Il fico d’India, un superfood in pericolo

La coltivazione del fico d’India è in pericolo a Linosa e Lampedusa, le due isole siciliane dove la coltura è molto diffusa. Negli ultimi anni filari e filari di fichi d’india sono stati distrutti dal cancro gommoso, una malattia fungina. Per bloccare o rallentare la diffusione della malattia e mantenere la coltivazione sono ora in programma attività di ricerca di campo e di laboratorio, anche in collaborazione con l’Università di Palermo.

Confagricoltura sottolinea la situazione di emergenza per la coltivazione del fico d’India segnalata da un articolo di Georgofili Info, il notiziario dell’Accademia dei Georgofili. Il fico d’India può essere attaccato da numerosi insetti, da alcuni virus, fitoplasmi e batteri e da diversi funghi.

L’attacco fungino scoperto a Linosa

Proprio nell’isola di Linosa diversi anni fa  è stata diagnosticato il cancro gommoso dei cladodi e dei frutti legato al fungo Botryosphaeria ribis (syn. Dothiorella ribis), in analogia al cancro degli agrumi. Lo stesso attacco fungino è stato riscontrato di recente anche a Lampedusa.   Sui cladodi infetti compaiono infatti delle aree rotondeggianti di colore nero di 15-50 mm di diametro, e dai margini delle lesioni fuoriesce un essudato gommoso nero. Oltre che in Italia, la malattia è diffusa in Brasile, Egitto,  Messico, Sud Africa e Stati Uniti d’America.

Nel volume Crop ecology, cultivation and uses of cactus pear, preparato per il IX International Congress on Cactus Pear and Cochineal Cam Crops for a hotter and drier world, tenutosi in Cile dal 26 al 30 marzo 2017, sono elencate, si sottolinea sempre nell’articolo di Geogofili Info, almeno 10 malattie fungine di cui 7 presenti anche in Italia come ad esempio la Black spot da Pseudocercospora opuntiae o un marciume secco da Alternaria spp.

Una domanda di mercato in crescita per il fico d’India

Il fico d’India è non più, come una volta, un prodotto di nicchia, ma sta trovando sempre più spazi e richieste sia in Italia che all’estero. Confagricoltura sottolinea che si tratta di un nuovo superfood che sta conquistando sempre più consumatori attenti alle proprietà nutraceutiche dei prodotti e curiosi di scoprire nuovi sapori e nuovi modi di consumare frutta e verdura.

È una pianta, come fa notare sempre l’organizzazione agricola, oggi valorizzata per molteplici usi, anche perché è estremamente  rustica e adatta anche a terreni poverissimi. Proprio nell’area mediterranea il Fico d’India ha infatti trovato l’habitat ideale per crescere e riprodursi. Il 90% della produzione nazionale arriva dalla Sicilia dove la coltivazione specializzata del fico d’india si estende su circa 3.500 ettari e le varietà di punta sono 3,  “gialla”, “rossa” e “bianca” con una resa, in coltura irrigua, di 25 tonnellate all’ettaro.

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