Mediterraneo, è corsa all’innovazione tecnologica delle colture

È corsa al rinnovamento tecnologico delle filiere produttive per i paesi arabi del nord-Africa e del medio-oriente. La nuova mappa dell’import-export mondiale dell’ortofrutta che si sta disegnando dopo l’embargo occidentale alla Russia, spinge naturalmente i prodotti dell’area mediterranea, fino ad ora rimasti un passo indietro rispetto a quelli europei, verso il colosso sovietico.

Per ora, si tratta di una strada in salita dal momento che il mercato russo è abituato agli standard qualitativi offerti dai produttori dell’area euro e che adeguare la qualità dei propri prodotti, per le economie arretrate del mediterraneo, significa rinnovare le filiere e investire in tecnologia.

L’Iran. Così accade in l’Iran, primo produttore di frutta in Medio-Oriente, l’ottavo a livello mondiale, che per riuscire a portare in Russia i suoi pistacchi, datteri, albicocche, melograni, fichi, ciliegie, uva, arance e zafferano sta avviando un processo di ammodernamento del comparto agricolo che coinvolge tutte le fasi della produzione e guardando con favore all’impiantistica made in Italy così come è dimostrato dal raddoppio degli espositori alla prossima edizione di Fruit Innovation.

Per avere una misura della spinta all’ammodernamento, basti pensare che, nel 2013, l’Iran ha importato macchinari per la trasformazione dei prodotti alimentari e attrezzature per l’imballaggio per 138 milioni di dollari (fonte: ITC/Comtrade) e l’Italia si è confermata il primo Paese fornitore, seguita da Germania, Cina e Turchia.

La costante crescita della domanda di tecnologie per il packaging, peraltro, è in costante crescita anche perché è sostenuta da un importante aumento dei consumi interni derivato dall’elevata componente giovanile della popolazione (il 60% degli iraniani ha età compresa fra i 5 e i 30 anni).

L’Egitto. In Egitto, alla necessità di espandere l’export si deve anche aggiungere l’impegno che si è dato il Paese, di abbattere, entro il 2030, l’impatto ambientale in agricoltura.

In questo contesto, nei giorni scorsi, il ministro italiano per le Politiche Agricole, Maurizio Martina, ha firmato al Cairo, un memorandum per le collaborazioni agroalimentari che vede tra i suoi punti cardine lo scambio di know-how anche nel settore ortofrutticolo.

L’accordo rappresenta il primo step operativo successivo alla conferenza euro-mediterranea, organizzata durante il semestre europeo italiano, che a dicembre aveva individuato i principi di collaborazione tra i paesi coinvolti.

Per il momento l’operatività si traduce in uno scambio di know-how tecnologico, prevalentemente dall’Italia verso l’Egitto, ma l’obiettivo, nel lungo periodo, è quello di consolidare le rotte commerciali tra i due paesi.

Il memorandum. «Il memorandum – fanno sapere dal ministero subito dopo il rientro in Italia della delegazione –ha dato il via ad una collaborazione tra il Consiglio italiano per la ricerca e la sperimentazione in agricoltura e l’omologo egiziano, Agricultural research institute. Si lavorerà, fra l’altro, sul miglioramento genetico delle varietà orticole e sulle capacità di adattamento delle colture in particolari zone climatiche in vista dell’istituzione di modelli agricoli più sostenibili. È chiaro che se in questa fase si parla di trasferimento di know-how dall’Italia all’Egitto, l’accordo dà un nuovo impulso alle aziende italiane che producono macchinari e packaging».

Sempre sul fronte del rinnovamento produttivo, il Libano ha già sperimentato l’anno scorso, grazie ad una collaborazione con Confagricoltura, lo scambio di tecnologie con i vivaisti italiani che sarà bissata anche nel 2015 e la Tunisia, per raggiungere l’obiettivo di crescita della sua economia agricola del +8% nel 2015, ha già investito nel settore qualcosa come 200milioni di euro.

Se questo articolo ti è piaciuto e vuoi rimanere sempre informato iscriviti alla newsletter gratuita.

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento
Inserisci il tuo nome