video è sul canale di Youtube Verde a Nord Est).

Radicchio Rosso Treviso Igp

“Non è sulla quantità né sul prezzo che si gioca la battaglia del Radicchio di Treviso e pur in un mercato globale, abbiamo oggi l’opportunità di valorizzare al massimo il prodotto collocandolo della gamma più alta dell’ortofrutticolo mondiale” ha ricordato Paolo Manzan, presidente del Consorzio di Tutela.

 

Il prodotto certificato rappresenta solo il 3% della quota venduta nella gd

L’appuntamento a Zero Branco è coinciso con l’avvio ufficiale della stagione del Radicchio Treviso Tardivo Igp, una eccellenza che rappresenta ancora una nicchia nell’ambito della produzione nazionale di radicchio. I numeri presentati da Elisa Macchi del Cso Italy sono stati chiari: “Nel 2017 in Italia si sono prodotte 234mila tonnellate di radicchi su 13.700 ettari, di questi 7.700 sono coltivati in Veneto (64%). Un mercato da 60milioni di euro che va in controtendenza rispetto al calo dei consumi ortofrutticoli: +7 il prezzo, +5% i consumi che corrispondono ad un +12% di spesa”. Ma se il radicchio piace agli italiani (e soprattutto alle famiglie venete che ne acquistano oltre 5 kg a stagione per una spesa media superiore ai 10 €), il vero Radicchio di Treviso Igp rappresenta solo il 3% della quota venduta all’interno della grande distribuzione.

 

Difesa del marchio in Paesi extra-Ue e revisione del disciplinare

“Pur rappresentando in questo panorama solo alcune centinaia di tonnellate certificate l’anno – ha affermato Susanna – stiamo ponendo in atto alcune importanti azioni di valorizzazione: una revisione del disciplinare sul fronte delle rese per ettaro per riconoscere le migliori tecniche agricole, ampliamento dell’area di produzione e adeguamento del packaging. D’altra parte, stiamo portando avanti una grande operazione per il deposito del marchio Radicchio di Treviso anche nei Paesi extra UE, Usa, Canada, Russia, Svizzera, Giappone, Australia”.

E’ intanto in fase ormai conclusiva l’approvazione del nuovo disciplinare per il Variegato di Castelfranco Igp: il prossimo 21 novembre il consiglio del Consorzio vedrà in deliberazione una proposta di allargamento dell’Igp ai territori di Castelfranco Veneto, Riese, Resana, Loreggia, San Zenone, Loria, Povegliano, Massanzago, Villanova di Camposampiero, Borgoricco e Santa Maria di Sala (tra le province quindi di Treviso, Padova e Venezia, portando da 17 a 28 i Comuni dell’area storica).

 

Aumento del 20% delle vendite Coop di Radicchi igp negli ultimi mesi

“Da un anno il Radicchio di Treviso IGP è stato valorizzato all’interno della nostra linea “Fior Fiore” che raccoglie il meglio della produzione tipica italiana – ha spiegato Giuseppe Iasella di Coop Italia – è stato un successo straordinario. Basti dire che il valore delle vendite di radicchi Igp in Coop è balzato in pochi mesi al 20% dei 13milioni totali. I produttori devono capire che si tratta di un patto con i consumatori che li impegna a garantire ogni giorno la qualità”. La penetrazione del prodotto anche sul mercato interno più migliorare ancora molto: oggi il 60% del prodotto è consumato nelle regioni del Nord, c’è tutto un Sud Italia da conquistare.

“Basta con la vendita di prodotto sfuso, il vostro prodotto è troppo delicato per la vendita self service e troppo pregiato per essere venduto in un banco indifferenziato – ha spiegato Sergio Fessia, responsabile ortofrutta di Eataly – servono packaging adatti, capaci di raccontare la storia del prodotto, di mettere in evidenza il valore aggiunto”. Il responsabile ortofrutta del colosso creato da Oscar Farinetti è stato quasi provocatorio: il futuro sarà il radicchio confezionato e marchiato singolarmente, cespo per cespo.

A Zero Branco era presente anche Federico Boscolo, di Royal Rose Cultiva azienda californiana che già produce radicchi (1.700 ettari) per il mercato USA che però guarda con interesse alla commercializzazione di radicchio di Treviso Made in Italy: “Il prodotto italiano ha un valore aggiunto straordinario per gli americani, siamo convinti che vi siano enormi potenzialità di sviluppo in questo mercato”

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