Massimiliano Ceccarini (Sipo): “Estate a rischio speculazioni sui prezzi”

Il general manager dell’azienda romagnola lancia l’allarme: non c’è solo il problema della carenza di manodopera per la raccolta, molte piccole aziende non avrebbero piantato per paura di mancato ritiro del prodotto. Le vendite di Sipo in gdo aumentate del 15-20%, ma crolla l’export

L'attuale general manager di Sipo, Massimiliano Ceccarini
Massimiliano Ceccarini, general manager di Sipo

“Non si chiede più il prodotto prendi e consuma, ma da rielaborare. Viene premiata la prima gamma e penalizzata la quarta gamma o i prodotti ricettati”. Massimiliano Ceccarini, general manager di Sipo, sottolinea il cambiamento dei consumi ed è soddisfatto per le vendite in gdo aumentate del 15-20%, che però vanno a coprire l’export, crollato. Ma in vista dell’estate lancia l’allarme: non c’è solo il problema della carenza di manodopera per la raccolta, molte piccole aziende non avrebbero piantato per paura di mancato ritiro del prodotto. Con il rischio di innescare speculazioni sui prezzi.

Com’ è la situazione attuale di Sipo?

Gli uffici di Sipo
La sede di Sipo

“Tesa, come per tutti, ma siamo operativi al massimo.  Per il mercato interno stiamo lavorando a pieno regime. Abbiamo incrementato le vendite nella gdo del 15-20% con cui non abbiamo alcun problema di distribuzione. I prodotti più richiesti, nell’ambito degli ortaggi che noi trattiamo, sono quelli di prima gamma e meno gli elaborati e ricettati. Primo prodotto a volume sono i sedani, poi le carote, insalate scarola e riccia, radicchi, porri, prezzemoli, spinaci ed erbette e tutta la famiglia dei funghi. In generale le verdure da cuocere con un minimo di elaborazione. No quarta gamma o prodotti ricettati. Tutti, essendo a casa, si stanno dedicando di più alla cucina. Si è ribaltata la tendenza: non si chiede più il take away prendi e consuma, ma da rielaborare”.

L’export invece come è messo?

“Con il guadagno sulla gdo siamo andati a coprire l’export perso quasi in toto. Primi partner erano Germania, Romania e Polonia e in parte minore Svizzera e Austria”.

Per l’estate Sipo ha lanciato l’allarme: non c’è solo il problema raccolta, molti non avrebbero piantato. Su quali prodotti temete di più?

Sipo, confezionamento prodotti
Sipo, confezionamento

“Le aziende più strutturate riusciranno a fare le raccolte, intendiamoci. Ma quelle più piccole si sono spaventate, pensando che i loro clienti, come noi, non ritirassero il prodotto e non hanno piantato. In generale temiamo per i prodotti a pieno campo a foglia larga: insalate, scarola, riccia, radicchi. Ci potrebbero essere forti tensioni sul mercato scatenando speculazioni. Secondo problema è la mancanza di manodopera, penso alla Piana del Fucino che è la principale zona agricola d’Italia come rifornimento tra luglio e settembre. La manovalanza è straniera: durante il contagio molti sono tornati nei loro Stati”.

Quali misure di sicurezza avete adottato? Ci sono criticità?

“I costi di gestione sono aumentati: il 60% di chi stava in ufficio lavora in smart working, che però non dà la stessa produttività. Abbiamo adottato procedure per mantenere il contagio, igienizzanti e sanificazione giornaliera interna e settimanale esterna degli ambienti di lavoro (magazzino, aree di produzione e uffici) da parte di una ditta specializzata che costituisce un ulteriore costo; chiusura della mensa aziendale e degli spogliatoi, dilazione dei turni di lavoro. Abbiamo impiegato molto tempo per la gestione burocratica: i moduli per le autocertificazioni sono stati rifatti molte volte secondo le indicazioni del governo. Sono state attivate molte fonti di approvvigionamento delle mascherine per averle da una o due. Oggi abbiamo un numero contato, con difficoltà di reperimento. Ci siamo sentiti abbandonati dalle istituzioni, non abbiamo avuto affiancamento. Abbiamo fatto i medici di noi stessi”.

Cosa vede per il futuro?

“Un po’ come per il 2008, finito questo periodo ci sarà una fase in cui alcune aziende continueranno e si svilupperanno e altre che andranno morire: serve molta organizzazione in fase di emergenza e ci sarà una forte selezione sul mercato. La speranza è che le istituzioni aiutino le imprese dando liquidità, abbassando le tasse e sostenendo il lavoro”.

Sipo si è resa disponibile anche con delle donazioni.

“Sì: Piacenza è stata tra l’altro per molto tempo la più colpita. Abbiamo donato all’Ospedale Infermi di Rimini e abbiamo aumentato le donazioni di nostri prodotti alla Caritas che facciamo nel corso dell’anno”.

 

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