Martina: «No alternative all’IG per la tutela delle produzioni»

È arrivata in anticipo di un mese rispetto al prossimo round di negoziati per il Ttip, il trattato di libero commercio tra Usa e Ue. Sarà per questo che la prima assemblea mondiale delle Indicazioni geografiche che si è tenuta oggi ad Expo ha fatto un po’ l’effetto del gong che si suona per dare il via a certe cerimonie solenni.

Le opportunità. Aprendo il tavolo dei lavori, dove si è parlato di produzioni “d’origine”, in cui l’Italia la fa da padrone con un quinto del totale globale di Dop, Igp e Stg, il Ministro Martina non ha perso l’occasione per ricordare come queste tipicità di cui l’Italia è ricca, possano essere il volano per il rilancio dell’intero settore agroalimentare, se adeguatamente tutelate.

«Attraverso lo strumento del marchio geografico – ha detto Martina – si può creare valore aggiunto a vantaggio dei produttori, delle zone rurali e dei territori d’origine, creando meccanismi virtuosi di integrazione delle filiere. Nei paesi in via di sviluppo, ad esempio, questo sistema ha già dimostrato di funzionare, creando opportunità occupazionali e favorendo la formazione di nuovi modelli organizzativi».

I dati. Secondo i dati diffusi da Coldiretti, nel Belpaese ci sono 276 prodotti Ig su 1.299 tutelate a livello internazionale, e di queste ultime solo 16 fanno capo a Paesi extra-comunitari. In Europa, subito dopo l’Italia, il record per numerosità delle produzioni d’origine va alla Francia con 223 prodotti tutelati e poi alla Spagna che ne ha 184.

«L’Italia è leader nel mondo – ha continuato Martina – sia per numero di prodotti tutelati che per capacità di contrasto alla contraffazione. Siamo arrivati a 600 operazioni internazionali di protezione del Made in Italy agroalimentare in Europa e nel mondo, grazie al nostro modello unico nel suo genere, di intervento anche sul web. Con gli accordi con player mondiali come eBay e Alibaba riusciamo a bloccare flussi di merce che imita i nostri principali marchi a denominazione. Una buona pratica che stiamo condividendo anche con gli altri Stati per vincere insieme la battaglia contro l’agro-pirateria. Ma non ci siamo limitati solo alla parte repressiva, stiamo lavorando anche sul fronte della promozione con iniziative come quella fatta in partnership con Google che, con lo spazio dedicato ai prodotti Dop e Igp italiani, per la prima volta al mondo dedica a prodotti alimentari di un Paese una mostra nel suo Cultural Institute. Allo stesso tempo stiamo attuando un piano di promozione per l’agroalimentare di qualità Made in Italy che non ha precedenti, con una forte strategia di attacco all’Italian sounding».

Le prospettive. Va da sé che l’occasione del Ttip rappresenta una vera e propria window-opportunity per una buona fetta produttiva europea e non è un caso che sia stato il nostro governo, proprio durante il semestre italiano di presidenza del consiglio europeo, a volere che la delega ai negoziati Ttip prevedesse espressamente che l’accordo non potesse essere raggiunto lasciando per strada il riconoscimento della tutela delle indicazioni geografiche. Tutela che oggi gli Usa non riconoscono affatto anche perché nelle mani delle major dell’industria alimentare americana, grazie al mito del made in Italy, si è sviluppato un business gigantesco di prodotti contraffatti che nulla hanno di italiano se non, forse, i simboli e le suggestioni che evocano in etichetta: un nome in italiano maccheronico, il tricolore, il Colosseo.

Il commento. «Bisogna accelerare con i negoziati per il Ttip – ha spiegato nel suo intervento di oggi Paolo De Castro, coordinatore per il Gruppo dei Socialisti e Democratici della Commissione Agricoltura e sviluppo rurale del Parlamento europeo – non possiamo permetterci di mancare questa importantissima occasione di crescita per il settore agroalimentare italiano ed europeo. Il rischio, qualora non si dovesse arrivare a un prossimo accordo tra Ue e Usa, è quello di dover sottostare agli standard definiti nel patto tra Stati Uniti e paesi del Pacifico, Tpp, standard inferiori rispetto a quelli europei che da sempre difendiamo con determinazione. L’Unione europea e i primi ministri devono agire in tempi brevi per chiudere i negoziati con gli Usa e siglare un accordo che dia nuovo impulso all’economia europea».

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