Cresce la fragolicoltura italiana

Complice la riduzione delle importazioni dalla Spagna l’andamento dei prezzi dell’ultima campagna, 2020-2021 ha avuto quotazioni più elevate rispetto al biennio precedente, con un picco per la cultivar Sabrosa. Ma la produzione negli ultimi cinque anni ha avuto un calo a due cifre e il saldo commerciale è negativo
Grazie alla riduzione delle importazioni dalla Spagna, l’andamento dei prezzi dell’ultima campagna 2020-2021 registra quotazioni più elevate rispetto al biennio precedente. Ma la produzione nazionale negli ultimi cinque anni ha avuto un calo a due cifre e il saldo commerciale è negativo

L’Italia spinge sulla coltura delle fragole. Lo rivela un report realizzato dal Cso, Centro servizi ortofrutticoli di Ferrara che neii primi mesi di quest’anno evidenzia una crescita delle superfici coltivate del +4% rispetto al 2015, con una copertura di circa 3.740 ettari, un valore che riporta la filiera nazionale ai livelli del 2008.

I dati. In linea generale si può affermare che l’impulso maggiore alla coltivazione è dato dalle aree del Sud, in particolare da Basilicata e Campania che oggi rappresentano il 45% della fragolicoltura nazionale. La Basilicata ha il maggior numero di ettari coltivati: 850 pari ad una crescita del 20% rispetto al 2015. Segue la Campania con oltre 800 ettari, che però cresce meno rispetto all’anno scorso. Al terzo posto, stabile, il Veneto, mentre risulta in calo invece la coltivazione in Emilia Romagna (-2%). Leggeri incrementi delle superfici coltivate, infine si riscontrano in Piemonte e nella provincia di Trento (+1%) mentre wuella di Bolzano mantiene sostanzialmente gli stessi livelli dell’anno scorso. Perdono colpi Calabria e Sicilia con cali delle superfici coltivate, rispettivamente, dell’1 e del 5%.

Le varietà. A livello varietale, secondo le elaborazioni di CSO basate su rilevazioni relative alla propria base sociale affiancate dai dati vivaistici, si evidenzia la predominanza di Candonga in Basilicata  e Sabrina in Campania. In Veneto prevalgono Eva, Garda e Antea, in Emilia Romagna, dove prevale la coltura in pieno campo, la produzione è più diversificata con una ripartizione tra Alba, Brilla, Roxana, così come in Piemonte, con, in ordine progressivo decrescente, Alba, Asia, Portola e Clery.

Il mercato. Anche se il livello dei consumi registrato nel 2015 non ha eguagliato gli eccezionali risultati del 2014, va comunque considerato che la tendenza degli acquisti di fragole negli ultimi 5 anni è complessivamente molto positiva con un incremento in quantità acquistate di ben 10mila tonnellate nel quinquennio per arrivare alle 83mila tonnellate del 2015 ( Fonte: elaborazioni Cso su dati Gfk). Il 2015 è stato caratterizzato da un calo delle importazioni soprattutto nei periodi di maggiore produzione nazionale. I quantitativi esportati invece sono stati pari a 13mila tonnellate (da gennaio a ottobre) con un incremento del 4% in valore, rispetto all’anno precedente a testimonianza di una elevata qualità dell’offerta italiana particolarmente apprezzata all’estero negli ultimi anni.

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