No di Agrinsieme all’accordo Ue di riforma sul biologico

Fresh organic vegetables in wooden boxes, close up

L’accordo politico raggiunto a Bruxelles sulle nuove regole per la coltivazione biologica e la commercializzazione dei prodotti bio dal 2020 non convince il mondo agricolo (quasi al completo). È troppo sbilanciato verso i Paesi del Nord Italia e non tutela le produzioni biologiche di un Paese come l’Italia, primo in Europa come superfici coltivate secondo Agrinsieme, il coordinamento tra Alleanza delle Cooperative Agroalimentari, Cia, Confagricoltura e Copagri, che ha chiesto al Governo italiano di opporsi a questa proposta di riforma.

“Le nuove disposizioni sull’agricoltura biologica che l’Europa sta mettendo a punto in questi mesi appaiono assolutamente non in linea con i livelli e gli standard di qualità che sono applicati da anni nel nostro Paese, che è al primo posto in Europa per estensione e al secondo per produzione. Esprimiamo quindi tutta la contrarietà come Agrinsieme all’accordo raggiunto nei giorni scorsi sul nuovo regolamento”.

Cosa prevede la proposta di riforma

Il compromesso raggiunto da Commissione europea, Consiglio Ue e Europarlamento il 29 giugno scorso prevede un giro di vite sui controlli, anche per la vendita al dettaglio, l’ampliamento della gamma di prodotti che potranno essere certificati come bio (sale, sughero, cera d’api), un regime di certificazione di gruppo per le piccole aziende agricole e norme più stringenti sulle importazioni.

Potranno  mantenere la certificazione i prodotti nei paesi, come l’Italia, che hanno in vigore valori limite per la contaminazione accidentale da prodotti fitosanitari non autorizzati. La Commissione potrebbe proporre una legislazione sulla questione solo nel 2024. Fino al 2030 restano anche le deroghe per la coltivazione in serra chieste da alcuni paesi del Nord Europa. Il testo dovrà ora essere approvato dall’Europarlamento e dal Consiglio che lo discuterà il prossimo 17 luglio.

Contaminazioni e deroghe

“Rischiamo che venga adottato in tutta Europa – così commenta Agrinsieme – un sistema di regole che, sotto la spinta delle pressioni provenienti dai Paesi del Nord Europa, renderà di fatto meno stringenti le regole di produzione degli alimenti biologici”. Agrinsieme non condivide in particolare l’assenza di una armonizzazione tra i vari stati membri sulle soglie di contaminazione da sostanze non autorizzate dei prodotti biologici.

Anche la deroga fino al 2030 viene contestata come un periodo troppo lungo, per le produzioni biologiche in serra in alcuni paesi del nord Europa (Finlandia, Svezia e Danimarca). “Aprire – inoltre fa sapere Agrinsieme – alle coltivazioni di prodotti bio non seminati su terra vuol dire disconoscere uno dei cardini dell’agricoltura biologica, che è la naturale difesa della biodiversità”.

Sotto accusa anche la deroga fino al 2035 per l’utilizzo di sementi. “Noi riteniamo – scrive Agrinsieme – che la produzione biologica non possa che partire da semi biologici”.

Molte perplessità vengono espresse anche sulle importazioni di prodotti biologici provenienti dai paesi extra Ue. Che non devono, secondo Agrinsieme presentare contaminazioni con prodotti vietati in Italia.

 

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