Donne a capo di un’impresa agricola, una scelta per il 54%

L'indagine nazionale che l’Associazione Pink Lady Europe ha commissionato alla società di ricerca Swg sulle donne che guidano un'azienda agroalimentare

Da sinistra le imprenditrici del food Angela Valeria De Pellegrin, Immacolata Palombo, Isabella Potì,Sonia Peronaci, Viviana Varese, Roberta Schira

In Italia oltre 600mila donne sono alla guida di un’impresa agroalimentare e rappresentano il 29% del totale della filiera. Con il 18%, il settore è al terzo posto tra quelli con maggiore concentrazione femminile, dopo commercio e servizi.

Il talento al femminile e le sue declinazioni nel settore food sono state al centro dell’evento “Il Cibo è Donna – Il Fattore Rosa secondo Pink Lady” dello scorso 20 novembre, occasione per presentare i risultati di una survey nazionale che l’Associazione Pink Lady Europe, in sintonia con questa visione, ha commissionato alla società di ricerca Swg.

L’indagine Pink Lady/Swg evidenzia che lo spirito imprenditoriale è nel Dna e nella storia personale delle imprenditrici intervistate: il 60% ha sempre avuto in mente di lavorare in proprio e l’80% viene da una famiglia con un’azienda nel settore agroalimentare.

Per il 54% lavorare in agricoltura è stata una scelta (immediata o maturata nel tempo), per il 40% un’occasione e solo per il 6% un ripiego. Due terzi delle intervistate si è dichiarata molto soddisfatta della strada intrapresa.

Anche le donne intervistate hanno mostrato il loro interesse per il mondo del food: se vi fossero le condizioni, il 18% ambirebbe senza esitazione a diventare imprenditrice in quel settore, il 48% la vedrebbe come una eventualità probabile, mentre solo il 6% la esclude a priori.

Le imprenditrici devono misurarsi con difficoltà e limiti da superare. Tra le prime spicca la difficoltà di accesso al credito (47%) e ai servizi di prossimità nelle aree rurali (40%), l’impreparazione del mercato all’innovazione (20%), lo scarso accesso di queste attività alla ricerca (20%), l’insufficienza di corsi di formazione accessibili e adeguati (13%). Quanto ai secondi, le intervistate ammettono una limitata esperienza di marketing e comunicazione (27%), la difficoltà di conciliare lavoro e famiglia (27%) e i servizi informatici e tecnologici (7%).

Il cooking show della chef Viviana Varese

Pink Lady ha portato come testimonial Viviana Varese, Isabella Potì, Sonia Peronaci, Angela Valeria De Pellegrin e Immacolata Palombo,  cinque tra le migliaia di donne che sono a capo di un’azienda in agricoltura, ristorazione, Distribuzione, Pasticceria e Comunicazione.

 

Le imprese femminili crescono, ma guadagnano meno

L’indagine ha coinvolto un panel di imprenditrici e un campione di donne di età compresa tra i 29 e i 65: in Italia nel 2017 le imprese al femminile erano oltre 1,3 milioni, pari al 21,86% del totale: 10mila in più rispetto all’anno precedente e quasi 30mila in più rispetto al il 2014. Eppure, secondo i dati raccolti dalla Commissione Ue, nei 28 paesi membri le donne titolari d’impresa guadagnano in media il 6% in meno dei colleghi uomini: il “gender gap” resiste anche nell’imprenditoria.

 

L’agroalimentare: scelta di passione

Sollecitate a spiegare i motivi dell’interesse verso il settore agroalimentare, imprenditrici e donne hanno fornito risposte non sempre univoche. Per chi già conduce un’azienda prevalgono la passione (47% vs. il 17% delle donne) e le buone opportunità economiche (40% vs. 18%), oltre alla riscoperta di un mondo insieme antico e moderno (27% per entrambe le categorie). La motivazione preferita dalle donne coinvolte nella survey è la vita sana (53% vs. il 7% delle imprenditrici).

Seguono la voglia di natura (30% vs. 20%) e il desiderio di ritrovare ritmi ormai dimenticati (21% vs. 7%). Le donne più delle imprenditrici vedono nell’agroalimentare anche grandi potenzialità di innovazione (13% vs. 7%).

 

Tenacia, competenza e capacità organizzativa

Quali abilità occorrono per svolgere con efficacia la propria attività? Le imprenditrici mettono ai primi tre posti la tenacia (60%), ancora una volta l’essere innamorate del proprio lavoro (53%) e un mix di competenza, organizzazione e gratificazione nell’essere autonome (27%). Le donne mettono al primo posto competenza e formazione (41%), capacità organizzative (40%) e tenacia, anche di fronte alle difficoltà (36%).

 

I trend, attenzione al cibo, e-commerce, km 0 e agriturismi

Altri insight interessanti emersi dalla survey sono quelli riguardanti le tendenze che stanno caratterizzando il mondo agroalimentare. Secondo sia le imprenditrici che le donne, spiccano su tutte l’attenzione al cibo, le nuove forme di vendita, come quelle che puntano sull’online o sui prodotti a km 0 e la formula dell’agriturismo. Assai meno trendy risultano l’informazione sul settore e la presenza di cultura e arte nell’ambito food. “Pollice verso” nelle risposte delle donne anche per il rilancio di specie antiche e trascurate, così come per l’investimento nella ricerca volta a migliorare le tecniche di allevamento e agricole, tendenze queste che, anche se riscontrano meno interesse sui media, risultano significativamente importanti per le imprenditrici.

 

 

 

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