Usa, troppi kiwi italiani sul mercato e i prezzi precipitano

C’è troppo kiwi italiano sul mercato nordamericano ed i prezzi crollano. Lo rivela un articolo del The Packer, una rivista dedicata ai temi dell’agricoltura di Philadelphia che spiega come, l’eccesso di prodotto sul mercato abbia determinato dei crolli nelle quotazioni fino al 45% in meno.

Le cause. I grandi volumi dall’Italia, determinati anche da una eccezionale annata nella penisola oltre che dall’incremento produttivo programmato dalle aziende che hanno piani di espansione sui mercati dell’export, si stanno sovrapponendo in questi giorni con i volumi cileni che per contro registrano un anticipo rispetto alla stagionalità consueta.

Di norma il prodotto italiano, che iniziava ad arrivare con i primi di marzo, rimaneva sul mercato fino alla fine di aprile quando (già a partire dalla seconda o terza settimana del mese) subentrava il prodotto cileno.

La campagna. «Ci aspettiamo – ha affermato pochi giorni fa Jason Bushong division manager Giumarra Wenatchee, la divisione della Giumarra Cos. della costa Ovest con base a Los Angeles – che il prodotto italiano abbia una stagionalità più lunga quest’anno rispetto agli anni passati e allo stesso tempo sappiamo che i primi container dal Cile sono già partiti con un mese di anticipo rispetto al calendario ordinario. La situazione si complica perché oltre all’allungamento della stagione per entrambi i Paesi dobbiamo fare i conti con un incremento di volumi dall’Italia».

I prezzi. Il che, in parole povere si traduce in un crollo di prezzi sul mercato che passano dai 16-17 dollari per container da 20 libbre registrati nello stesso periodo dell’anno scorso, agli 11-13 dollari di quest’anno. «Il mercato di quest’anno sulla costa Est – ha spiegato Chris Kragie, fruit manager di Madera, la sede californiana di Western Fresh Marketing – è il più basso che abbia visto da molti anni a questa parte».

L’esplosione del kiwi italiano ha spinto il gruppo Oppenheimer a mollare la fornitura di kiwi californiano per rivolgersi solo a quello proveniente dal Belpaese. «Non possiamo che sperare – ha spiegato Steve Woodyear-Smith, direttore della categoria frutti tropicali del gruppo – che la campagna cilena si sviluppi lentamente».

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