Chiusure domenicali: cosa dice la proposta e le reazioni dei retailer italiani

La proposta arrivata in Commissione ha subito suscitato reazioni da parte di Federdistribuzione e dei responsabili della gdo italiana

La nuova proposta depositata in commissione Attività Produttive della Camera, che regolamenta le chiusure domenicali e festive degli esercizi commerciali ha suscitato un ampio dibattito nel mondo retail italiano, con molte voci contrarie con qualche distinguo. Vediamo intanto cosa prevede la proposta.

Cosa dice il testo in materia di chiusure domenicali

Si ipotizzano 26 aperture domenicali su 52 con chiusura degli esercizi commerciali nelle 12 festività nazionali, ma con una deroga per 4 giorni di apertura festiva e un massimo di 26 per le domeniche da stabilire su scelta delle Regioni. Gran parte del mondo retail puntava ad arrivare a 40 domeniche.

Le Regioni decideranno come distribuire o concentrare le 26 domeniche. Ci sono poi deroghe per tutti i centri storici e per i negozi di vicinato, con possibilità di apertura tutte le domeniche eccetto le festività e in base alla metratura del pdv, con un convitato di pietra: l’eCommerce

Per chi viola le nuove norme sono previste sanzioni amministrative da 10.000 a 60.000 euro, con raddoppio in caso di recidiva. I proventi saranno reinvestiti in azioni per contrastare l’abusivismo commerciale e per il decoro urbano.

La posizione di Federdistribuzione sulle chiusure domenicali

Allarmata la nota stampa rilasciata da Federdistribuzione, che parla di una diminuzione dei livelli occupazionali di 30.000 unità e un calo dei consumi per un valore di oltre 4 miliardi di euro, diminuiranno gli investimenti delle imprese e tutto ciò si sommerà al mancato servizio ai consumatori che dovranno modificare le proprie abitudini.

Federdistribuzione si interroga anche sulla mutazione delle dinamiche del mercato: “questo provvedimento può dare un ulteriore impulso all’eCommerce, penalizzando il commercio fisico, che è un settore ad alta intensità occupazionale”.

Le reazioni del mondo retail italiano

Tramite Twitter a caldo, #chiusuredomenicali è stato un trend topic nella giornata di ieri, e con dichiarazioni riprese dalla redazione di Mark Up, non sono mancate le prese di posizione dei retailer italiani, anche a favore di una regolamentazione delle chiusure come nel caso di Eurospin.

Tra i primi a commentare Giorgio Santambrogio, Ad gruppo Vegé, che bolla il provvedimento come un “inconcepibile ritorno al Medioevo, lo scenario che si prospetta con questa bozza di legge risulta discriminante per alcune categorie, perché non garantisce il mantenimento della pluralità commerciale, creando una conseguente disparità nei confronti delle grandi superfici, che vengono maggiormente penalizzate. Se da una parte infatti questo testo potrebbe tutelare i piccoli negozianti dall’altra affossa completamente il comparto della grande distribuzione che nel weekend genera il grosso del fatturato della settimana”. Il giorno prima su Twitter aveva usato un’aforisma di La Rochefoucauld

Mario Gasbarrino, presidente Unes aveva affidato così a Twitter il suo commento

sotto il quale non sono mancate discussioni che hanno visto coinvolti altri attori del retail italiano come Massimo Lucentini, direttore generale di Todis.

Sul fronte discount è Eurospin ad avere la posizione favorevole già dalla bozza precedente  Noi come gruppo eravamo favorevoli al disegno di legge precedente, che prevedeva l’apertura di 12 domeniche e la chiusura durante le festività, salvo deroghe per le zone turistiche e i centri storici. Scelte legate all’idea di poter salvaguardare in questo modo non tanto la gdo, quanto a quei piccoli esercizi famigliari, quell’imprenditoria alla base della nostra struttura economica, che ha garantito negli anni crescita del nostro Paese. Oggi questo non è più possibile, perché non ci sono più le stesse opportunità e questo tipo di aziende, un tempo destinate a diventare anche grandi imprese, è sempre più in difficoltà. Non solo: crediamo che per chiunque passare del tempo in famiglia e con i propri, la domenica o durante le feste, sia un momento essenziale della vita di ciascuno. Può darsi sia una posizione minoritaria, ma siamo convinti di questo“.

Mentre anche Ernesto Dalle Rive, presidente Novacoop Piemonte, sottolinea gli effetti negativi per gdo e consumatori, con il comunicato in cui si precisa che il lavoro festivo vale per il gruppo 130 milioni di fatturato.

Per Gabriele Nicotra, direttore acquisti Finiper, la discussione del provvedimento arriva giusto nel momento in cui per il secondo trimestre consecutivo il Pil italiano registra un segno meno, e quindi l’Italia è entrata in recessione tecnica.

Preoccupato anche Maniele Tasca, direttore generale di Selex: “Questo disegno di legge riduce apertamente la libertà delle imprese e che avrà un’influenza negativa sull’intero comparto della gdo, non solo alimentare, ma soprattutto non food e centri commerciali. Recenti studi valutano di cali dell’occupazione compresi tra le 40mila e le 100mila unità, cui si aggiungono, in un contesto economico che diventa sempre più difficile (come conferma dati statistici recenti) riduzioni dei consumi. Un’altra criticità riguarda l’iniquità di trattamento nei confronti dell’eCommerce, che può continuare a raccogliere ordini, creando così lavoratori di serie A e di serie B. Infine, è assurdo riportare tutto alle regioni. Si tratta di scelte incomprensibili, basate su parametri non corrette, mentre invece si potevano prevedere degli interventi progressivi con sperimentazioni per capire le soluzioni più adatte”.

Chiudiamo con Eleonora Graffione, presidente di Coralis: “Nessun decreto dovrebbe sostituire la libertà imprenditoriale, che deve però essere corretta nel trattamento economico dei lavoratori”.

 

Foto di apertura by Tim Mossholder on Unsplash

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