Conservazione mele e risparmio energetico

mele

Risparmiare energia, ridurre i costi e contribuire alla salvaguardia dell’ambiente, senza compromettere la qualità dei prodotti agroalimentari refrigerati o modificare produzione e distribuzione. È possibile grazie ad alcune soluzioni adottate per esempio dalle cooperative ortofrutticole trentine durante il ciclo di conservazione delle mele in un’ottica di risparmio energetico e idrico, con il contributo della Fondazione Edmund Mach di San Michele all’Adige.

Il progetto è coordinato da Livio Fadanelli, responsabile dell’Unità frutteto sperimentale e frigoconservazione del Centro Trasferimento Tecnologico della fondazione, che spiega i risultati ottenuti con gli impianti di conservazione delle mele di Melinda: «Ad esempio riusciamo ad accumulare il freddo nelle ore notturne, o comunque nella fascia F3, quando il costo dell’energia elettrica è inferiore e questo consente risparmi di quasi il 50%».

Altro fronte di risparmio è il ciclo dell’acqua: «L’acqua, piovana o proveniente da pozzo o dalla rete idrica – spiega Fadanelli – è utilizzata in ciclo chiuso con accumulo e reintegro in vasca, da cui si alimenta sia la fase di condensazione degli impianti frigo, che quella di sbrinamento delle celle. Dopo l’utilizzo, quest’acqua ritorna in vasca, dove è trattata e reintegrata per compensare quella evaporata». Un risparmio idrico importante si può ottenere anche trattando l’acqua con l’osmosi inversa che ne abbatte la conducibilità.

Altro modo per diminuire l’uso di energia è quello dell’installazione di pannelli fotovoltaici sui tetti dei magazzini e poi l’ammodernamento degli impianti con l’adozione di soluzioni tecniche evolute, come, ad esempio, la sostituzione dei vecchi motori elettrici con motori elettronici, che permettono di regolare e ottimizzare il regime di funzionamento e dunque un significativo risparmio di energia e costi.

Infine, la soluzione forse più affascinante e rivoluzionaria è la conservazione delle mele nelle grotte. Un sistema che quasi azzera i costi per la costruzione dei magazzini, l’impiego di materiali e territorio. «Dopo i risultati positivi ottenuti nella prima fase sperimentale – conclude Fadanelli – proprio in queste settimane è scattata la seconda fase: una simulazione uguale alla realtà, con 10mila tonnellate di mele stoccate».

I risultati arriveranno in primavera, quando si apriranno le celle ipogee.

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