In negativo la bilancia commerciale import-export di F&V

In controtendenza, il mercato della frutta secca cresce a due cifre a volume (+28%) e valore (+16%)
In controtendenza, il mercato della frutta secca cresce a due cifre a volume e valore

Bilancia commerciale in negativo per l’import-export di ortofrutta. Il segno meno arriva a fine 2014 assestando il saldo tra import ed export a -694 milioni di euro pari a -7,2% ed un calo (dichiarato) dei prezzi sulla piazza internazionale superiore quasi del 7%%. Tra gennaio ed ottobre l’Italia ha esportato beni per un valore di circa 3,3 miliardi di euro (pari a 3,2 tonnellate di merce importando) acquistando proditti, provenienti dall’estero, per un importo di quasi 4 miliardi di euro.

Le cause. Tra le cause di questo trend, l’eccesso di offerta determinato dall’ingolfamento dei mercati a seguito dell’embargo russo che ha riversato sui nostri mercati interni anche i prodotti destinati a Mosca ed il crollo vertiginoso dei prezzi che viene considerato dagli operatori italiani come “un fatto epocale” che traccia una linea segnando un prima e un dopo nell’evoluzione del comparto ortofrutticolo italiano.

«Quello che ci rende meno competitivi – spiega Giaco Suglia vice-presidente Fruitimprese nazionale – rispetto agli esportatori europei come, ad esempio, la Francia, la Spagna o la Grecia che ci sta togliendo fette di mercato sempre più importanti sul kiwi, è legato ai costi di produzione che sono, mediamente superiori a quelli degli altri competitor, del 20%. E dentro ci metta tutto: dal costo del gasolio, alla burocrazia e a tutti gli oneri che in Italia un azienda agricola deve sopportare e che, in momenti di difficoltà come questi non si riesce neanche a coprire con il ritorno dalle vendite».

I dati. Se nella produzione si registrano incrementi di volumi per frutta fresca (7,4%), gli agrumi (4,4%) e la frutta secca (17,9%) con un leggero trend negativo per gli ortaggi (-0,9%). In valore, il segno meno è generalizzato su tutte le produzioni ad eccezione della frutta secca che ha fatto registrare un +37,7% contro il -6,9% degli ortaggi, il –6,4% degli agrumi e il – 3,2% della frutta fresca.

«L’incremento della frutta secca – continua Suglia – è legato in parte al rapporto euro-dollaro perché la materia prima proviene dall’estero. Ma anche dal cambio delle abitudini alimentari che, in questo momento, prediligono questo tipo di prodotto».

Gli esiti negativi della campagna delle arance, anche qui, sono da attribuirsi oltre che alla mancata organizzazione del comparto, agli effetti dell’embargo russo sui mercati interni che hanno aggravato i problemi strutturali di una filiera frammentata e male organizzata.

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