La mela italiana guarda avanti

Il settore della mela, dopo un 2017 anomalo, torna su livelli produttivi nella media sia in Italia che nell’Unione europea; questo determina, nella prima fase della campagna commerciale, un progressivo ritorno delle quotazioni sui livelli del 2016. La calendarizzazone delle vendite resta comunque uno strumento essenziale in un mercato sostanzialmente maturo in Italia e nel Vecchio Continente, ma che deve fare i conti con la perdita di sbocchi esteri extra Ue non compensata da nuove aperture. I principali produttori italiani cercano perciò di dare dinamismo all’offerta e di alzare l’asticella del valore attraverso le mele club e prodotti derivati “a base di” per suggerire nuove occasioni di consumo di questo classico frutto. In passato il comparto era rappresentato da mele gialle e mele rosse, mentre in questi ultimi anni si è visto l’avanzare delle mele bicolori (Gala, Fuji e tutte le club), in sostituzione, soprattutto, del segmento della mela rossa, per rispondere all’esigenza del consumatore di esplorare prodotti con caratteristiche organolettiche più in linea con i gusti contemporanei: croccanti, succosi e dal sapore distintivo.

Il rinnovamento dell’offerta varietale va spiegato ai consumatori e pone il problema di una gestione instore che consenta allo shopper di identificare la mela più adatta al proprio gusto e all’uso che intende farne.

“La gestione delle nuove varietà a scaffale è sicuramente la nuova sfida che si sta affacciando, ma il fenomeno va comunque contestualizzato -puntualizza Fabio Zanesco, sales manager Vi.P Val Venosta- poiché le club rappresentano un piccola quota del totale, la Pink Lady per esempio pesa l’1,6% (200.000 t) su 12,5 milioni di tonnellate prodotte in Ue. Nel 2019 non emergerà nessuna particolare varietà a livello commerciale. L’affrancamento di una nuova club rispetto alle altre deriverà da un mix di fattori: la bontà prima di tutto unita a una politica di brand coerente con le caratteristiche distintive del frutto. Il tema su cui va sensibilizzata la gdo è la gestione delle rotazioni poiché nei punti di vendita la qualità che si vede a scaffale non corrisponde sempre a quella che abbiamo fatto uscire dai magazzini a causa dei vari maneggiamenti a cui i prodotti sfusi sono sottoposti da parte degli operatori instore e dai consumatori”. Con una Pink Lady che oramai si è consolidata nel segmento premium delle mele “branded”, troviamo in queste ultime stagioni diverse nuove proposte di varietà innovative. Si possono citare per esempio la Kanzi, che si è affermata negli ultimi tre anni, l’Ambrosia, l’Envy, molto dolce e aromatica, che si propone come prodotto premium nel segmento oggi dominato dalle Fuji, oppure la mela Yello a buccia gialla, croccante e con un aroma tropicale, che si propone come radicale alternative alla Golden che ha dominato per decenni i banconi dei mercati. E poi la nuova frontiera delle mele a polpa rossa con la Red Moon.

Sulle varietà club più note si cominciano a declinare anche i prodotti derivati: “Si tratta di referenze ad alto valore di servizio -afferma Gerhard Dichgans, direttore del consorzio Vog- come la Pink Lady fresh cut, proposta per la prima volta in questa stagione, o prodotti “cross-marketing” come lo yogurt al gusto di Pink Lady sviluppato e commercializzato dalla Mila/Alto Adige. È chiaro, che nella nuova offerta varietale, solo le mele che possono contare sul supporto di aziende grandi avranno possibilità di successo”.

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