Gli italiani divorziano dalla frutta

Continuano a calare i consumi di frutta in Italia, mentre crescono in Europa. Ma, nonostante questa tendenza, gli italiani restano ancora i maggiori consumatori di frutta del continente.

La frutta è parte integrante e fondamentale della dieta mediterranea e il suo apporto nutritivo è ben noto alla popolazione del Belpaese. Tuttavia, dal 2000 a oggi i consumi frutticoli in Italia sono calati alla media dello 0,7% l’anno. Ciò significa che rispetto a inizio millennio si sono consumate oltre 470mila tonnellate in meno di frutta.

I dati. In Europa occidentale, invece, nello stesso periodo si è registrato un aumento dell’8,3%, ma tra i diversi Paesi c’è una forte eterogeneità (tab. 1). Al contrario di quanto avviene in Italia, in Francia e nel Regno Unito la popolazione consuma rispettivamente il 13,8% e l’8,8% in più di frutta rispetto a 15 anni fa.

Tabella 1 – Consumi di frutta: tassi di crescita (%) e valori assoluti (.000 tonnellate)

Paesi

Var 2014/00 %

CAGR 2000-14

 %

2000-14 Valori assoluti

VALORI TOTALI

 

 

 

Europa occidentale

8,3

0,6

2.618,9

Francia

13,8

0,9

304,2

Italia

-9,4

-0,7

-476,2

Regno Unito

8,8

0,6

195,6

VALORI PRO-CAPITE

 

 

 

Europa occidentale

-0,5

0,0

-0,3

Francia

4,4

0,3

1,6

Italia

-15,8

-1,2

-14,0

Regno Unito

-0,5

0,0

-0,2

Fonte: Elaborazioni Nomisma su dati Euromonitor.

In Italia il consumo pro-capite cala in maniera preoccupante: -15,8% negli ultimi 15 anni. Rispetto al 2000 un italiano consuma in media 14 kg in meno di frutta l’anno, che equivalgono a 38 grammi in meno al giorno, cioè quasi il 10% della razione giornaliera di ortofrutta consigliata dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (4 porzioni di frutta e verdura per circa 400 grammi). Sempre nel nostro Paese, il consumo pro-capite di frutta nel 2014 non ha superato i 75 kg l’anno, pari a 205 grammi al giorno. In Francia e nel Regno Unito i consumi di frutta sono molto bassi: non raggiungono i 40 kg pro-capite, di fatto in questi Paesi si consuma a malapena una porzione al giorno.

La tendenza di lungo periodo dei consumi pro-capite è il fattore distintivo dell’Italia: il trend è progressivamente decrescente, mentre in Francia si registra una crescita importante dal 2005 al 2007 (+2 kg pro-capite), per poi mantenere nella seconda parte della serie le posizioni acquisite. Anche nel Regno Unito dal 2007 in poi c’è una decisa inversione: dopo una crescita di 5 kg pro-capite nei primi anni Duemila, si registra un calo della stessa entità, che riporta i valori di consumo a quelli del 2000 (Fig. 1). Non c’è dubbio che in questi paesi la crisi abbia inciso sui consumi di frutta.

Agrumi e mele. Un aspetto che accomuna il consumo nei tre paesi è la preferenza per tipologia di frutta. La frutta invernale – che comprende arance e mandarini, limoni, pompelmi, pere, mele e uva – è la categoria di consumo prevalente (l’incidenza sul totale è pari al 56% in Italia, 53% in Francia e 51% in Regno Unito), favorita anche dal più ampio periodo di produzione e conservazione dei relativi prodotti.

Certamente anche la vocazione produttiva dei tre paesi è una chiave di lettura della composizione dei consumi di frutta: non è infatti un caso che sia proprio il Regno Unito a mostrare i più alti consumi di frutta esotica (banane e ananas) a fronte di una minore quantità di frutta estiva (pesche, prugne, fragole, ciliegie, mirtilli), pari all’8% del totale (in Italia è il 14% e in Francia il 13%; Fig. 2).

Ci sono tendenze che suggeriscono però alcune trasformazioni nelle preferenze di consumo di frutta, stimolate sia dai nuovi sistemi di conservazione che dai crescenti flussi di importazioni, che rendono reperibili durante l’intero corso dell’anno quasi tutti i tipi di frutta.

Tabella 2 – Consumi totali di frutta stagionale a volume (.000 tonnellate) e variazioni %

Italia

Regno Unito

Francia

2013

Var 2013/08

%

2013

Var 2013/08

%

 

2013

Var 2013/08

%

Invernale

2.584,1

-10,2

1.250,6

-8,4

1.312,5

-2,3

Estiva

656,8

6,4

199,1

3,1

324,3

-2,8

Esotica

564,1

0,5

749,2

-9,2

437,6

5,6

Altri tipi

791,2

2,1

243,6

-6,3

401,7

-4,3

TOT

4.596,2

-4,9

2.442,5

-7,6

 

2.476,1

-1,4

Fonte: Elaborazioni Nomisma su dati Euromonitor.

 

Dal 2008 a oggi la frutta invernale ha subito una diminuzione nei consumi in tutti e tre i Paesi considerati, con un decremento di maggior entità in Italia, dove le quantità consumate si riducono per oltre il 10%. Sul fronte opposto, la crescita più elevata si registra per la frutta estiva in Italia (+6,4%) e nel Regno Unito (+3,1%) e per la frutta esotica in Francia (+5,6%). In Italia arance e mandarini sono la categoria preferita, con oltre 925mila tonnellate consumate nel 2013, seguono a breve distanza le mele (880mila tonnellate).

Consumi elevati di questi due tipi di frutta hanno senz’altro motivazioni legate alla tradizione e al territorio: secondo dati Faostat, nel 2013 la produzione italiana di arance ha raggiunto 1,7 milioni di tonnellate, nono posto nella graduatoria dei maggiori produttori di arance mondiali. Lo stesso anno la produzione di mele è stata di oltre 2,2 milioni di tonnellate, che colloca l’Italia al quinto posto per produzione mondiale. Oltre alle quantità prodotte è soprattutto l’elevata qualità di mele e arance italiane a giocare un ruolo fondamentale nella spinta all’acquisto, come ad esempio l’Arancia Rossa di Sicilia Igp e la Mela Alto Adige Igp.

Se le mele (con oltre 500mila tonnellate) si confermano tra le tipologie preferite anche in Francia e Regno Unito, è la banana a guidare la graduatoria in questi due paesi, dove ne sono state consumate rispettivamente 715mila e 378mila tonnellate nell’ultimo anno.

Le strategie. La composizione del paniere della frutta aiuta a comprendere il ruolo della stagionalità come guida delle scelte di consumo, ma l’aspetto su cui porre l’attenzione è il progressivo abbassamento delle quantità pro-capite consumate in tutti gli stati monitorati. L’importanza del consumo di frutta e verdura è con grande frequenza richiamata dall’Oms che ribadisce quanto tale componente di consumi rappresenti un’arma utile nella prevenzione di numerose malattie. Le stesse stime Oms misurano in modo chiaro tale correlazione: nel 2010 oltre 6,7 milioni di decessi in tutto il mondo sono direttamente legati a dieta povera di frutta e verdura.

Simili numeri sono campanelli d’allarme e provocano forti ripercussioni sulla salute dei consumatori, ma anche sulla filiera frutticola, che in Italia è composta da 236.000 aziende agricole, oltre 420.000 ettari di superficie coltivata, un’incidenza significativa sulla Plv agricola. Un altro buon motivo per mettere in campo azioni efficaci in grado di invertire la pericolosa rotta di contrazione dei consumi.

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