Gdo in fuga dalla plastica tradizionale: obiettivo nel fresco è il packaging zero

Nella bolla sferica da bere della start up Skipping Rocks Lab, il packaging è un involucro fatto di alga
Nella rivoluzionaria bolla sferica da bere ideata dalla start up Skipping Rocks Lab, il packaging è fatto di alga

Fuga dal packaging.  Il gruppo Foodstuffs, che controlla il 53% del mercato alimentare retail della Nuova Zelanda, ha firmato la New Zealand Plastic Packaging Declaration con la quale si impegna entro il 2025 a eliminare il packaging  per i prodotti freschi nei supermercati e, ove necessario, a usarlo al 100% biodegradabile e compostabile. Ma il trend nella gdo è ormai mondiale.

Vendite nel fresco aumentate del 300% con pack bio

Food in the nude è il nome della campagna che, a quanto riportano alcuni media, sta facendo bene visto che in certi supermercati alcuni prodotti ortofrutticoli hanno avuto performance di vendite del +300%.  Nel mondo è ormai guerra alla plastica tradizionale non compostabile, che dunque è destinata a  termovalorizzatori o discariche (e in parte al riciclo).  La catena Whole Foods, proprietà Amazon, è tra le più all’avanguardia e cerca di vendere il più possibile prodotti freschi senza packaging con sistemi di scaffalature refrigerate.

Dai funghi alle alghe, il nuovo packaging sostenibile

Nell’ambito delle bioplastiche biodegradabili l’Italia è molto avanti a livello tecnologico.  Tra le più innovative c’è Bio-On che sfrutta la tecnica della fermentazione, attivata da batteri, utilizzando materia prima da scarti agricoli per produrre biopolimeri totalmente naturali impiegati in svariati ambiti.

Molte start up in Italia stanno lavorando soprattutto nella produzione di biopackaging ottenuto da scarti agricoli nell’ottica dell’economia circolare. Un esempio è Mycoplast. Coltiva funghi come collante per un materiale bio, chiamato mogu, che può essere utilizzato anche come packaging alimentare.

All’orizzonte la ricerca punta all’utilizzo anche delle algheSkipping Rocks Lab, una start up londinese ha fatto da apripista. Ha abolito il packaging, creando una bottiglia d’acqua commestibile. Il prodotto (Ooho) è infatti contenuto in una bolla sferica gelatinosa, una membrana sottile fatta di alghe, interamente naturale e biodegradabile, che va sbucciata come un frutto per berne il contenuto.

 

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