C’è lavoro nell’ortofrutta, ma il costo frena gli investimenti

Un convegno promosso da Italia Ortofrutta ha messo al centro la questione occupazione

Il fattore lavoro è oggi una delle principali criticità per le imprese ortofrutticole
Il fattore lavoro è una delle principali criticità per le imprese ortofrutticole

Il 43% dei rapporti di lavoro attivati in agricoltura nel 2017 fa riferimento alle colture ortofrutticole. Ma il costo del lavoro incide per il 59% sul valore aggiunto del settore, contro il 50% del vitivinicolo, anch’esso labour-intensive. Sono alcuni dei dati dello studio Nomisma-Italia Ortofrutta (Ortofrutta in Italia: profilo di un settore labour intensive), presentato in occasione del convegno Ortofrutta: il fattore lavoro come elemento di competitività del settore, promosso da Italia Ortofrutta, svoltosi oggi presso Fico Eataly World (Bologna).

Il 43% dei rapporti di lavoro attivati in agricoltura fa riferimento alle colture ortofrutticole: ma il costo del lavoro incide sulla competitività

Incidenza del costo del lavoro sul prezzo medio di vendita delle Op per alcuni prodotti (dati 2019)
Incidenza del costo del lavoro sul prezzo medio di vendita delle Op
per alcuni prodotti

Dopo i saluti di Andrea Segré (presidente fondazione FICO) e Simona Caselli (assessore all’Agricoltura Regione Emilia Romagna), Gennaro Velardo, presidente Italia Ortofrutta, ha introdotto le relazioni di Vincenzo Falconi, direttore Italia Ortofrutta, ed Ersilia Di Tullio, senior project manager di Nomisma.

L’ortofrutta (346mila imprese, 900mila ettari di superficie) contribuisce alla creazione di un quarto del valore dell’agricoltura italiana, con 13,5 miliardi di euro di valore della produzione (dati 2018). Nel 2017 si sono registrati 1.097.007 occupati nel settore agricolo (+ 4% nel periodo 2012-2017), prevalentemente al Sud (57%), seguito dal Nord (31%) e Centro (12%). E il 43% dei rapporti di lavoro attivati fa riferimento alle colture ortofrutticole. Ma il fattore lavoro ha aspetti in chiaroscuro.

“Circa il 40% del ricavo delle vendite di una organizzazione di produttori del settore ortofrutticolo (OP) è destinato a remunerare il solo fattore lavoro – ha rimarcato Vincenzo Falconi, direttore di Italia Ortofrutta –. Le giornate di lavoro per ettaro necessarie in fase di coltivazione e raccolta variano da 81, per le mele, fino alle 516 per la fragola. La mancanza di redditività del settore – ha aggiunto – ostacola gli investimenti in ricerca, sviluppo e innovazione. È necessario quindi impostare scelte strategiche che intervengano per restituire valore e competitività del settore”.

“Dallo studio di Nomisma- Italia Ortofrutta emerge come l’ortofrutta, pur essendo uno dei settori di maggiore rilievo dell’agricoltura italiana, sconti ancora un’eccessiva frammentazione produttiva che incide sulla competitività del comparto – ha rimarcato Ersilia Di Tullio, senior project manager Nomisma . L’Italia sconta un differenziale di competitività rispetto ad altri player europei e extraeuropei, avvantaggiati da un costo del lavoro in agricoltura inferiore rispetto a quello italiano”.

In Italia si lavora  per 11,1 euro all’ora: in Marocco per 1 euro all’ora

L'Italia sconta l'alto costo del lavoro, superiore a quello della Spagna
L’Italia sconta l’alto costo del lavoro

L’Italia genera il 15% del totale del valore della produzione ortofrutticola dell’Unione europea, seconda sola alla Spagna (21%). I dati dicono però che nel nostro Paese con 39 ore di lavoro settimanali il salario agricolo medio è di 11,1 euro all’ora; in Spagna, con 44 ore, è di 6,8 per ora; in Marocco, con 48 ore, si lavora per 1 euro all’ora.

“Il  fattore lavoro è oggi una delle principali criticità con cui le imprese ortofrutticole si confrontano – ha sottolineato il presidente di Italia Ortofrutta, Gennaro Velardo –. Le difficoltà non sono soltanto legate a soddisfare la domanda in quantità, ma anche in qualità, con lavoratori qualificati e formati. Alle istituzioni chiediamo percorsi di concreta semplificazione degli iter burocratici in fase di gestione della manodopera, di quella stagionale in particolare. E di favorire i percorsi di reclutamento e di formazione. E chiediamo una norma che consenta di dare visibilità alla produzione!”.

Il convegno si è chiuso con una la tavola rotonda, moderata da Duccio Caccioni – coordinatore scientifico Fondazione Fico – cui ha preso parte Claudio Durigon (sottosegretario ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali), Gianluca Lelli (Capoarea economica Coldiretti), Massimiliano Giansanti (presidente Confagricoltura), Cristiano Fini (presidente CIA Emilia Romagna), Gianmarco Guernelli (Responsabile acquisti ortofrutta Conad). Le conclusioni dei lavori sono state di Alessandra Pesce, sottosegretario ministero delle Politiche Agricole, Alimentari, Forestali e del Turismo.

(Immagine di apertura Creative Commons CC0)

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