Apertura della Russia anti-embargo su patate, dop e igp

Dalla Russia arrivano indicazioni di apertura nei confronti del bando verso alcuni prodotti ortofrutticoli come patata, dop e igp. Lo rivela il portavoce dell’esecutivo, Enrico Brivio, al termine della Green Week appena conclusasi a Berlino, durante la quale si è svolto un incontro tra la delegazione della commissione europea ed i rappresentanti del servizio veterinario russo.

L’incontro. «L’occasione – ha spiegato il portavoce – è stata la discussione per la riapertura del mercato per l’importazione delle carni suine europee rimaste fuori dai confini sovietici su richiesta di Mosca all’indomani dell’allarme febbre suina. Si tratta di prodotti non compresi nel bando sicché non ci sarebbero problemi a riaprire gli scambi. Ma la delegazione russa, durante l’incontro, ha presentato una lista di prodotti per i quali chiede un allentamento dell’embargo tra cui la patata e prodotti di alta gamma come dop e igp».

Le condizioni. Le richieste derivano dal problema crescente di Mosca degli alti prezzi delle materie prime e del sempre più esiguo assortimento che fanno da contraltare malconcio alla crescente domanda russa di prodotti, soprattutto di qualità.

«Al momento non esiste nessun accordo formale – precisa Brivio – anche perché tra le condizioni poste dall’Europa che non piacciono alla Russia, è che l’eventuale ri-apertura dei commerci non discrimini nessun Paese membro». Inclusi, quindi, quelli considerati “ostili” dal colosso sovietico come quelli Baltici o la Polonia.

La politica. Su questa condizione si attende una feedback da parte dei sovietici ma se anche fosse positivo, la strada per un accordo sarebbe molto ardua anche perché dovrebbe mettersi di traverso all’asse Usa-Ue e alla linea univoca che gli americani richiedono ai partner d’oltreoceano soprattutto alla luce del recente inasprirsi delle tensioni in Ucraina.

Cosa cambierebbe. Certo è che un allentamento del blocco permetterebbe alla patata francese, quella che ha come bacino di sbocco il mercato sovietico, di liberare i mercati europei sui quali si è riversata, nell’ultima campagna commerciale, saturandone l’offerta.

Un fenomeno che ha determinato un calo dei consumi del prodotto italiano tra il 5 ed il 7%.

GIULIO_ROMAGNOLI

«I francesi – spiega Giulio Romagnoli (nella foto), presidente di Romagnoli F.lli spa e coordinatore della commissione Patate di Fruitimprese – non fanno delle patate migliori delle nostre e non le vendono a prezzi inferiori. Sono semplicemente più organizzati degli italiani. Qui la produzione è estremamente frammentata sicché nonostante i volumi prodotti siano insufficienti a soddisfare la domanda, ogni stagione commerciale si conclude con una guerra al ribasso che finisce per penalizzare le produzioni stesse».

Nel frattempo, al di là del Mediterraneo, altri competitor si stanno attrezzando per arrivare sul mercato sovietico come l’Egitto o la Turchia. Due paesi che stanno investendo proprio per incrementare la produzione al fine di garantire un dialogo coordinato con il mercato russo.

«Per programmare bene una produzione – continua Romagnoli – ci vorranno circa due anni di tempo. Ma il problema fondamentale di questi competitor che pure costituiscono dei grandi blocchi produttivi capaci di offrire ingenti quantità, omogenee e contrattate, è la sostenibilità dell’investimento. Per produrre occorre acqua e terra e, naturalmente, innovazione tecnologica per sostenere la logistica».

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