Proexport: «I produttori devono poter scegliere l’imballaggio»

Le cassette di plastica riutilizzabile costano fino al 69% in più per il produttore, un sovra costo che si traduce in una perdita annua di circa 64 milioni di euro.

Lo studio. Sono i risultati dello studio “Analisi comparativa dei costi”: imballaggi in cartone ondulato Vs casse di plastica riutilizzabili” promosso da Proexport Murcia, l’associazione degli esportatori della regione spagnola e presentato nel corso del convegno “Contenitori e imballaggi come fattori di redditività e sostenibilità del settore ortofrutticolo spagnolo” tenutosi ieri a Murcia.

Lo studio ha messo in luce che l’attuale uso di contenitori in plastica applicato al 23% della produzione ortofrutticola murciana di lattuga, broccoli, peperoni melone, carciofo e pomodoro determina costi aggiuntivi (rispetto all’uso di imballaggi in cartone ondulato) di 27,6 milioni di euro l’anno per il produttore. Se si guarda all’intera produzione di frutta e verdura della regione, il sovra costo lievita a 63,7 milioni di euro.

Pedro Torres durante su intervención

La prassi. «Nonostante questi dati – ha spiegato Fernando Gomez, direttore generale di Proexport Murcia – c’è una pratica invalsa nel settore, e da più voci segnalata, che, nella maggior parte dei casi, sono in clienti internazionali a scegliere l’imballaggio e le aziende non hanno potere di intervenire. E questo anche se le si tratta di opzioni insostenibili sia economicamente che da un punto di vista ambientale per il »produttore.

Gli svantaggi economici sarebbero dati dal costo che viene determinato sommando una tassa per l’utilizzo di ogni cassa a cui si deve aggiungere anche una sorta di cauzione per ciascun pezzo. Negli ultimi anni, questa attività è cresciuta rapidamente ed, oggi, è utilizzata dalla maggior parte catene distributive che impongono le casse di plastica riutilizzabili ai propri fornitori.

Ramón Tubío en su ponencia

I risparmi. Per contro, secondo la ricerca esposta da Proexport, con l’impego di imballaggi con cartone ondulato, le aziende possono risparmiare tra i 27 centesimi e un euro e dieci a confezione (cioè tra i 4 e i 18 centesimi al chilo) che equivarrebbero ad un aumento di fatturato, in termini di risparmio, del 22%.

«Una maggiore unità delle aziende produttrici – hanno spiegato Antonio Villafuerte e Pedro Torres, professori di San Telmo Institute – può essere un modo per avere più voce in capitolo e difendere in maniera più efficace i propri interessi e la propria posizione nella catena del valore agroalimentare. Per affrontare con successo le sfide del settore bisogna superare lo squilibrio tra i produttori, commercializzatori e la crescente concentrazione distributiva».

Beatriz Villanueva - directora del IPS

Il valore aggiunto. Uno dei modi per aggiungere valore sarebbe quello di mettere in atto meccanismi di differenziazione attraverso l’innovazione di prodotto e la creazione e la promozione di brand presso il consumatore finale. In questo contesto, la libera scelta degli imballaggi da parte dei produttori è visto come uno dei passi principali per ottimizzare i costi e aggiungere valore al marchio del produttore.

L’ambiente. Tra le altre cose è stato esaminato anche il tema dell’attenzione ambientale. «Sono sempre di più le aziende – ha chiarito Beatriz Villanueva, direttore dell’Ips, l’Istituto per la produzione sostenibile – che fanno un’analisi dei rischi ambientali per il loro business che hanno un impatto sulla catena di fornitura, sulla produttività, redditività, sull’immagine dell’azienda e sul valore del marchio. In questa stessa direzione va anche la legislazione nazionale. Si pensi alla legge sui residui del 2011 che incoraggia l’uso di imballaggi e contenitori sostenibili e li definisce come quelli realizzati con materie prime rinnovabili, riciclabili e biodegradabili».

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