Export su misura con la Food reputation map

Con 33 miliardi di euro di esport nel 2013, l’agroalimentare è il secondo comparto nazionale, insieme al tessile, dopo quello della meccanica-auto. Visto l’elevato numero di contraffazioni, che indicano una domanda insoddisfatta dall’offerta, il potenziale di crescita è ancora molto alto.
Da oggi le strategie di promozione e commercializzazione che le aziende intraprendono per aprirsi nuovi spazi commerciali sono supportate da uno strumento scientifico: la Food reputation map. Si tratta di una mappatura dei parametri che entrano in gioco nelle decisioni di acquisto dei prodotti alimentari, suddivisa per paese. I consumi agroalimentari seguono parametri culturali, economici, psicologici, fisiologici, e ambientali che a loro volta sono stati suddivisi in 23 criteri di scelta. La ricerca è stata illustrata da Marino Bonaiuto dell’Università di Roma La Sapienza all’incontro “Agric(u)ltura: innovazione e nuove idee per il futuro (giovane) del made in Italy”, promosso dall’ateneo romano in collaborazione con il Gruppo Nestlè. che ha finanziato le indagini su opinion leader e 661 consumatori, svolte dai ricercatori de La Sapienza in collaborazione con le università di Padova, Cagliari, Napoli, Lumsa, Roma Tre, e di Reggio Calabria.
La Food reputation map – ha sottolineato Manuela Kron, direttore Corporate affairs Gruppo Nestlé in Italia – è uno strumento scientifico per sapere quali sono le leve di vendita. Uno strumento di supporto non solo per gli agricoltori, ma anche per promuovere l’occupazione giovanile. Siamo orgogliosi di aver finanziato questa innovazione di marketing che aiuterà l’export made in Italy», ha concluso ricordando che il Gruppo Nestlè acquista ogni anno materie prime italiane per 100 milioni di euro.
L’agroalimentare è un comparto centrale per l’economia italiana e resta centrale anche nelle scelte della politica comunitaria: «L’agricoltura è il settore con più sostegni, circa 7 miliardi di euro l’anno, che rappresentano un quarto del reddito degli agricoltori. Nessun settore ha un sostegno così cospicuo – ha sottolineato il presidente commissione Agricoltura e sviluppo rurale del Parlamento europeo, Paolo De Castro – e quindi non sarei così critico verso l’Unione tanto demonizzata dalle crescenti voci euroscettiche. Però attenzione quando abbiamo prodotto un alimento di qualità siamo solo a metà dell’opera: dobbiamo poi essere capaci di portarlo sul mercato perché, se i foodies stranieri non trovano l’autentico made in Italy, poi comprano le imitazioni italian sounding».

Se questo articolo ti è piaciuto e vuoi rimanere sempre informato iscriviti alla newsletter gratuita.

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento
Inserisci il tuo nome