Crescono del 2% i consumi di ortofrutta

Davide Vernocchi (Presidente ACI Settore Ortofrutticolo), Simona Caselli (Assessore Agricoltura Regione Emilia-Romagna), Paolo Bruni (Presidente CSO Italy), Andrea Olivero (Vice Ministro MIPAAF), Elisa Macchi (Direttore CSO Italy), Marco Salvi (Presidente Fruitimprese)

Consumi in lenta ripresa, favoriti dai nuovi trend alimentari dei cibi innovativi e dalle connotazioni salutistiche, ma gli accordi commerciali restano frenati dal protezionismo. Oggi la difesa del settore passa però anche da Bruxelles. Così Paolo Bruni, presidente di Cso Italy, il Centro Servizi Ortofrutticoli di Cesena, ha fatto il punto sullo stato di salute dell’ortofrutta italiana e tracciato un primo bilancio dell’annata appena conclusa durante la conferenza stampa che si è svolta a Bologna il 13 gennaio scorso.

“Non basta più solamente fare sistema, oggi – ha affermato il presidente del Cso Italy – occorre una maggiore incisività  da parte della nostra rappresentanza in Europa, con l’obiettivo di difendere i consumi di ortofrutta, la sostenibilità ambientale, l’abbassamento delle emissioni di C02.

Secondo Bruni in futuro sarà sempre più necessario ragionare a livello di Ue per “spingere l’acceleratore  sui trattati di commercio mondiale e ampliare i nostri mercati di sbocco.  Prioritario quindi privilegiare gli accordi in ambito Ue e non per singolo Paese. In ogni caso diventa indispensabile un coordinamento europeo anche sostanziale. La Cina sarà fondamentale nei prossimi anni anche per l’ortofrutta e come Cso Italy abbiamo in corso un importante progetto europeo per promuovere l’export ortofrutticolo in quel Paese”.

Per quanto riguarda invece il mercato interno la ricetta è quella di riconquistarlo attraverso un’efficace comunicazione e promozione dei prodotti Made in Italy. “Serve, oggi più che mai ha detto Bruni – una struttura tecnica in grado di fornire supporto operativo per tutti questi interventi e il Cso noi pensiamo sia lo strumento ideale”.

Il vice-Ministro  per le  Politiche agricole, alimentari e forestlai Andrea Olivero ha ricordato l’impegno del Tavolo per l’internazionalizzazione dell’agroalimentare, sostenuto con il ministero delle Sviluppo economico, per accompagnare le strategie di crescita dell’ortofrutta, asse portante dell’agroalimentare.

“I prossimi mesi – ha detto Paolo De Castro, coordinatore Commissione Agricoltura e Sviluppo Rurale del Parlamento Europeo, vedono all’ordine del giorno dell’agenda europea importanti dossier. Sul versante interno, modifiche e miglioramento mirati alla semplificazione potranno ottenersi con il regolamento omnibus e la riforma Pac post-2020. Per quanto riguarda invece il versante esterno, dopo il congelamento del TTIP, è stata data un’importante accelerata agli altri accordi commerciali. Il Ceta, l’accordo commerciale con il Canada, sarà ratificato dal parlamento europeo a febbraio ed è in dirittura d’arrivo anche l’accordo con il Giappone. Infine nei prossimi mesi si avvieranno i negoziati con l’Australia e la Nuova Zelanda. Tutti questi accordi si riferiscono a mercati importanti per gli sbocchi commerciali italiani: sta ora al nostro settore ortofrutticolo essere in grado di fare sistema per saper cogliere al meglio tutte queste opportunità”.
Analizzando nel dettaglio i consumi e i principali indicatori economici del settore, si evidenzia una ripresa degli acquisti di ortofrutta (+2%) da gennaio a novembre 2016 rispetto allo stesso periodo del 2015, ma la crescita non compensa certamente il calo drammatico dal 2000 al 2013 con il crollo del 20% dei consumi da 9,5 a 7,6 milioni di tonnellate. Oggi gli acquisti di ortofrutta si attestano su 8,1 milioni di tonnellate di cui 4,5 milioni di tonnellate di frutta e agrumi e 4,7  di verdura e ortaggi. Crescono i consumi dei prodotti ad alto contenuto di innovazione (top performer: radicchi, insalate, mele, fragole, nettarine, meloni).
In termini di canali di vendita dal 2000 al 2015 sono crescono del 44% i volumi di acquisto totali della Gdo, è calato il dettaglio tradizionale e sono aumentati del 35% i volumi di acquisto su canali diversi (gas, farmer market ed e-commerce). Le famiglie che acquistano più ortofrutta sono i single (261 kg/anno) e i bicomponenti (193 Kg/anno pro-capite).
Sul fronte delle esportazioni la crescita è costante con un +9% dal 2005 al 2015. Oggi l’Italia esporta 3,8 milioni di tonnellate di ortofrutta. L’import si ferma invece a 2,9 milioni di tonnellate, peraltro segnando nei primi 9 mesi del 2016 un calo del 7% sullo stesso periodo del 2015. Questo assicura il risultato positivo della bilancia commerciale.

“Nonostante le numerose difficoltà l’export di ortofrutta – sottolineato Marco Salvi, presidente di Fruitimprese – continua a crescere e gli ultimi dati aggiornati a settembre 2016 indicano un +5,8% in quantità ed un +4,5% in valore. E’ legittimo prevedere che il fatturato consuntivo del 2016 superi ampiamente il brillante risultato raggiunto nel 2015 di 4,5 miliardi di euro. E’ un dato importante che non deve distogliere l’attenzione dai tanti problemi che assillano gli operatori: stagnazione dei consumi, competitività, embargo russo, instabilità politica nei paesi del bacino sud del Mediterraneo. Considerato che il mercato europeo è ormai saturo, diventa sempre più impellente allargare gli orizzonti e concentrare gli sforzi per l’apertura di nuovi mercati. Mi riferisco in particolare ai paesi del Far East, dove il Pil continua a crescere in misura doppia o tripla rispetto all’Europa”. “Sul fronte produttivo – dichiara Elisa Macchi – direttore di Cso Italy –  l’annata si prospetta senz’altro migliore della precedente  sia per le pere che per il kiwi grazie ad una offerta meno consistente ed una qualità dei prodotti ottimale”.

Per Davide Vernocchi, presidente Aci settore Ortofrutticolo “Alla luce delle dinamiche internazionali che hanno visto  l’embargo russo, la Brexit, le turbolenze politico-religiose che hanno coinvolto il Nord Africa e i dubbi che emergono  su quella che sarà la futura politica commerciale Americana, diventa ancora più impellente il rafforzamento del ruolo della Comunità Europea considerati gli  incalcolabili danni economici che il comparto ha subito negli ultimi tempi”. “Più aggregazione produttiva e commerciale per vincere la sfida dei mercati; più ricerca e innovazione varietale; più promozione”. Per Simona Caselli, assessore emiliano-romagnolo all’agricoltura e presidente di Areflh, l’associazione delle regioni ortofrutticole europee, è questa la ricetta per sostenere il comparto ortofrutticolo.

“La ripresa dei consumi in corso – ha spiegato Caselli – e la crescita dell’export sono segnali importanti che dobbiamo valorizzare e sostenere. E’ una sfida che si gioca anche a livello europeo e che come Areflh abbiamo ben presente. Tra i temi al centro del mio mandato vi sono il rafforzamento delle organizzazioni di produttori a livello transnazionale, per aumentarne la capacità contrattuale nei confronti della grande distribuzione e la forza di penetrazione in nuovi paesi; una nuova ocm ortofrutta più dinamica e flessibile e la questione delle barriere fitosanitarie che troppo spesso agiscono come vere barriere commerciali. Sul fronte della ricerca l’Emilia-Romagna è in prima fila. Grazie ai Gruppi operativi per l’innovazione una delle novità di questa programmazione, mettiamo a disposizione nei diversi settori 50 milioni di euro per aumentare la qualità dei prodotti e delle tecniche di produzione”.

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