I dati del bio in Italia, un comparto in crescita ma da riformare

Crescono consumi, aziende e terreni convertiti. Vola l'export, ecco i dati del bio comunicati al Sana 2017. Ma serve un intervento corretto a livello legislativo per normare il sistema

Come di consueto avviene in occasione del Sana, anche quest’anno sono stati presentati i dati del bio relativi al settore del biologico in Italia. E i numeri sono sorprendenti, disegnano un quadro di consumi in crescita e opportunità da cogliere per le imprese produttrici e distributrici.

Ma serve un intervento politico per normare al meglio il sistema con una riforma che adegui la certificazione e i costi conseguenti. Ne abbiamo parlato con Paolo Carnemolla, presidente di FederBio nel video qui sotto.

I dati del bio AssoBio, crescono consumi e assortimenti

Crescono prima di tutto i consumi, nel 2016 la domanda di biologico ha superato i 4,7 miliardi di euro a valore, un acquisto fatto dal 78% delle famiglie italiane. Il biologico, sempre secondo i dati del bio AssoBio, viene acquistato prevalentemente nel canale gdo, e secondariamente nel canale specializzato. Tra 2016 e 2017 il giro d’affari di supermercati e ipermercati legato a questi prodotti ha superato la quota di 1,1 miliardi di euro, in crescita a giugno 2017 del 16%, anche grazie ad assortimenti sempre più ampi.

I negozi specializzati bio, secondo canale per importanza, crescono comunque del 3,5% nelle vendite. La gdo detiene una quota a valore del 38% delle vendite del biologico, gli specializzati il 29%.

Le categorie di prodotto acquistate preferenzialmente in gdo o nello specializzato differiscono, a testimonianza di un posizionamento diverso percepito dai consumatori. Nella gdo gli acquisti vertono su gallette di riso, uova, composta di frutta, bevande vegetali sostitutive del latte, pasta. Nel canale specializzato le preferenze vanno ancora alle bevande vegetali sostitutive del latte, alle banane fair trade, uova, zucchine e dessert di soia.

Crescono le aziende e vola l’export del bio italiano

Non da oggi, l’Italia è tra i maggiori produttori al mondo di prodotti bio, in tutto 72 mila aziende hanno fatto questa scelta, +20% dal 2016, sono 300 mila gli addetti coinvolti e il giro d’affari è pari a 3 miliardi di euro.

L’Italia poi è il primo esportatore mondiale di biologico, con un giro d’affari pari a 1,7 miliardi nel 2017.

Norme e ostacoli legislativi da superare

Paradossalmente, ha sottolineato il presidente di AssoBio Roberto Zanoni, il sistema penalizza queste aziende costringendole a pagare la certificazione, mentre chi coltiva con i metodi tradizionali (70,5 kg di pesticidi immessi nell’ambiente per ciascun cittadino italiano), non sostenibili per l’ambiente, non deve sostenere questi costi.

Un’altra norma svantaggiosa per chi produce bio è contenuta nella bozza di decreto sui controlli: le aziende che producono bio dovrebbero cambiare ente certificatore ogni 5 anni. Infine un altro aspetto su cui occorre lavorare è la definizione di un sistema di certificazione uniforme a livello europeo.

I dati del bio Sinab: mercato da 5 miliardi di euro

I dati del bio basati sulle elaborazioni del Sistema d’Informazione Nazionale sull’Agricoltura Biologica (Sinab) e i numeri Ismea parlano di un mercato da 5 miliardi di euro, di cui 2 miliardi solo dall’export, pari al 5% del totale delle esportazioni agroalimentari. Quasi 1,8 milioni di ettari, pari al 14,5% della superficie agricola italiana, 72 mila operatori, entrambi i dati in crescita nel 2016 del 20,3% rispetto al 2015, 300 mila ettari di terreni convertiti al biologico. In Europa l’Italia è il Paese che più si è impegnato nel bio nel corso del 2016, registrando le crescite maggiori. Tra le varietà bio più coltivate in Italia spiccano gli agrumi, 28%, poi i fruttiferi (18%) e le ortive al 17%.

Sicilia, Puglia e Calabria sono le regioni più bio, insieme valgono il 46% delle superfici (e anche degli operatori) con queste coltivazioni in Italia. Basilicata, Molise e Friuli Venezia Giulia sono le regioni che crescono di più a livello produttivo. Per quanto riguarda le coltivazioni, acrescere maggiormente sono stati gli ortaggi, +49%, poila frutta, +27%, e gli agrumi, +13%.

La spesa bio secondo Sinab

Il primo semestre 2017 conferma i dati positivi del 2016, e il biologico conquista il 3% della spesa complessiva, in particolare si acquista frutta (8,5%) e ortaggi (11,3%), mentre la frutta confezionata mostra la maggior crescita nelle vendite, +11,6%.

I numeri confermano anche l’allineamento tra offerta e domanda: secondo Nomisma, infatti, gli italiani cercano prima di tutto prodotti salutari, poi eco-friendly, poi semplici e comodi all’uso, di qualità e prezzo adeguati. La consumer base del bio quindi cresce, passa dal 53% degli italiani nel 2012 al 78%, come rilevato anche da AssoBio, oltre 6 milioni di famiglie in più in 5 anni.

2 Commenti

  1. ho letto con attenzione quanto il Presidente di AssoBio , Roberto Zanoni ha dichiarato, certe affermazioni e considerazioni le condivido, ma non mi è chiaro cosa intende dire a proposito di coltivazione con metodo tradizionale quando fra parentesi afferma che ” vengono immessi nell’ambiente per ciascun cittadino Italiano kg 70.5 di pesticidi “. Gradirei capire meglio questa affermazione ed eventualmente avere delucidazioni più precise sui pesticidi e le dosi che Lui ha preso in esame.
    Da ex tecnico che per 35 anni ha operato nella sperimentazione di campo di agrofarmaci, ed attualmente agricoltore per passione, faccio fatica a condividere quanto asserito. In attesa di chiarimenti porgo distinti saluti.

  2. Nelle slide proiettate al convegno AssoBio sono stati presentati i dati (ufficiali, fonte ISTAT) sull’utilizzo di fitosanitari e ferilizzanti chimici di sintesi, che sono:
    54.987.000 kg di anticrittogamici
    22.829.000 kg di insetticidi
    6.622.000 kg di altri pesticidi
    7.015.000 kg di diserbanti
    4.100.000.000 kg di fertilizzanti chimici (66% al nord).

    Il che fa sì che per ogni italiano (sempre basandosi sui dati ISTAT) abbia una “dote” di:
    925 grammi a testa di anticrittogamici
    384 grammi a testa di insetticidi
    111 grammi di altri pesticidi
    68,98 kg di fertilizzanti chimici di sintesi
    per un totale di 1.420 grammi di fitosanitari + 68,98 kg di fertilizzanti=70,4 kg a testa (arrotondati nelle slide a 70,5 kg).
    La quantità di sostanze chimiche di sintesi è pari a 328,89 kg per ettaro, sempre utilizzando i dati ufficiali ISTAT.

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